Il ciclo di produzione delle bugie e l’acqua rubata.
Testata: Informazione Corretta
Data: 12 agosto 2013
Autore: Ugo Volli
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli
a sinistra, il Gran Muftì di Gerusalemme con Adolf Hitler.
Abu Mazen mostra una mappa della Palestina che ha cancellato Israele
Cari amici,
chi segue l’informazione sul Medio Oriente sa che la fabbrica delle bugie è sempre in produzione dalle parti di Ramallah e dintorni. La buona amicizia coi nazisti di Amin al Husseini, primo leader “palestinese” (anche se lui certamente fino agli ultimi anni non usava volentieri questa parola, riservata allora alle realtà del Medio Oriente) e poi l’immigrazione di criminali dellle SS in terre arabe alla ricerca di luoghi sicuri dopo la Seconda Guerra Mondiale, ha lasciato più di una lezione: oltre all’antisemitismo e all’odio per l’Occidente, anche l’amore per la menzogna. Il motto di Joseph Goebbels “una bugia ripetuta mille volte diventa vera” potrebbe essere iscritto sulle bandiere di Fatah e Hamas, anche se a dire il vero loro preferiscono metterci delle belle armi da fuoco, tanto per chiarire il loro carattere pacifico. Ma Ramallah (e dintorni), compreso Gaza, è solo una fabbrica di semilavorati. A perfezionare le bugie grezze che vi si producono, a dar loro una confezione moderna e accattivante, a venderle al pubblico ci pensano i laboratori più moderni dei media occidentali, tanto vecchi come i giornali come nuovi come siti, blog e pagine facebook.
In genere a queste bugie è bene non rispondere, perché i loro produttori, tanto quelli in Medio Oriente quanto quelli da noi, sono così evidentemente in malafede che si perde tempo a farlo con loro. Diverso è il caso per quelli che rischiano di comprare il prodotto in buona fede, per ideologia, o magari solo per ingenuità. Vale la pena di parlare e di chiarire le cose solo con persone oneste, e in genere, lo ripeto, i propagandisti filoarabi nei giornali e su Internet non lo sono, neanche quando indossano la divisa dei fascisti, dei comunisti, dei cattolici di base, dei grillini (e magari sono tutto questo assieme, un’orrida mistura di vomito rosso, nero, verde, che nasce da un comune fondo di risentimento reazionario contro la modernità). Ma qualche volta vale la pena di citarli, per esempio quando raccontano di avvoltoi, pescecani e altri animali arruolati dal Mossad per spiare qua e là.
Ho deciso di citarvi un po’ e di rispondere quanto basta a una menzogna di questo genere che mi è stata riportata da due o tre miei corrispondenti, che ringrazio. Ecco il testo:
Era stata la settimana più calda dell’anno. Tutto ciò che Fadel Jaber voleva era solo un po’ di acqua per la sua famiglia. Ma Fadel vive nella Cisgiordania occupata, dove il governo israeliano ha deviato le tubature dell’acqua in modo da rifornire le piscine degli insediamenti ebraici e lasciare senz’acqua le case palestinesi. Quando le autorità israeliane hanno portato via con la forza Fadel per essere andato a prendere l’acqua, ovunque si poteva sentire il pianto di suo figlio Khaled di cinque anni che urlava disperato “baba, baba!” mentre portavano via suo papà. Questa è la quotidianità per i palestinesi che sotto il terribile controllo dell’esercito vivono senza i più basilari diritti umani e si sono visti sottrarre la terra e l’acqua in favore dei coloni.”
Terribile, no? Che cattivi questi israeliani, che impediscono ai poveri palestinesi di avere “un po’ d’acqua per la sua famiglia”, soprattutto di “andarla a prendere”, ci immaginiamo da un pozzo antico! Assetatori del popolo! E di più, come al solito, cattivi che fanno piangere i bambini, se proprio non lo ammazzano. Se fate un po’ di ricerca su internet, trovate questo testo in tutte le lingue: un successo straordinario per la demonizzazione di Israele. E anche un pezzo di ottima scrittura pubblicitaria, ben concepito come un romanzo d’appendice, con l’esordio descrittivo (“Era stata la settimana più calda dell’anno” – ne siamo poi sicuri? Non sarebbe stato più onesto, più verificabile, meno manipolatorio, mettere una data e un luogo?) e un finale strappalacrime (“ovunque” – proprio ovunque, anche qui a casa mia – “si poteva il pianto di suo figlio Khaled di cinque anni, urlava disperato “baba, baba”) Come si sottolinea nella frase successiva “terribile”, “contro i più basilari diritti umani” eccetera.
