2910Testata: Informazione Corretta.

Cartolina da Eurabia, di Ugo Volli

Cari amici,

prosegue in Israele l’ondata di quello che potremmo chiamare “terrorismo a bassa intensità”. Non perché non sia pericoloso, violento e talvolta letale, anzi: ci sono stati tre morti israeliani nelle ultime settimane, un soldato di guardia a Hebron ammazzato da un cecchino, un giovane di leva attirato fuori servizio in un villaggio arabo da un suo compagno di lavoro e lì massacrato, un pensionato ucciso di notte nel giardinetto di casa sua dove era uscito dopo aver sentito dei rumori. E poi bambini feriti, autobus assaltati, tentativi di infiltrazione nei villaggi… Nello scorso weekend ci sono stati ancora lanci di pietre, di molotov, aggressioni varie, come vi ho raccontato nella mia cartolina di domenica (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=51154 ). Ieri c’è stato il lancio di tre razzi da Gaza. E altri attacchi ancora, con pietre sulle macchine in pieno centro di Gerusalemme vicino all’università ebraica (http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/173244#.Um5AOPldCSo ) e coltelli ancora a Hebron (http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/173245#.Um5AJ_ldCSo ).

Ognuno di questi attacchi poteva essere mortale, anzi cercava di esserlo. Questo terrorismo si definisce a bassa intensità perché è calcolato in maniera tale da suscitare il massimo danno a Israele senza risvegliare l’attenzione dell’opinione pubblica occidentale – e infatti i giornali non ne parlano. Evita per lo più le armi da fuoco, non pratica i grandi attentati ad autobus e ristoranti. Ma non perché li ritenga moralmente sbagliati, anzi: i loro autori continuano ad essere onorati dall’Anp che organizza tutta questa ondata di terrore come e più dei nuovi assassini a bassa intensità. Semplicemente si è fatto un calcolo che in termini economici si direbbe di costi/benefici e si è scoperto che non convengono sul piano propagandistico.

C’è un nome in codice per questa strategia, che è organizzata dall’Anp contemporaneamente alle “trattative di pace”e rifiutandosi esplicitamente di condannarla, senza turbare per questo gli americani che conducono le danze. Si chiama “resistenza popolare”, magari con l’aggiunta, puramente propagandistica, della locuzione “non violenta”. Anche se i singoli episodi di sangue appaiono spesso isolati fra loro, e non si vede un’organizzazione militare vera e propria che li realizza, vi è un forte incitamento da parte dell’Anp, dei suoi media e dei suoi dirigenti. Inoltre la “resistenza popolare” è organizzata in “comitati” abbastanza ben strutturati da avere una pagina wikipedia in inglese (http://en.wikipedia.org/wiki/Popular_Resistance_Committees) e perfino un congresso annuale (http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-4214679,00.html).

 

L’aspetto più preoccupante della faccenda è che gli stati europei partecipano direttamente a queste attività terroristiche (a bassa intensità), con il proprio personale diplomatico e non solo per mezzo delle Ong anti-israeliane che finanziano (talvolta composte anche di israeliani estremisti di sinistra o prezzolati), ma direttamente col loro personale diplomatico. C’è stato il caso della addetta francese agli affari culturali (!) che si è messa a trasportare i materiali edilizi per la costruzione di un insediamento illegale arabo nella Valle del Giordano e che la Francia ha ritirato dopo che era stata filmata mentre cercava di picchiare un soldato di Tzahal, dai nervi apprezzabilmente freddi, che si è trattenuto dal reagire. Al congresso della Resistenza popolare che vi ho citato sopra, con l’obiettivo di organizzare meglio il terrorismo a bassa intensità, ha partecipato addirittura il console inglese a Gerusalemme in persona ( http://www.terrorism-info.org.il/en/article/20582 , lo trovate fotografato e sorridente se aprite il corpo dell’articolo). Vi sono fondazioni finanziate dai principali partiti politici tedeschi che appoggiano queste “iniziative” (http://www.jpost.com/International/Study-Main-German-political-party-foundations-fund-anti-Israel-activity-329788). Insomma vi è una complicità attiva e pericolosa da parte europea, al di là degli assegni staccati per l’Anp e del boicottaggio delle imprese e delle istituzioni israeliane che hanno attività oltre la linea verde. C’è del masochismo in questo, senza dubbio. Pensate che la Francia ha regalato 24 milioni di euro per l’Autorità Palestinese il giorno dopo che essa aveva ufficialmente celebrato l’assassino di un turista francese, definendolo eroe… (http://palwatch.org/main.aspx?fi=157&doc_id=9846 ). Per fare un altro esempio l’Unione Europea, violandoi il diritto internazionale e anche il proprio interesse, sta condizionando la partecipazione di Israele al suo maggiore progetto scientifico (“Horizon 2020”) al fatto che le entità israeliane interessate non abbiano alcun rapporto (per esempio non una sede, un magazzino, un’aula di lezione, un dormitorio) al di là della linea verde, anche nei sobborghi di Gerusalemme che in qualunque ragionevole accordo di pace si sa resterebbero parte di Israele.

Perché questa situazione? Si può dedurne una ragione semplice ma micidiale: l’Europa preferisce fare il proprio male (perché alla fine questi fenomeni toccano anche a lei) pur di danneggiare gli ebrei. Detta così suona strana, ma è il vecchio antisemitismo diventato antisionismo (http://antisemitism.org.il/article/76749/how-todays-anti-zonism-continues-old-antisemitism un’ottima analisi, da leggere). E come raccontava il vecchio Sombart, non certo bendisposto verso gli ebrei, nella storia d’Europa c’è una costante: i Paesi che perseguitano gli ebrei e li cacciano deperiscono economicamente, come accadde alla Spagna del ‘500 o alla Gran Bretagna e alla Francia del ‘300; quelle che le accolgono fioriscono come in Italia Livorno e Venezia. Ma non importa, li hanno cacciati e perseguitato lo stesso: che cos’è l’economia e il benessere di fronte all’ ”odio antico”? E oggi pur di dare sfogo all’antisemitismo le nazioni europee hanno spesso seguito politiche masochiste e ancora lo fanno.

 

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