Se Pisapia fa lo struzzo sull’imam che vuole i bimbi kamikaze
Davide Romano, portavoce della sinagoga Beth Shlomo, è l’uomo che ha sollevato il velo su Riyadh al Bustanji , l’imam che esaltava ibimbi kamikaze e che è stato invitato a Milano a guidare la preghiera per la fine del Ramadan. Ora Davide Romano è in attesa di notizie e di chiarimenti. Non ha ricevuto (almeno per ora) la querela minacciata da Davide Piccardo, coordinatore del Caim, l’associazione dei musulmani milanesi che ha invitato Al Bustanji. Ma non ha neppure avuto alcun chiarimento dalla giunta Pisapia, che non ha pronunciato una sola parola di spiegazione, neppure dopo che il caso Al Bustanji è finito su tutti i giornali locali. «Sono rimasto molto colpito dall’intervista che l’imam rilasciò l’anno scorso. Era una chiara istigazione al suicidio dei bambini – ci spiega Romano al telefono – Ho pensato che, forse, Piccardo non fosse al corrente del suo pensiero. Infatti, al principio di questa vicenda avevo semplicemente chiesto al Caim di prendere le distanze dalle dichiarazioni di Al Bustanji. Da questa semplice richiesta è nata tutta la polemica, nessuno ha preso le distanze da Al Bustanji, io, a questo punto, ho chiesto le dimissioni di Piccardo (da coordinatore del Caim, ndr), mentre, da parte sua, è arrivata la minaccia di querela. In realtà, all’inizio, mi sarei accontentato di una netta presa di distanza del coordinatore del Caim da quelle frasi terribili. La traduzione di quell’intervista è corretta, l’ho verificata con tanti altri amici che parlano l’arabo: non ci sono equivoci. Io sono disponibile ad ascoltare le opinioni di tutti. Ma quando si vanno a toccare i bambini, si passa un limite invalicabile. Ho sentito l’obbligo morale di intervenire. Se poi riceverò una querela, saprò comunque di aver fatto il mio dovere. Non potrei dormire bene, oggi, se all’inizio di agosto non avessi mosso questa denuncia contro un’istigazione al suicidio di bambini». La querela che rischia è per “istigazione all’odio razziale e religioso”. Davide Romano tiene a precisare che: «Non ho mai detto una sola parola contro l’Islam, tantomeno ho mai detto qualcosa di razzista. Ho denunciato un caso di istigazione al suicidio di bambini, cosa che prescinde da qualunque popolo o religione».
Davide Romano
La vera notizia, comunque, è la non notizia: nessuna reazione da parte della giunta Pisapia, neppure a più di tre settimane dall’inizio della polemica. «Io presumo che, allora, la giunta non conoscesse l’imam, per cui ha partecipato alla manifestazione, come sempre, col cuore in pace. Le mie critiche riguardano i giorni successivi, una volta che era chiaro cosa fosse il pensiero di Al Bustanji. Mi aspettavo, almeno, una richiesta di chiarimenti al Caim da parte della giunta. O una presa di posizione pubblica contro le parole pronunciate dall’imam in un passato molto recente. Invece niente. Solo un richiamo generico al dialogo fra tutte le religioni. Come se l’oggetto della discussione non fosse importante, come se l’istigazione al suicidio dei bambini fosse una questione secondaria. Su questi temi, credo, le istituzioni devono prendere una posizione. Non si può essere equidistanti fra chi istiga al suicidio dei bambini e chi lo denuncia. Io sono il primo a sostenere il dialogo. Quando ero nei Giovani Ebrei, ho sottoscritto senza dubbi il documento comune di ebrei, cristiani e musulmani. Ho partecipato anche alla sua stesura. Il dialogo si deve fare, ma su cose concrete, non deve essere esente da principi morali fondamentali che regolano la vita di tutti».
Adesso, il cittadino Romano si vede come: «… un milanese che ha fatto la cosa più normale del mondo. Di fronte a un’autorità religiosa che istiga al suicidio, ho assunto una posizione critica. Anche dopo essermi beccato una minaccia di querela, non ho ricevuto alcuna solidarietà dalla giunta. Sinceramente, questo silenzio non me lo aspettavo da un sindaco che è noto per essere laico, difensore dei diritti civili e garantista come Pisapia. Per questo sono profondamente deluso. Sono invece commosso per le espressioni di solidarietà che ho ricevuto personalmente da un’altra associazione musulmana quale il Coreis (la Comunità Religiosa Islamica italiana, a riprova che non è una questione di religione), dal consigliere Alan Rizzi (PdL), dal consigliere Roberto Caputo (Pd). E da tanti milanesi che, anche nel vuoto d’agosto, hanno fatto nascere spontaneamente una pagina Facebook in mia difesa».
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