volliTestata: Informazione Corretta
Data: 16 agosto 2013
Autore: Ugo Volli

Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

Cari amici,

conoscete tutti, immagino, quella barzelletta in cui un conferenziere spiega che la colpa dei mali del mondo è tutta degli ebrei e dei veterinari, qualcuno replica “ma scusi, perché dei veterinari?” e lui risponde: “Scusi lei, perché degli ebrei?”. Bene, per capire quel che succede oggi e magari meditarci un po’ in una giornata in cui anche i giornali non escono, vale la pena di farsi la stessa domanda, con la sola modifica di mettere Israele al posto degli “ebrei”: modifica ben autorizzata dal fatto che metà della popolazione ebraica mondiale vive oggi in Israele e soprattutto che terroristi e islamisti non ce l’hanno affatto con quel 20% dei cittadini israeliani che sono di etnia araba e di religione musulmana o cattolica, ma col restante 80%, che chiamano, coerentemente col loro fondamentale razzismo, “Yahud”, “l’ebreo”.

 


Hassan Rohani

Voi direte: ma dov’è il conferenziere che dice “tutta colpa degli ebrei, o di Israele? Be’, non lo dicono proprio così, puzza troppo di razzismo. Dicono: l’epicentro dei problemi del medio oriente è il conflitto israelo-palestinese, sottintendendo quel che hanno detto chiaro non solo il neo-presidente “moderato” dell’Iran Rohani, quando ha spiegato che “Israele è una ferita, un corpo estraneo nella regione, che va rimosso” (http://www.repubblica.it/esteri/2013/08/02/news/iran_il_primo_attacco_del_nuovo_presidente_rohani_israele_corpo_estraneo_da_estirpare-64165816/  e poi smentendolo in perfetto stile neosovietico, con la colpa al solo giornalista ufficiale ammesso a sentire le sue parole, che le avrebbe capite male –  leggete questa rettifica che farebbe la delizia di Breznev: http://iranpulse.al-monitor.com/index.php/2013/08/2551/source-of-rouhanis-distorted-israel-comments-revealed/? ).

La stessa cosa del resto hanno detto i buoni vescovi cristiani di molte denominazioni che hanno firmato l’appello “Kairos Palestine”. Una versione più diplomatica, diffusissima nella stampa e nella politica internazionale dice la stessa cosa in termini contorti “la chiave della soluzione di tutti i conflitti nel Medio Oriente è la pace fra Israeliani e Palestinesi”. Pace che naturalmente dev’essere raggiunta nei termini richiesti dalla parte araba, cioè con i “confini di Auschwitz” cioè le linee armistiziali del ’49, la distruzione di tutti gli insediamenti oltre quella linea con la conseguenza della distruzione economica e politica di Israele, il “ritorno” dei “rifugiati”, cioè di chiunque pretenda di avere un nonno o bisnonno che vivesse da quelle parti e sia poi emigrato, con la conseguente costruzione di una maggioranza araba. Se gli ebrei si levassero di torno, sarebbe tutto risolto: è la logica conclusione della posizione del conferenziere.

Bene abbiamo letto tutti che nei giorni scorsi c’è stata una battaglia di strada al Cairo, con parecchie centinaia di morti. E’ il risultato finale (per ora) di un braccio di ferro fra laici e islamisti, militari che va avanti da due anni: prima i laici hanno eliminato Mubarak (era un colpo di stato anche quello), poi la Fratellanza Musulmana ha eliminato i laici, ora i militari fanno fuori gli islamisti. Scusate, c’entrano i veterinari, secondo voi? No. E gli ebrei o Israele, che si è guardato bene dall’intervenire in questa storia, c’entrano? Se pensate di sì, mi sapete spiegare come esattamente sarebbe “colpa degli ebrei”?

