Palestina e povertà: possibile che nessuno si chieda che fine fanno i soldi?
Mag 31 2015 By Rights Reporter
Ancora ieri il Presidente della ANP (Autorità Nazionale Palestinese), Abu Mazen, piangeva miseria di fronte al Re di Giordania e si lamentava della scarsa cooperazione economica da parte del Governo israeliano. Una litania che ormai il “nano malefico” ripete a memoria senza però mai spiegare a nessuno che fine facciano le centinaia di milioni di dollari in aiuti che arrivano a pioggia sulla Palestina e senza nessuno che si azzardi a chiederglielo.
Qualche mese fa la nostra organizzazione si è mossa in seno all’Unione Europea per cercare di avere un quadro preciso in merito agli aiuti elargiti alla Palestina dopo che diverse denunce, non ultima quella della Corte dei Conti Europea, avevano denunciato la scomparsa di un mare di soldi. La risposta che abbiamo avuto è stata del tutto elusiva e poco circostanziata e nella sostanza ci dice quanto hanno dato alla Palestina ma non dove siano finiti i soldi dato che dei progetti menzionati dall’Unione Europea non vi è traccia in Cisgiordania.
Gli aiuti alla Palestina, un business per tutti meno che per i palestinesi
Nel 2013 avevamo già denunciato il business degli aiuti umanitari in Palestina come uno degli affari più prolifici nel quale ci sguazzano un po’ tutti, dai dirigenti della ANP alle tante ONG che vivono esclusivamente sulla crisi mediorientale. Da allora non è cambiato nulla, anzi, nonostante l’aumento esponenziale degli aiuti elargiti da ogni parte del mondo la situazione della popolazione palestinese è ulteriormente peggiorata. A peggiorare la crisi cronica che attanaglia la Palestina – dovuta esclusivamente al menefreghismo della dirigenza della ANP e alla mancanza di infrastrutture che invece dovrebbero essere costruite dato che i soldi ci sono (o ci sarebbero) – si è unito il boicottaggio delle aziende israeliane in Cisgiordania, aziende che davano il lavoro a migliaia di palestinesi che oggi si ritrovano a spasso e senza uno stipendio. E’ incredibile come pur di danneggiare Israele non si guardi alla situazione dei palestinesi e si finisca persino per danneggiarli. Ma come farebbero coloro che vivono su questa crisi a tirare avanti e a continuare a lucrare se questa crisi non ci fosse? Come mai nessuno se lo chiede? Come mai nessuno si chiede perché nonostante una vera e propria pioggia di milioni di dollari, più che per qualsiasi Stato (reale) al mondo, la Palestina continui a essere uno dei posti più poveri e arretrati del mondo?
Una crisi che fa troppo comodo
La verità è che la crisi palestinese fa troppo comodo a tutti, dagli odiatori di professione agli speculatori, dalle ONG alla dirigenza palestinese. Prima di tutto proprio per i milioni di dollari in aiuti elargiti senza controllo un po’ da tutto il mondo, poi perché un popolo impoverito è un popolo rabbioso e siccome la colpa di tutto questo viene sistematicamente attribuita a Israele e non ai veri responsabili, è facile passare dal risentimento all’odio e infine al terrorismo. Diversamente, un popolo benestante e lanciato verso il progresso non avrebbe di che pensare all’odio verso Israele e soprattutto non avrebbe bisogno degli aiuti internazionali. Non serve capire questa cosa, basta aprire gli occhi.
Perché nessuno ne chiede conto alla ANP?
Questa è la domanda delle domande. In parte abbiamo risposto poco sopra, cioè perché fa comodo che la situazione di crisi perduri, anzi, persino che peggiori. Poi perché a quanto pare nessuno nel mondo ha il coraggio di mettere in discussione l’operato della dirigenza della ANP . E’ sempre stato cosi, sin da quando c’era Arafat che alla sua morte ha lasciato una vera fortuna scaturita dai soldi rubati ai palestinesi senza che nessuno si chiedesse da dove fosse uscito tutto quel denaro (centinaia di milioni di dollari) mentre la popolazione palestinese viveva nella miseria. Anche adesso, nessuno chiede conto ad Abu Mazen dei suoi conti in Svizzera, delle sue spese pazze o del perché nonostante i finanziamenti internazionali in Palestina non ci sia un ospedale degno di questo nome o una semplice scuola che non sia gestita dalla UNRWA. Ci si limita semplicemente a tacere e a continuare a inviare denaro a pioggia. E’ molto più facile (e lucroso) continuare a incolpare di tutto Israele.
La verità sul perché la Palestina sia in questa condizione di povertà è sotto gli occhi di tutti, non servono mirabolanti “inchieste verità”, basta solo guardare. Solo che per molti è meglio avere un popolo ridotto alla fame e pieno d’odio verso Israele piuttosto che un popolo benestante e propenso allo sviluppo. Questa è la vera e unica verità. Se lo ricordino i politicanti alla Di Stefano la prossima volta che andranno in Israele dicendo di essere in Palestina.
Scritto da Maurizia De Groot Vos
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