di Guido Ceronetti,

La Repubblica 10.6.2014

L’attentato del 24 maggio non determina il voto del 25, ma ne è il ferro magnetico d’ombra, il polo radiante emanato da un fanatico

La precipitosa pioggia di commenti italiani alle elezioni europee del 25 maggio (già ne sarà stata dimenticata la data) arrivo buon ultimo con queste osservazioni, perfettamente non richieste ma di uomo pensante libero che con gli occhi ateniesi di una civetta scruta e scruta davanti a sé, nobile ozio, la semovente notte. Un evento tanto grave, quanto ripugnante, come l’attentato antisemita del 24 maggio, in giorno di sabato, al Museo Ebraico di Bruxelles, mi pare valesse la pena di essere strettamente collegato col clima e gli esiti del voto europeo. 
 

Un terrorista solitario piomba nelle pacifiche sale, uccide tre persone, altre ne avrà ferite, nessuno lo ferma, si dilegua. Fortunatamente non del tutto: sei giorni dopo la polizia francese lo arresta e lo identifica alla stazione centrale di Marsiglia. Lui confessa è sulla trentina, cittadino francese, si chiama Mehdi Nenmouche, delinquente comune convertito in carcere al guerrasantismo islamico, guerrigliero in Siria, dove non valgono più i principii umani, tornato “per uccidere ebrei’ dappertutto, ma attirato evidentemente dall’opportunità di fare un colpo straordinario. Non gli bastava uccidere: aveva con sé un apparecchio di ripresa per documentare la gesta e farla nota per diffusione televisiva ( destinazione Al-Jazeera ). Impressiona, nelle foto scattate, una povera innocente stesa al suolo che ha nel palmo aperto della mano la guida del museo comprata poco prima. 
Non è tanto metafisico, collegare l’atto sanguinario al voto del giorno dopo. (Mi viene a caldo un pensiero lacerante: che il giorno dopo, coi morti all’obitorio, l’attentato fosse già dimenticato, o comunque da dimenticare). Come in Oriente così in Occidente.
Una donna a terra, come la giovane vittima di Bruxelles, l’avevo intravista in rue des Rosiers (quartiere di deportati, quarant’anni prima) un giorno d’agosto del 1982, diretto alla Libreria Judaica, a Parigi. Seppi che era la cassiera, di nome Irene, e che le stavano praticando sul posto una trasfusione. Orribile, quell’attentato, dalla strada al ristorante cashèr dei Goldenberg, padre e figlio, che accoglievano fraternamente sia ebrei che musulmani. Sei vittime sotto il lenzuolo, nel vicino cortile. Fu un attentato alla specie umana, perché un crimine contro un luogo pubblico dove è ospite l’Amicizia è un crimine contro tutto ciò che è umano. Così al Museo di Bruxelles. Così alla scuola ebraica di Tolosa. Così — incancellabile nefandezza — alle Olimpiadi di Monaco del 1972: su cui vergogna eterna perché i giochi non vennero sospesi.
L’attentato antisemita del 24 maggio non determina il voto europeo del 25, ma ne è il ferro magnetico d’ombra, il polo radiante emanato da un fanatico religioso di sciagura: il voto è nella bisettrice dilatata di quello e degli altri ricordati attentati, ed è da orbi ( poiché la mentalità materialistica ci vede così poco, è inutile deplorarla ) farsi sfuggire questa connessione non visibilmente e brutalmente fattuale. E tuttavia, quella domenica 25, una mobilitazione di cripto e aperti antisemiti di tutta Europa e delle isole britanniche, grassa di consensi d’urne, si mette in marcia alla conquista di una consistente fetta del Parlamento, finora mai preso sul serio, di Strasburgo. E dall’Italia, prontamente, due pensatori del calibro di Beppe Grillo e Matteo Salvini, volano a Parigi e a Londra ad offrire i loro decisivi contributi a due vette dell’intelligenza come Marina Le Pen e il Farrage delle bianche scogliere. Se mai li si volesse vedere, i segni ci sono. Con capi all’altezza del tempo e meritevoli dei loro stipendi, Strasburgo potrebbe diventare una capitale assembleare da 1789. Trovatemi un Mirabeau. Trovatemi dei Lussu, dei Salvemini in quest’ultima fienatura. Qualcuno che davvero capisca che l’anti Europa-unita è un fronte di pericolose larve, un bagno di coltura dove i Nenmouchee i Merah potranno acquattarsi con le loro macchine da ripresa e le loro pistole automatiche. Nella distanza, la fibbia è fibbiata.
GUIDO CERONETTI
Pubblicato su La Repubblica del 10 giugno 2014

 

Comments are closed.

Set your Twitter account name in your settings to use the TwitterBar Section.