BENJAMIN ROTCHILD E IL SIONISMO
Pubblicato da blogdibarbara
maggio 12, 2015
(condividete, che tutti sappiano).
Sir Benjamin James Rotschild riceveva capi di stato e capitani di industria nel suo piccolo studio nel centro città, per quasi 12 ore al giorno. Era un uomo molto impegnato ed iniziava a ricevere alle 7.45.
L’appuntamento di quella mattina di novembre era un appuntamento importantissimo e fu concesso alle 7 in punto ma non si presentarono principi o imprenditori bensì modesti contadini e qualche contabile; erano i sionisti, i pionieri che stavano bonificando Israele.
Saltarono i convenevoli e vennero al dunque.
Aaron Zuckerman il capo della delegazione aprì la cartina sulla scrivania di James Rotschild e, puntando il dito in una zona tra Tel Aviv e Haifa, disse semplicemente : “è qui”.
Rotschild: “cosa?”
Rotchild: “Ho già dato tanti soldi per comprare Rishon!” *
Rotschild: “gli arabi ci vendono le terre a prezzi dieci volte maggiori il loro valore perché sanno che a noi servono. Sono terre sabbiose, malariche ed incoltivabili, questa zona è assolutamente inutilizzabile; non butto altri soldi in imprese folli”
Aaron Zuckerman: “Signor Rotchild, le terre che gli Inglesi ci hanno date sono poche, non bastano. Dobbiamo continuare a comprare dagli Arabi, le bonificheremo, ci pianteremo gli eucalipti e poi piano piano…”
Rotchild: “piano piano cosa? Gli eucalipti non si mangiano. Ci vorranno decenni; non avete macchinari né sementi né attrezzature né Forza lavoro, è una impresa impossibile. NO, no, la mia risposta è no.”
Aaron Zuckerman rimase in piedi immobile come se non avesse sentito; No era una risposta che non poteva semplicemente accettare. Aveva negli occhi quella luce… quella luce che hanno i sognatori che non si arrendono mai, che vedono quello che non c’è ma sanno che ci sarà.
Zuckerman: “La prego Sir Rotschild, gli ebrei sono perseguitati in tutto il mondo e verrrano a rifugiarsi in Israele ma dobbiamo far trovare loro terre e campi coltivabili, per ora è solo deserto… non avranno di che nutrirsi…”
Rotschild: “E allora? ho detto no; vi prego andate in pace ho mille impegni, faccio tanta beneficenza ma questo progetto è folle e assurdo. Andate in pace ora…, beazhlaha’’.
(Beazlaha=che abbiate successo -in ebraico).
Usciti i Pionieri, Rotschild prese la sua tazza di tè- la prima della giornata- e scostò la tenda per guardare la città da dietro la finestra. Vide il fumo delle ciminiere, la pioggia e la nebbia di novembre che sovrastava il tutto… il fango nella strada di una Parigi invernale e triste….
… Poggiò la tazzina di scatto sul tavolo ed urlò alla segretaria di fermare i Sionisti prima che uscissero dall’edificio.
Aaron Zuckerman si ripresentò immediatamente: “eccoci signor Rotschild, che c’è?”
Rotchild: “Va bene …va bene; avrete i soldi… comprerò i terreni dagli Arabi ai loro prezzi gonfiati, non importa ma voglio una cosa, anzi due”.
Zuckerman: “prego”.
Rotschild: “voglio che costruiate una città, piccola ma bella bellissima, dovranno esserci giardini, piante, aiuole e tanti fiori… con tante panchine all’ombra che i vecchi possano riposare nei pomeriggi d’estate… dovrà sembrare un giardino… la dedicherete a mia moglie Chana.
I Sionisti si guardarono in faccia scettici: “Vede Signor Rotschild non è così facile né sicuro che riusciremo a…”
Rotchild li interruppe : “poi voglio un’altra cittadina, piccola ma con attorno boschi con animali selvatici liberi e anche dei vigneti per farne il nostro buon vino ebreo e ci metterete i cavi della elettricità, il telefono e tutte le cose moderne possibili. Sarà dedicata alla memoria di mio padre “Yaaqov”.
Aaron Zuckerman guardò il barone Rotchild senza riuscire a fermarlo… perché poi fermarlo ?
In fondo, ora, vedeva negli occhi del barone quella stessa luce; quella luce che avevano i Sionisti, i sognatori folli. Far crescere frutta e fiori nel deserto? Un sogno, una follia niente di più.
Rotschild: “allora Signor Zuckerman; se non credete nemmeno voi ai vostri sogni come potrò mai fidarmi di lei? Qual è la vostra risposta dunque?”
Zuckerman avrebbe voluto dire che sarebbero stati fortunati a coltivare qualcosa di commestibile ma senza grosse aspettative; che le richieste del suo interlocutore erano esagerate ed impossibili ma si trattenne dal farlo, sorrise e disse semplicemente:
“Signor Rotschild … avrete le vostre due città, ve lo giuro sulla testa dei miei cinque figli”
Che poi in fondo promettere non costa niente e tanto ci sarebbero voluti tanti di quegli anni, chissà se mai… chissà.
Pomodori e fiori nel deserto? Giardini?… Ma su andiamo, siamo seri.
Però … però …
Però, se venite in Israele – e veniteci perché è un paese bellissimo – Da Tel Aviv prendete la strada per Haifa in direzione nord. La numero 4.
Dopo un’ora e mezzo circa Incontrerete una città giardino, – Pardes Chana – (Il giardino di Chana come la moglie del Barone Rotschild) Con tanti fiori e case basse ad un piano immerse nel verde e le panchine nelle piazze all’ombra per dare refrigerio ai vecchi d’estate.
Andando avanti sulla stessa autostrada troverete una cittadina adagiata su due colline con un bel boschetto e delle vigne e con tanti bei viali alberati; ristorantini e boutique nelle stesse case coloniche utilizzate 100 anni fa per bonificare la zona… E i vigneti che ancora oggi producono il vino ebreo…
Ziqron Yaqov si chiama la città ( Ziqron= Ricordo-memoria di Yaqov il padre di Sir Rotschild.)
Ma aspettate, non è finita, in mezzo alle due cittadine ve ne è una terza: BENJAMINA, piccolina ma deliziosa… non era prevista e fu dedicata a Sir Benjamin James Rotschild che rese possibile tutto questo. Perché in fondo quando ci vuole, ci vuole.
Giardini laddove c’era il deserto. Questo fu il Sionismo; il sogno impossibile di chi non ha mai smesso di sognare.
Buon compleanno Israele e che tutti sappiano come sei nata.
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