Perché Boston?
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli
Cari amici,
nella grande turbolenza politica dei giorni scorsi, i giornali italiani non hanno prestato molta attenzione alle indagini sugli attentati di Boston e alla scoperta dei loro colpevoli (trovate qui le notizie riportate da Informazione Corretta:http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=999920&sez=120&id=48849). Eppure una riflessione sarebbe utile, anche per capire perché non solo i media italiani ma anche i “grandi giornali” europei e americani abbiano bruscamente ridotto l’interesse su questa faccenda.
Com’è andata si sa, l’attentato è opera di due fratelli ceceni, uno ucciso e l’altro catturato dopo un lungo inseguimento. Erano stati segnalati dai servizi segreti russi, interrogati dagli americani, che forse si illudevano per infiltrare i movimenti terroristi, com’era accaduto nel caso di Merah, l’assassino di Tolosa. Furono aiutati economicamente dalla città di Boston (http://atlasshrugs2000.typepad.com/atlas_shrugs/2013/04/jizya-in-the-homeland-city-of-boston-gave-subsidy-to-jihad-bombing-suspects-radical-mosque.html ). Comunque erano militanti islamici, altamente fanatizzati, allievi di un imam estremista (http://www.nypost.com/p/news/international/bomb_cleric_fanned_flames_xSSk2xljKzS4oq55z4wsvK?), eredi della tradizione terrorista cecena (http://joshuapundit.blogspot.it/2013/04/the-two-boston-marathon-bombers-and.html ), quella che alcuni hanno chiamato la “Al Queida bianca” (http://www.loccidentale.it/node/121128 ). Erano stati di recente per alcuni mesi nel Caucaso ad allenarsi (c’era passato anche Merah, a quanto pare), ma nessuno aveva pensato di fermarli (Vi invito a leggere questo articolo dei Debka filkes, che spesso esprimono posizioni vicine ai servizi segreti israeliani:http://www.debka.com/article/22914/ ) .
Bisogna chiedersi innanzitutto perché in questo momento due tipi così abbiano compiuto un attentato del genere. L’America non è certo coinvolta nella repressione cecena, anzi storicamente l’ha contrastata. Si è ritirata dall’Iraq (lasciandolo in mano agli islamisti sciiti), se ne sta andando dall’Afganistan (con esiti probabilmente analoghi a favore dei talebani). Non c’è nulla di specialmente antislamico a Boston, né nella maratona. Allora perché? Perché ignorare un debito di gratitudine che qualunque persona normale, provenendo da un territorio devastato come la Cecenia e ospitato pacificamente e generosamente dagli Stati Uniti dovrebbe naturalmente provare?
La risposta è una sola: odio. Il sistema politico islamico (che non è distinto dalla “religione” dell’Islam, la nozione della religione come distinta dalla politica è un costrutto culturale cristiano, che non vale per l’Islam, ma neppure per buddhismo, confucianesimo, ebraismo e la maggior parte delle “religioni” storiche) non sopporta l’idea di poteri e territori non musulmani, crede di dover fare loro la guerra e conquistarli; in particolare non accetta che vi sia qualcuno più potente della comunità islamica: questa è la “colpa” degli Stati Uniti e dell’Europa, non solo di Israele. E questo spiega gli infiniti atti di odio gratuito – o se preferite di guerra – che i musulmani hanno portato contro l’Occidente, da quando si sono diffusi in esso e hanno capito di poterlo ferire: gli attentati alle due Torri, alla metropolitana di Londra, alla stazione ferroviaria di Madrid, per citare solo gli episodi più clamorosi. E il fatto che essi siano regolarmente stati oggetto di festeggiamenti popolari, com’è accaduto anche di quest’ultimo a Gaza (http://www.focusonisrael.org/2013/04/16/attentato-boston-gaza-festeggiamenti/). Guardate qui altri festeggiamenti (http://www.israelnewsagency.com/bostonmarathonterrorattackpalestiniansdancingcandygazaobamahamasislamicjihadhezbollahiran48041513.html) e ascoltate il discorso francamente mafioso di un imam egiziano a proposito dell’attentato (http://www.memri.org/clip/en/0/0/0/0/0/0/3807.htm). Queste sono cose che si sanno, ma su cui vale la pena di riflettere, perché implicano che la natura islamica di questo terrorismo non è casuale, ma ha a che fare con la dimensione più propria e caratteristica della politica musulmana.
