downloadTestata: Informazione Corretta
Data: 08 maggio 2013
Autore: Ugo Volli

Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli.

Gerusalemme non è una colonia, è la capitale di Israele.

Cari amici,

il 7 giugno di quarantasei anni fa, alle dieci di mattina la cinquantacinquesima brigata di paracadutisti dell’esercito israeliano, comandata dal generale Motta Gur, irruppe oltre le linee nemiche attraverso la Porta dei Leoni, a nord del monte del Tempio, e liberò Gerusalemme da diciannove anni di occupazione giordana. La frase  con cui Gur annunciò alla radio che “Har haBait beyedeinu”, abbiamo conquistato il monte del Tempio, è rimasta nel cuore di tutti gli israeliani.  Nel calendario ebraico quella data è il 28 del mese di Yiar che quest’anno cade oggi. Per questa ragione oggi in Israele è “Yom Jerushalaim”, la festa di Gerusalemme. Vale pena di rivedere il filmato di quella conquista storica anche se tremolante e in bianco e nero (lo trovate qui http://www.youtube.com/watch?v=__f3-j_2DN0) e di rivederne le fotografie (http://www.templeinstitute.org/temple_mount_liberation.htm). Con la bandiera israeliana sopra il Monte del Tempio si realizzava un sogno millenario.


Gen. Motta Gur

Noi italiani dovremmo essere molto sensibili a questa circostanza: la conquista della Porta dei Leoni è in qualche modo equivalente alla breccia di Porta Pia; ma con alcune differenze. Prima del 1871 Roma non era mai stata la capitale dell’Italia, anche perché non c’era mai stata un’Italia per questo, ma l’aspirazione alla “città eterna” era diffusa nella cultura italiane e sparsa per tutta la sua letteratura. Roma per un millennio e mezzo era stata capitale di un altro Stato di importanza internazionale, quello della Chiesa, che l’aveva messa al centro della politica internazionale, dei pellegrinaggi e dei pensieri di milioni di cristiani e l’aveva magnificamente arricchita di opere d’arte.  La legittimità della conquista, dovuta in ultima istanza all’affermazione degli stati nazionali, era stata perciò messa in discussione da molti Stati e accettata dal Vaticano solo col concordato del ’29 , cinquantotto anni dopo i fatti.


Soldati israeliani al Muro Occidentale (1967-2007)

Gerusalemme era stata invece, per circa un millennio, fra i tempi di Re Davide e la definitiva conquista romana, con la sola interruzione di alcune occupazioni straniere abbastanza brevi, la capitale di uno stato ebraico  autonomo e a lungo del tutto indipendente. Dopo la conquista romana del 70, non era più stata capitale di nulla, prima dipendendo da Roma, poi da Costantinopoli, poi ancora da Damasco, dal Cairo, da Istanbul. Vi fu solo un regno cristiano che la elesse capitale fra il 1099 e il 1187. Era un luogo desolato e abbandonato dal potere islamico che la occupava: le descrizioni dei viaggiatori sono assolutamente eloquenti e del resto è facile vedere che i monumenti storici della città sono dell’ebraismo antico e della cristianità, solo in piccola parte islamici – anche l’impianto delle moschee sul Monte del Tempio risente dei fondamenti ebraici, romani e cristiani. Non vi è niente di simile alla bellezza delle grandi moschee turche, siriane, spagnole. A parte i periodi di violenta persecuzione, la presenza ebraica non smise mai di essere dominante nella città e già verso il 1845 erano 7000 sui 15000 abitanti della città (mentre i musulmani, come i cristiani contavano per un quarto della popolazione).


I paracadutisti di Motta Gur prima di entrare a Gerusalemme

L’occupazione giordana fra il ’49 e il ’67 fu tremenda, le case del quartiere ebraico e le sue sinagoghe furono abbattute con la dinamite, le lapidi delle tombe sul Monte degli ulivi usate per lastricare le strade, fu fatta una completa pulizia etnica di Gerusalemme e di Hebron, dove gli ebrei vivevano da millenni, oltre che di tutto il territorio circostante, a nessuno fu consentito di pregare nei luoghi santi ebraici e neppure a quelli cristiani se proveniva dal terriotorio israeliano. Bisogna pensarci perché questo è lo statuto dei luoghi che vorrebbero “restaurare” i dirigenti dell’Anp e questo ciò che implicitamente appoggia chi li aiuta nelle loro rivendicazioni.

La liberazione ebraica di Gerusalemme diede finalmente alla città l’importanza storica che aveva, ne fece di nuovo la capitale di Israele (e chi si rifiuta di riconoscerla, anche con la stupida guerricciuola onomastica sui giornali, nega la storia, come se citasse ancora Firenze o Torino come capitali d’Italia); la ripulì, le restituì l’antica bellezza, l’arricchì di musei e opere d’arte, la restituì al ruolo di una delle città più importanti e più amate del mondo. Conservò appieno la sua libertà religiosa. Chi è stato a Gerusalemme sa benissimo che il culto al Santo Sepolcro e in tutte le altre chiese è libero, com’è libero quello delle moschee del Monte del Tempio (con un sacrificio enorme, perché quello è il luogo più santo per l’ebraismo) e in tutte le altre moschee che punteggiano la città, come moltissimi altri luoghi nel territorio di Israele. I pellegrini arrivano da tutto il mondo, e semmai sono gli islamisti a proibire per odio a Israele ma con scarso successo che i musulmani visitino la città e le sue moschee.

Oggi è dunque un giorno di festa per tutti coloro che amano Gerusalemme, non solo per gli ebrei. Chi pensasse di tornare a una divisione della città come nei diciannove terribili anni dell’occupazione giordana, commetterebbe non solo un’errore storico, ma un crimine culturale e umanitario, come chi volesse di nuovo dividere Berlino in due parti con un muro in mezzo. Dove un tempo si sparava e crescevano le erbacce, oggi sono giardini, centri culturali, meravigliosi scavi archeologici. Dove c’erano divieti e intolleranze oggi c’è libertà e apertura, dove si negava la storia, oggi la si studia e la si esplora. Gerusalemme è un tesoro dell’umanità intera, da un certo punto di vista, come pensavano gli antichi, il centro del mondo. Perché continui ad esserlo, deve stare nelle mani di chi l’ha costruita, fondata e rifondata, di chi l’ha messa al centro della propria tradizione religiosa, il popolo ebraico. Il Monte del tempio nelle nostre mani, come diceva il generale Gur, è Gerusalemme per tutta l’umanità.

 

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