La strage del Cairo ha oscurato completamente quella siriana, che va avanti anch’essa da un paio d’anni ed ha proporzioni quotidiane simili a quel che è successo al Cairo per un giorno solo, dato che i morti in Siria vanno da alcune decine ad alcune centinaia al giorno da mesi e mesi. Se ne parla solo per l’occasionale rapimento e forse l’uccisione di connazionali come il giornalista Domenico Quirico e il gesuita Paolo Dall’Oglio, che naturalmente speriamo tutti siano liberati presto e sani e salvi. Israele ha fatto un paio di mosse qui, ha rafforzato le difese sul Golan e ha distrutto con tre o quattro bombardamenti aerei mirati, degli armamenti ad alta tecnologia destinati a quanto pare a Hezbollah come pagamento del suo ingente impegno a favore di Assad – armamenti molto minacciosi per il territorio israeliano. Qualcuno, prima di questi episodi aveva scritto che Israele fosse favorevole al dittatore, perché è meglio un diavolo vecchio che si conosce che uno nuovo e ignoto. Ma poi ci ha pensato lo stesso Assad a dire che Israele era il suo nemico principale. Di nuovo: responsabili della terribile guerra civile siriana sono i veterinari? O invece gli israeliani? E perché gli israeliani?


L’ambasciatore Chris Stevens morto

Continuiamo. In Libia, dopo una guerra civile altrettanto aspra, anche se più veloce di quella siriana, conclusa da un intervento internazionale, regna il caos. Non si capisce chi governa, qualche mese fa gli islamisti hanno ammazzato l’ambasciatore americano e l’amministrazione Obama ha fatto solo delle ridicole mosse di copertura, accusando dell’accaduto un film pornografico su Maometto girato in California da un copto, annunciando arresti e rappresaglie che non ci sono state affatto. C’è molta puzza di bruciato in questa faccenda e alcuni la collegano anche alla stranissima malattia che ha reso indisponibile la Clinton alla fine del suo mandato di segretario di stato. Come che sia: c’entrano i veterinari? E gli ebrei? Se sì, perché?


Rached Ghannouchi, leader del partito islamista Ennahda

In Tunisia c’è un governo islamista simile a quello egiziano fino a due mesi fa (e a quello turco). La repressione legale dello stile di vita occidentale e in particolare delle donne è durissima. Due capi dell’opposizione democratica, a distanza di pochi mesi l’uno dall’altro, sono stati ammazzati a colpi di pistola. La stessa pistola, in un paese dove le armi non mancano, tanto per chiarire che non si tratta di due casi separati. C’entrano i veterinari? Gli ebrei che a Tunisi e Djerba ci sono ancora, seppure in numeri limitati e con grandi problemi, mentre in Egitto e in Siria sono tutti scappati?


Nouri al Maliki

Vogliamo andare avanti? In Iraq c’è la guerra civile interaraba, un po’ come in Siria: i sunniti organizzati da Al Qaeda attaccano gli sciiti al governo, che sono agli ordini dell’Iran. I curdi cercano di starne fuori e di consolidare un loro abbozzo di stato. Anche qui i morti si contano a decine al giorno in media. C’è guerra civile endemica in Yemen e il conflitto non è chiuso neppure in Bahrein. C’entrano gli israeliani, magari con l’aiuto di poteri magici dato che non se ne trova uno per migliaia di chilometri?


Recep Tayyip Erdogan

In Turchia e in Iran vi sono due governi autoritari (a dir poco), che mettono in galera o ammazzano gli oppositori e esportano guerra dappertutto intorno a loro. Erdogan, che ha la faccia spiritata sempre più somigliante a quella del Führer, ha avuto la faccia tosta di chiedere l’intervento dell’Onu, della Lega Araba, dello spirito santo per condannare la brutale repressione contro i poveri fratelli musulmani (che devono essere suoi cugini, visto che sono entrambi islamisti). Proprio lui che ha fatto condannare l’altro giorno il capo di stato maggiore dell’esercito all’ergastolo e che continua a reprimere con la forza bruta la protesta di Istanbul (anche di questo sui giornali italiani non si parla più, ma gli sgomberi, i pestaggi, gli arresti ecc. proseguono ancora). C’è qualcuno, nell’ambiente di Erdogan, che ha sostenuto nelle scorse settimane che le manifestazioni erano un frutto della congiura demo-pluto-giudaica contro di lui, e gli iraniani hanno annunciato con clamore di aver catturato un falco spia, risultato poi essere un semplice uccello con l’anellino sulla zampa che gli zoologi di tutto il mondo usano per rilevare i movimenti dei migranti. Ma insomma, c’entrano o no i veterinari? (Nell’ultimo caso forse sì…) E gli ebrei? Magari quelli delle comunità locali, costretti a fare dichiarazioni “patriottiche” per allentare un po’ la pressione su di loro?