Peccato che le cose non siano andate affatto come racconta il sito. Scrive Haaretz, che non è certo favorevole ai “coloni” in Giudea e Samaria e attacca quando può polizie ed esercito Israeliano: “Il cognato di Fadel Jaber ha detto di aver visto la polizia subito al mattino, che gli notificava che avrebbe smontato il sistema di irrigazione [abusivo] delle sue coltivazioni. «Ho detto alla mia famiglia di stare in casa, e poi [la polizia] è entrata in casa mia e attaccato i miei figli e il resto della famiglia. Mio cognato ha cercato di proteggere mio figlio di sedici anni. Ha chiesto loro: ‘che cosa volete da lui?’ e lo hanno arrestato»”(http://www.haaretz.com/news/national/video-palestinian-boy-upset-by-father-s-arrest-garners-international-media-attention-1.306155 ) Questa è la testimonianza del cognato del povero assetato. Non si trattava affatto dunque di uscire a prendere dell’acqua per la famiglia, di sete, di caldo o di altri particolari folkloristici del genere; ma di un sistema di irrigazione abusivo che rubava l’acqua da una tubazione pubblica; nessuno parla qui di coloni o altro, ma solo di un furto d’acqua, come ne succedono tanti anche nel nostro Mezzogiorno (e anche da noi la polizia interviene). Di più il buon Fadel non è stato arrestato per questo, ma per – diciamo così – un diverbio che è avvenuto in seguito alla notifica del distacco del suo sistema abusivo.
La cosa è perfettamente chiarita nel comunicato della polizia, anch’esso riportato da Haaretz: “Nel corso delle attività di controllo contro i ladri d’acqua nel sud dei Colli di Hebron, la polizia è stata attaccata con pietre e due persone sono state arrestate per disturbo della quiete pubblica e violenza contro le forze dell’ordine.” Il comunicato continua affermando “che la famiglia ha scelto di fare uso cinico di un bambino di 5 anni” che “è stato ben istruito e diretto”.
“La famiglia, invece di agire responsabilmente verso un bambino e allontanarlo dalla situazione, ha scelto di fare buona propaganda contro Israele, il cui unico scopo è quello di presentarci in una luce negativa in tutto il mondo. Come si vede nelle immagini, e al fine di eliminare ogni dubbio, le autorità in loco agito legalmente contro il fenomeno inaccettabile di furto d’acqua.” Insomma, non solo non c’era un povero padre che cercava l’acqua per la sua famiglia assetata, ma un furto d’acqua di dimensioni almeno artigianali; ma quando la polizia è intervenuta legalmente si è messo di mezzo un bambino ed è saltata fuori una telecamera per riprendere la scena: non esattamente uno strumento comune nelle case di poveri assetati che non hanno modo di soddisfare i loro bisogni più elementari. Trovate un buon commento a questo episodio qui:
http://www.jpost.com/Magazine/Opinion/A-Dose-of-Nuance-Peter-Beinarts-mis-identity-crisis
Sul piano più generale va detto che c’è una parte dedicata all’acqua negli accordi di Oslo, che Israele fornisce all’Autorità Palestinese (e anche alla Giordania) tutta l’acqua concordata e parecchia di più, che l’acqua in genere non viene dal sottosuolo di Giudea e Samaria, ormai molto impoverito dai pozzi abusivi di famiglie arabe come i Jaber e soprattutto inquinato dai loro scarichi senza controllo, ma dal Lago di Tiberiade, che è ben lontano dalla linea verde e ormai soprattutto dalla desalinizzazione dell’acqua di mare, per cui Israele è leader mondiale. Israele ha offerto negli anni scorsi all’Anp di costruire un impianto di desalinizzazione suo in territorio israeliano, sulla costa di Hedera, ma l’Anp ha rifiutato. Dagli anni Cinquanta un grandioso sistema di irrigazione attraversa tutto il paese e permette anche al Negev di ricevere l’acqua del Nord. Va aggiunto che le statistiche mostrano che c’è stata una