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Articolo di Matteo Borghi

Libero, 16 Ottobre, pag 35

 

“Il bando del Comune andrebbe quantomeno sospeso, se non ritirato”. A dirlo è Giacomo Stucchi, presidente del Copasir, il comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, che si occupa monitora l’azione dei servizi segreti italiani (Aisi e Aise). Nominato nel 2013 al posto di Massimo D’Alema (il posto è tradizionalmente affidato all’opposizione), il senatore leghista è a conoscenza di azioni di intelligence e operazioni top secret di contrasto e prevenzione delle attività terroristiche. Senatore Stucchi, l’ex magistrato Stefano Dambruoso ha paventato il rischio fondamentalismo nelle nuove moschee. Lei che si occupa di sicurezza nazionale pensa che i luoghi di culto possano diventare centri di reclutamento per terroristi e foreign fighters? Posso dire che la cronaca di questi ultimi anni ci ha insegnato che in parecchi casi soggetti che sono transitati nelle moschee come frequentatori e predicatori si occupassero di lanciare messaggi molto ostili nei confronti della cultura occidentale e della religione cristiana del nostro Paese. Le operazioni di polizia e intelligence hanno portato ad arresti di persone accusate di essere contigue al fondamentalismo islamico e al terrorismo internazionale e non mi stupirei se in futuro ce ne dovessero essere altri. In tal senso è importante che la magistratura possa sempre svolgere controlli su tutti i luoghi, se ritiene che in essi possano essere compiuti atti sanzionabili sul piano penale. In concreto come è possibile controllare che i luoghi di culto non diano spazio al fondamentalismo o, peggio, al terrorismo e ad altre attività sovversive?

Anzitutto bisogna premettere che non sono solo le moschee a essere possibili veicoli di fondamentalismo o attività terroristiche. Può esserlo qualsiasi luogo, per assurdo anche un negozio di kebab. Certo, per le attività religiose che si svolgono e per il numero di persone che sono in grado di attrarre, le moschee meritano un’attenzione particolare. Al di là dei controlli che si possono fare quando previsto dalla legge, un’iniziativa interessante da importare è quella del governo austriaco che, proprio dall’inizio di quest’anno, ha obbligato i sacerdoti di culto di tutte le religioni a tenere la funzione religiosa in tedesco, in modo da rendere la predicazione trasparente e alla luce del sole. Se lo adottassimo anche in Italia eviteremmo quelle spiacevoli situazioni in cui, di fronte di una predica violenta, si dice che è stata tradotta male. In altre parole non ci si potrebbe più nascondere dietro la cosiddetta foglia di fico. Il bando del Comune di Milano, concluso da poche settimane, prevede la costruzione di due grandi luoghi di culto. Una scelta che ha sollevato le polemiche del centrodestra ma anche di molti comitati di quartiere e associazioni di cittadini. Lei come lo giudica? Penso che il bando del Comune di Milano andrebbe quantomeno sospeso, se non addirittura ritirato. La situazione di grande allerta che stiamo vivendo in Italia e soprattutto in una metropoli come Milano, dove già abbiamo avuto parecchi soggetti quantomeno problematici, suggerisce cautela. Oltre alla legge regionale lombarda c’è una normativa nazionale sui luoghi di culto? No. L’eventuale identificazione delle aree dove edificare luoghi di culto è demandata ai Comuni tramite i rispettivi Pgt. Difatti al momento la gran parte delle moschee è abusiva perché situata in luoghi con altra destinazione, di solito commerciale. Tornando a Milano molte preoccupazioni riguardano le fonti di finanziamento. Per l’ex Palasharp l’Associazione Islamica di Milano, espressione del Caim, ha dichiarato di voler investire 10 milioni di euro provenienti almeno in parte da Paesi mediorientali (un’altra arriverà da una raccolta fondi fra i fedeli). Queste scelte possono comportare dei rischi? So che alcune realtà milanesi hanno chiesto fondi ad altrettante in Medio oriente. Ogni volta che si parla della ricezione di fondi da parte di associazioni o istituzioni pubbliche estere, specie in Medio oriente, il fatto non può che destare preoccupazione. Bisogna quantomeno indagare a fondo le reali motivazioni che spingono gli investitori. Sempre Dambruoso ha denunciato il fatto che un’associazione presente anche a Milano, Millî Görüş, è inserita nella black list tedesca e degli Emirati Arabi Uniti. Senza ovviamente voler accusare nessuno, Milano potrebbe costituire un terreno fertile per il fondamentalismo? Di associazioni e circoli religiosi milanesi che destano preoccupazione ce n’è più d’uno e non tutti sono usciti sui giornali. Alcune di queste realtà hanno dato ospitalità a personaggi con un passato poco chiaro mentre altre, pur rassicurando l’opinione pubblica con messaggi moderati, fra le proprie quattro mura ne diffondono ben altri.

 

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