Commento di Deborah Fait
Roma, 16 ottobre 1943: la deportazione degli ebrei
Sta per concludersi il 16 ottobre, data stampata nel cuore di ogni ebreo romano, di ogni ebreo italiano, spero anche di quei romani e italiani non ebrei che sanno cosa accadde quel giorno di tanti anni fa.
Questa mattina ho provato un’inaspettata emozione, avevo la Tv accesa, come sempre mentre sfaccendavo per casa, per ascoltare i vari telegiornali, quando è iniziato Forum e sullo schermo è apparsa Barbara Palombelli, molto seria, silenzio assoluto in sala.
La giornalista ha iniziato la trasmissione facendo notare l’assenza dei soliti applausi perchè oggi voleva ricordare il 16 ottobre 1943, data della cattura e della deportazione verso i campi di sterminio di 1259 ebrei romani. Era commossa, e io con lei, non solo per quello che stava dicendo ma proprio perché lo diceva pur conducendo un programma di intrattenimento non di informazione, non un telegiornale. Poteva anche non parlarne, non era tenuta a farlo e nessuno si sarebbe sognato di criticarla, poteva soprassedere, far finta di niente come altri suoi colleghi e condurre la trasmissione come sempre invece ha avuto la sensibilità e la delicatezza di usare i primi minuti del programma per parlare della Shoà e della comunità ebraica di Roma sterminata dai nazifascisti… “perchè molti giovani oggi non sanno”.
La sua ospite era Lia Levi che ha raccontato la sua esperienza di bambina perseguitata, delle leggi razziali, dei bambini cacciati dalle scuole di tutta la nazione perché ebrei, dei docenti, medici, professionisti, impiegati allontanati dai loro posti di lavoro perché ebrei. La Palombelli ha ricordato anche, giustamente, i molti punti oscuri sulle responsabilità, sul perché “nessuno” a Roma avesse mosso un dito per salvare quei cittadini della Capitale, ebrei e cittadini romani di antico lignaggio, i più antichi di Roma, 2000 anni di storia, che avevano cercato disperatamente, da soli, abbandonati da tutti, di salvare la comunità consegnando a Kappler 50 chili d’oro come richiesto dal boia. Nessuno parlò, pur sapendo la fine che avrebbero fatto, una grande macchia nera che incombe anche sul Vaticano. 1259 ebrei deportati, tornarono 14 uomini e una donna. Dei 200 bambini ebrei non tornò nessuno.
Noi siamo qui per fare un’informazione corretta delle tante menzogne dei media, delle tante bufale di giornalisti e politici, siamo qui per combattere odio, astiosità, disinformazione ma quando c’è da riconoscere l’onestà e la sensibilità di qualcuno, in special modo di un giornalista, è giusto farlo. Forse siamo talmente provati dall’ostilità che ci circonda, dal crescente antisemitismo che invade il mondo, in special modo l’Europa, che quando qualcuno dimostra sensibilità e dolore per il destino del popolo ebraico, ci tocca particolarmente fin nel profondo delle nostre anime.
Per questo motivo vorrei mandare un abbraccio virtuale a Barbara Palombelli e dirle semplicemente ” grazie”.
Deborah Fait
One Response to Un plauso a Barbara Palombelli
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All’orrore di una deportazione che ha visto ritornare solo 16 superstiti su 1259 deportati, poi si aggiunse un orrore che non esito a definire ancora più grande: i pochi superstiti dei campi di sterminio, furono e sono accusati da parte di laide ed innominabili cosche antisioniste, di essere andati in palestina a fare ai palestinesi la stessa cosa che avevano subito dai nazisti.