Resta infine il territorio fra il Giordano e il Mediterraneo, dove in effetti il conflitto fra lo stato di Israele e i gruppi arabi che si dichiarano palestinesi esiste: il terrorismo quotidiano dei razzi kassam, delle pietre e degli accoltellamenti non è sparito, anche se le condizioni di sicurezza generali migliorano per tutti. Le Ong fanno del loro meglio per seminare zizzania, l’Europa ha la strana pretesa di stabilire dove debbono correre i confini di stati che non ne fanno parte, l’America cerca un successo propagandistico con trattative che rischiano di essere solo una perdita di tempo (ma intando ha ottenuto la liberazione di alcuni assassini che se avessero agito sul suo territorio sarebbero certamente stati mandati alla sedia elettrica). Certo che gli ebrei c’entrano, qui. Ma, escludendo il suicidio puro e semplice di Israele, qualcuno può seriamente dire che un accordo di pace più o meno ambiguo e pasticciato, fermerebbe la guerra? Con Hamas che ha appena dichiarato di non ritenersi vincolato ad alcun accordo voglia eventualmente fare Abbas? Coi terroristi appena liberati che dicono che quel tanto di progresso hanno fatto gli arabi dalla loro parte è merito della macelleria che hanno compiuto loro? Con l’esaltazione continua del terrorismo, il lavaggio del cervello dei bambini fatto a scuola, alla televisione, dappertutto, pensate davvero che la violenza cesserebbe con una belle stretta di mano fra Netanyahu e Abbas sul prato della Casa Bianca? L’altra stretta di mano, quella fra Arafat e Peres non segnò affatto la fine della violenza, ma la sua intensificazione. E dopo gli incontri fra Barak e lo stesso Arafat, con l’offerta del 90% e passa di Giudea e Samaria, quest’ultimo fece partire la grande ondata terroristica detta “seconda intifada”.

Insomma, non raccontiamoci storie, la pace in Medio Oriente non è affatto in mano agli ebrei (né ai veterinari, credetemi). Come i terremoti nascono dalle faglie, da attriti accumulati nel tempo, così oggi il Medio Oriente è in mezzo a tre grandi movimenti o conflitti di dimensioni secolari: quello fra sciiti e sunniti, che ha impegnato il mondo islamico ininterrottamente da mille e trecento anni, con guerre terribili e ininterrotte; quello fra Islam e Europa, che dura da altrettanto tempo  (spesso è stato meno importante dell’altro, ma oggi siamo nella fase del rimbalzo islamico dopo le sconfitte degli ultimi tre secoli ed è in corso il terzo tentativo di conquista dell’Europa dopo quello arabo fra il 700 e il 1100 e quello turco fra il 1300 e il 1700). E infine il conflitto fra società tradizionali e modernità, con il suo portato di libertà di comunicazione e di religione, di indipendenza delle donne, di libera scelta degli stili di vita. In Europa si è combattuto negli ultimi quattro secoli, ma ora esso riguarda tutto il mondo. Tutti e tre i fronti sono aperti in Medio Oriente, mescolandosi in modo variabile nel tempo e nello spazio. Ditemi: c’entrano i veterinari? E gli ebrei? Nessuna meraviglia che la situazione sia esplosiva, nessuna speranza che smetta di esserlo: un conflitto del genere si può solo gestire con lucidità e senso strategico, non certo conciliare con un accordo di pace locale o qualche stupido buonismo.

 

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