Assalto alla sinagoga di Parigi, esulta il leader del Caim
Gli attivisti filopalestinesi assaltano la sinagoga a Parigi e il garrulo Davide Piccardo batte le manine e grida tutto contento «È finita la pacchia».
O meglio lo posta sul suo profilo facebook, una vera miniera di delicatezze di questo tono. Come la poesia sull’asinello ebreo o la foto del militante palestinese Qassam, nome dato poi ai missili lanciati su Israele. Non è un omonimia, bensì lo stesso Piccardo già candidato in consiglio comunale con la lista per Pisapia e interlocutore privilegiato del sindaco per le questioni musulmane.
Figlio Roberto, un ligure diventato musulmano con il nome di Hamza che, come tutti i converti sente il dovere di mostrarsi più zelante nel sostenere le idee appena abbracciate. E suo figlio non gli è da meno. Esplode la crisi in Medio Oriente, gruppi di arabi tentano di incendiare la sinagoga di Parigi e lui bello come il sole mette il video degli scontri su facebook con un distaccato commento «finita la pacchia».
E fin qui nulla da dire, qualunque squinternato è ormai libero di twittare o postare qualsiasi cosa. Il problema è che Davide Piccardo, 32 anni, non è uno «qualsiasi». Originario di Imperia, si laurea in Scienze politiche a Milano, dove rimane a vivere, e inizia a occuparsi di cooperazione internazionale. Molto attivo in tutte le cause e associazioni filo arabe, nel 2011 si candida in Comune con Sinistra ecologia e libertà, partito di riferimento di Giuliano Pisapia.
Sorvolando sulla fatto che l’immam di Segrate Ali Abu Shwaima inviti i fedeli a non votate per il Sel perché «la condotta del suo leader non rispecchia i valori dell’Islam». Piccardo non ce la fa, ma rimane interlocutore privilegiato del neo sindaco in quanto fondatore del Caim, coordinamento che riunisce le più importanti realtà islamiche milanesi.
Una presenza che sembra non imbarazzare il sindaco nonostante il buon Davide, non dimostri certo di essere portatore di ramoscelli d’ulivo. Basta scorrere il suo profilo facebook per trovare un fiorelegio di amenità. Come la poesia «Il fascistello filoisraeliano» dove sciorina rime baciate tipo «Dice a tutti d’esser israelita e se lo contraddici sei un antisemita» per poi concludere con «Fa l’ebreo a tempo pieno ma si nutre sol di fieno. Ad un asino m’assomiglia, al diavolo chi se lo piglia!». Non propriamente da Nobel. Se poi ci fosse qualche dubbio sulla sua posizione nei confronti della crisi mediorientale, basta fermarsi sulla foto di un signore barbuto inserita due giorni fa dal nostro eroe. Insignificante ai più, si tratta invece nientemeno che di Izz al-Din al-Qassam, guerrigliero morto nel 1935 presso Jenin in uno scontro con le forze britanniche, considerato dai palestinesi come uno dei padri della resistenza. Tanto che il gruppo palestinese Hamas, gli dedica il suo braccio armato, «Brigate del martire al-Qassam» e i missili con cui martella le città israeliane. Classici messaggi di chi è impegnato per la pace e la cooperazione internazionale.
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