Gli ebrei americani: “Grillo studi la storia”.
Fanno discutere le recenti dichiarazioni in aula del deputato del M5S, Manlio Di Stefano, che per protestare contro l’apertura degli Europei under 21 di calcio a Tel Aviv il 5 giugno prossimo, ha chiesto al ministro dello Sport Josefa Idem di “non rimanere in silenzio” e di esprimere nell’occasione “solidarietà al popolo palestinese”.
Il Movimento 5 Stelle non conosce la storia, peggio “la mistifica, la ribalta, la falsifica”. A sostenerlo, ieri, era la Comunità ebraica romana (Cer) che, sul proprio sito, ha preso di mira l’intervento del deputato a 5 Stelle Manlio Di Stefano il quale, in un suo intervento in aula dello scorso 21 maggio – in polemica con l’imminente svolgimento della fase finale degli europei under 21 di calcio in Israele – ha chiesto al ministro dello Sport Josefa Idem di “non rimanere in silenzio” e di esprimere nell’occasione “solidarietà al popolo palestinese”.
Di Stefano, osservando polemicamente che il torneo si inaugurerà il 5 giugno, data dell’anniversario dell’inizio della Guerra dei Sei Giorni del 1967, si è riferito a quell’evento storico come a un “attacco” israeliano. E la comunità ebraica romana non ha gradito. Ora arriva una bacchettata a Grillo anche dagli Stati Uniti. E un invito esplicito ad andarsi a studiare la storia.
“Dal momento che il Movimento 5 Stelle afferma che tutte le dichiarazioni fatte da suoi rappresentanti riflettono la linea ufficiale del partito – afferma l’American Jewish Committee in una nota diffusa dal suo rappresentante in Italia e presso la Santa Sede, Lisa Palmieri-Billig – vogliamo augurarci che quando si tratta di occuparsi del conflitto israelo-palestinese, i suoi portavoce, armati di una conoscenza oggettiva della storia, avranno come scopo quello di trovare strategie per la pace, piuttosto che cercare l’occasione di provocare nuovi conflitti”.
La presa di posizione dell’associazione ebraica si riferisce alle recenti dichiarazioni del deputato del M5S, Manlio Di Stefano, che, riepiloga la nota, “nell’indire una protesta contro l’apertura dei Giochi UEFA a Tel Aviv il 5 giugno prossimo con il pretesto che questa data segna l’inizio della guerra del giugno 1967 che ha provocato l’annessione israeliana di Gaza, Gerusalemme Est, la Cisgiordania e le alture del Golan, mostra una triste lacuna nella conoscenza del contesto storico”.
Perché si tira in ballo l’ignoranza storica? “All’epoca infatti, – sottolinea l’AJC – nessuno dei territori contesi erano sotto il controllo palestinese: non era mai esistito uno Stato indipendente palestinese. Erano invece tutti nelle mani degli Stati arabi confinanti. Gaza apparteneva all’Egitto, Gerusalemme Est e la Cisgiordania erano state annesse dalla Giordania – annessione che fu riconosciuta da due sole nazioni al mondo – mentre le alture del Golan erano siriane”.
“La Penisola del Sinai, anch’essa conquistata da Israele, – prosegue l’AJC – fu poi restituita all’Egitto a seguito del trattato di pace siglato nel 1979 assieme al presidente egiziano Anwar Sadat. Poco prima che scoppiasse la guerra, l’Egitto chiuse l’accesso al Mar Rosso alle navi israeliane, convinse l’Onu a ritirare le sue forze di pace, ed assieme alla Siria, ammassò truppe al confine nell’esplicita minaccia di invadere Israele (la cui superficie è un cinquantesimo di quella dell’Egitto). Anche la Giordania acconsentì alla richiesta egiziana di entrare a far parte dell’alleanza. Il leader giordano dell’epoca, Re Hussein, ammise in seguito che ciò fu un errore”.
“Per quanto riguarda l’aspetto religioso, malgrado un armistizio formale, – è la ricostruzione dell’associazione ebraica – la Giordania impedì sempre agli israeliani l’accesso a Gerusalemme Est per pregare nei luoghi sacri all’Ebraismo, molti dei quali furono profanati. Nessuno di questi paesi arabi fece pressione alcuna per la creazione di uno Stato per il popolo palestinese, quando avevano la terra ed i mezzi per farlo. Il mondo arabo – commenta l’AJC – si trovò unanime solo nel negare il diritto ad esistere di Israele, a cominciare con il rifiuto del piano di spartizione in due stati votato dalle Nazioni Unite nel 1947”.
Va inoltre ricordato – afferma l’AJC rivolto a M5S – che quando Israele offrì terra in cambio di pace al termine delle ostilità, la risposta unanime delle nazioni arabe fu quella espressa nella dichiarazione di Khartoum del 1 settembre 1967: Nessuna pace, nessun riconoscimento, nessun negoziato con Israele“.
Da: IlGiornale.
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