grande espansione del consumo d’acqua in Giudea e Samaria (e anche specificamente nei territori amministrati dall’Anp) dal ’67 a oggi. Chiunque abbia fatto anche solo un giretto per questi territori non può non essere stato colpito dal fatto che vi siano campi fiorenti e ben irrigati e anche delle belle ville (arabe) con piscine. L’altro fatto è che i cittadini dell’Anp non sono molto abituati a pagare le utenze: c’è stato una vertenza molto violenta nei mesi scorsi (naturalmente non riportata dai giornali occidentali), quando l’ex primo ministro Fayyad ha cercato di far pagare le bollette elettriche ai suoi amministrati (e non c’è riuscito, sicché metà dei palestinesi ha l’elettricità a sbafo e l’Anp cerca di non pagare Israele che gliela fornisce) (http://jssnews.com/2013/03/30/hallucinant-pour-payer-les-dettes-palestiniennes-les-israeliens-devraient-payer-leur-electricite-3-plus-chere/ ) e lo stesso accade con l’acqua. Quando invece di pagamenti ritardati o abbonati ci sono degli allacciamenti abusivi, interviene la polizia israeliana per difendere la legalità e questo è il pretesto della confezione grezza della buglia che vi sto commentando.
Vale la pena di dire qualche cosa sull’atelier che ha perfezionato la confezione di questa storia. Si chiama Avaaz, pretende di avere 25.012.723 membri in tutto il mondo fra cui 796.634 in Italia, pari al 1.31 % della popolazione (ma sul loro sito si legge che solo “26,564 persone hanno fatto una promessa di donazione!” che non è certo tantissimo). Pretendono anche di aver intrapreso 142,286,518 azioni da gennaio 2007, il che fa circa 60 mila “azioni” al giorno, qualunque cosa siano. Persegue un confuso programma “progressista”, per cui l’appoggio ai palestinesi si accompagna a quello di quel funzionario americano della Cia Snowden che è passato ai russi con tutti i suoi segreti e un allarme per “Il disastro a pochi passi dalle nostre coste”, illustrato con la vecchia immagine del cormorano tutto sporcato di petrolio che era servita a suo tempo per la prima guerra del Golfo, che consisterebbe nel fatto che “Le grandi del petrolio stanno per trivellare ovunque in Italia e per impedire il disastro dobbiamo ripristinare i vincoli ambientali condonati l’anno scorso”. Insomma, una specie di movimento grillino di dimensioni internazionali, con la stessa confusione, ideologismo e propensione alla grancassa dei nostri Cinque stelle (anche se i due movimenti non si amano per ragioni di concorrenza, immagino).
Che interesse hanno per i Jaber? Non lo so, dicono di non prendere contributi da gruppi o individui sopra i 5000 dollari, quindi è probabile che non si tratti di un’azione di relazioni pubbliche commissionato da qualche paese arabo. Essendo ideologicamente nemici dell’Occidente, saranno convinti come molti all’estrema sinistra, che Israele sia l’avanguardia della nostra cattivissima civiltà in Medio Oriente. Ma sopratutto sanno che l’antisraelismo vende bene, che il sentimento antisemita diffuso fa sì che una campagna contro israele ottenga comunque consenso (e sottoscrizioni). E questo è l’ultimo fatto da tener presente pensando alla fabbrica delle bugie. Perché se le bugie grezze che si producono sotto il controllo dell’Anp non venderebbero senza l’elaborazione di stabilimenti più globali nei vecchi e nei nuovi media, anche questi ultimi non venderebbero senza una propensione del loro pubblico a comorare quelle bugie piuttostos che altre (o magari delle verità come quelle che si dovrebbero dire sulla Cina e sull’Iran e sull’Arabia Saudita e su…). Questo sentimento c’è e si chiama antisemitismo. Il problema vero è questo, la domanda di menzogne su Israele è più preoccupante dell’offerta.
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