Testata: Informazione Corretta
Data: 22 febbraio 2015
Autore: Ugo Volli

Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

netiran.266A sinistra: Benjamin Netanyahu denuncia il pericolo di un Iran dotato di armi nucleari

Cari amici,
il 7 gennaio scorso un gruppetto di terroristi islamici ammazzava a Parigi una dozzina di persone alla redazione di Charlie Hebdo e quattro in un piccolo supermercato kasher, cioè un supermercato che vendeva cibo preparato secondo i canoni dell’ebraismo. Sarebbero stati molti di più se un impiegato del supermercato, un immigrato dal Mali, non ne avesse nascosto parecchi in una cella frigorifera. Un attentato contro la libertà e contro gli ebrei (solo la stupidità o la malvagità di Obama ha potuto negare per un po’ il carattere antisemita dell’attentato, come vi ho raccontato). Due giorni dopo c’è una manifestazione promossa dalla Presidenza della Repubblica francese, con molti capi di stato e di governo. Fra gli altri si presenta Netanyahu, in rappresentanza di Israele. E’ doveroso, no? Israele è il solo stato ebraico al mondo. Le famiglie delle quattro vittime ebree avevano fra l’altro scelto di seppellire i loro cari in Israele, non in Francia. Ma Hollande, presidente della Repubblica francese eletto con il voto determinante degli immigrati arabi, ci monta un caso. Che ci faceva Netanyahu a Parigi? Perché non è stato a casa? Magari puntava alle elezioni che si dovevano tenere due mesi e mezzo dopo, che scandalo, un politico che pensa alle elezioni.


Benjamin Netanyahu con François Hollande

Conclusione: per Hollande e per molti giornali al suo seguito, il problema non erano gli islamisti ma Netanyahu. Soprattutto considerando che nella funzione in sinagoga Netanyahu aveva ripetuto alla comunità ebraica quel che Israele dice da sempre, in fondo dai tempi di Herzl: se non siete sicuri qui, venite in Israele, Israele è il rifugio del popolo ebraico e anche la sua vera patria. C’è stato qualche imbecille che ha descritto anche questo come propaganda elettorale… Basta un po’ di buon senso per capire che per l’immigrazione e la concessione della cittadinanza ci vuole un po’ di tempo, nessuno di quelli che scappa oggi voterà il 17 marzo.

Aggiungete una cosa sulla Francia: Il primo ministro Valls è di tempra diversa da Hollande, nel senso che gli importa davvero la difesa della legalità e dei cittadini francesi (gli ebrei lo sono dal tempo della rivoluzione francese). Be’, sapete che cosa hanno detto? Che Valls non si comporta così per senso del dovere o sensibilità democratica, no, è sotto “influsso ebraico” – a causa di una moglie ebrea. E non ha detto così un qualunque teppista di periferia parlando al bar con gli amici, o quel calciatore Anelka che è stato punito per i suoi gesti neonazisti (http://www.tribunejuive.info/france/anelka-lepouse-juive-de-manuel-valls), o almeno non solo lui no, l’ha dichiarato in televisione (http://www.huffingtonpost.fr/2015/02/16/manuel-valls-influence-juive-roland-dumas-derape-direct_n_6690470.html) un ex ministro degli esteri socialista, un fedelissimo di Mitterand, e poi l’ha ribadito ancora, senza subire per ora alcuna sanzione (http://www.fdesouche.com/563365-manuel-valls-sous-influence-juive-de-sa-femme-selon-roland-dumas). Capite che cos’è oggi la Francia, quanto è rimasta uguale dai tempi di Dreyfuss e di Vichy.

Una settimana fa è successo a Copenhagen più o meno lo stesso di quel che era accaduto a Parigi. Un islamista con un gruppo di complici ha sparato su un dibattito dedicato alla libertà di opinione e poi ha fatto lo stesso su una sinagoga, ammazzando fra l’altro un volontario ebreo che vi svolgeva servizio di sicurezza. Fra l’altro il funerale (non del volontario, dell’attentatore) è stata una manifestazione islamica di massa, chissà perché, se quello non è l’Islam, come i benpensanti (Obama in testa) sostengono (http://www.timesofisrael.com/hundreds-attend-funeral-of-copenhagen-terrorist/). Comunque Netanyahu ha fatto sentire ancora la sua voce, per invitare gli ebrei minacciati a rifugiarsi in Israele, annunciando che erano pronti i fondi e le strutture. C’è stato qualcuno che ne ha preso nota con sollievo, e in effetti negli ultimi anni l’emigrazione ebraica dai paesi nordici e dalla Francia si è moltiplicata. Qualcun altro ha detto che non bisogna darla vinta ai terroristi, e questo è certamente comprensibile. Qualcuno ha aggiunto che gli ebrei non dovrebbero andare in Israele per paura, ma per amore. Bellissime parole, ma poco realistiche. Raccontatelo ai reduci della Shoà che fuggirono appena possibile, o anche al milione e passa che scapparono dai paesi musulmani dagli anni quaranta in poi per sottrarsi ai pogrom di massa: una fuga che continua ancora, dallo Yemen, dalla Turchia, dalla Persia, da dove sono rimasti ancora degli ebrei nei luoghi dove erano vissuti letteralmente per millenni, arrivando ben prima delle invasioni arabe. Ciò che ci interessa qui è che la colpa, ancora una volta, non è degli assassini, ma di Netanyahu.

Lo stesso per il famoso discorso di Washington. Il presidente della Camera dei Rappresentanti invita Netanyahu a parlare davanti al congresso unito sul rischio di un accordo che lasci l’Iran vicinissimo al possesso della bomba nucleare, senza togliergli i mezzi tecnici per arrivarci quando decidesse di farlo. Obama mente ai giornali e al popolo americano dicendo di non essere stato avvertito in precedenza dell’invito e che questo è uno sgarbo intollerabile – ma non era vero, come poi ha ammesso anche il New York Times. Non importa, la campagna furibonda contro Netanyahu, accusato, perfino sui media della minuscola comunità ebraica italiana, di rovinare i rapporti con gli Usa, continua imperterrita.

Insomma, è tutta colpa di Netanyahu, ormai lo ripetono tutti. Tutta la sinistra mondiale, politica e giornalistica, fa campagna per le elezioni israeliane. Con la speranza di far guidare Israele da un figlio di papà inesperto e poco credibile come Herzog e da una voltagabbana come la Livni. Io spero che questa campagna “è tutta colpa di Netanyahu” (come una volta era tutta colpa di Sharon, prima che diventasse simpatico ai media ritirandosi confusamente da Gaza; prima ancora di Shamir, di Begin, di Golda Meir, di Ben Gurion) colpisca il pubblico israeliano e faccia boomerang alle elezioni. Perché dicono “è tutta colpa di Netanyahu”, ma intendono “è tutta colpa di Israele”.

 

5 Responses to E’ tutta colpa di…

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