La risposta è una sola: odio. Il sistema politico islamico (che non è distinto dalla “religione” dell’Islam, la nozione della religione come distinta dalla politica è un costrutto culturale cristiano, che non vale per l’Islam, ma neppure per buddhismo, confucianesimo, ebraismo e la maggior parte delle “religioni” storiche) non sopporta l’idea di poteri e territori non musulmani, crede di dover fare loro la guerra e conquistarli; in particolare non accetta che vi sia qualcuno più potente della comunità islamica: questa è la “colpa” degli Stati Uniti e dell’Europa, non solo di Israele. E questo spiega gli infiniti atti di odio gratuito – o se preferite di guerra – che i musulmani hanno portato contro l’Occidente, da quando si sono diffusi in esso e hanno capito di poterlo ferire: gli attentati alle due Torri, alla metropolitana di Londra, alla stazione ferroviaria di Madrid, per citare solo gli episodi più clamorosi. E il fatto che essi siano regolarmente stati oggetto di festeggiamenti popolari, com’è accaduto anche di quest’ultimo a Gaza (http://www.focusonisrael.org/2013/04/16/attentato-boston-gaza-festeggiamenti/). Guardate qui altri festeggiamenti (http://www.israelnewsagency.com/bostonmarathonterrorattackpalestiniansdancingcandygazaobamahamasislamicjihadhezbollahiran48041513.html) e ascoltate il discorso francamente mafioso di un imam egiziano a proposito dell’attentato (http://www.memri.org/clip/en/0/0/0/0/0/0/3807.htm). Queste sono cose che si sanno, ma su cui vale la pena di riflettere, perché implicano che la natura islamica di questo terrorismo non è casuale, ma ha a che fare con la dimensione più propria e caratteristica della politica musulmana.
Questo è un fatto che urta sgradevolmente contro l’ideologia terzomondista che è dominante in gran parte della sinistra. E’ la ragione per cui buona parte dei giornali, fino a quando non sono stati scoperti i colpevoli, ha cercato di indicare altre responsabilità più politicamente corrette (l’estremismo di destra, il “suprematismo” bianco ecc.) e poi se ne sono stati più zitti possibile, o hanno addirittura mostrato simpatria per gli assassini, come ha fatto il New York Times (http://www.jihadwatch.org/2013/04/new-york-times-shows-sympathy-for-boston-jihad-murderers.html). Direte: sono fatti loro, se antepongono l’ideologia ai fatti. Sì, loro e dei loro lettori, peccato che si autodefiniscano i “migliori” giornali. Qualcosa del genere del resto è accaduto in Italia e non solo al “Fatto” e al “Manifesto”, ma anche a “Repubblica”.
Più grave è però che questa linea coinvolga la polizia e la direzione politica, perché mina la sicurezza di tutti. Nel manuale operativo dell’FBI, il terrorismo islamico non compare, anzi è strettamente proibito indicare delle matrici collettive dei crimini politici (http://www.breitbart.com/Big-Peace/2013/04/20/Flashback-FBI-Training-Manual-Purged-References-To-Islamic-Terror ). E’ una decisione recente, assunta dall’amministrazione Obama. Del resto lo stesso presidente non ha fatto menzione dell’Islam nel suo discorso successivo agli arresti (http://www.breitbart.com/Big-Government/2013/04/20/Obama-Laying-Foundation-to-Deemphasize-Potential-Radical-Islam-Ties-of-Boston-Bombers ) e ha steso un velo pietoso (o piuttosto: corretto) sull’origine dell’attentato (http://www.breitbart.com/InstaBlog/2013/04/20/The-Terrorists-Didn-t-Fail ).
Conclusione: alcuni hanno definito “artigianale” quest’attentato, realizzato con materiali di facile reperibilità. Sono gli stessi che definiscono artigianali i razzi che seminano terrore e qualche volta anche sangue e morte nel sud di Israele (e che fra l’altro hanno ripreso a cadere con impressionante continuità). Ma il fatto che siano fabbricati in casa e non solo realizzati con la grande logistica di Al Queida rende più grande il pericolo, non lo minimizza affatto. E mostra come quel che domina le relazioni politiche fra Occidente e l’Islam è un odio unidirezionale, violento e mortale. Rendersi conto di ciò e trarne le conseguenze politiche necessarie è un dovere per tutti, in particolare per chi influenza l’opinione pubblica o è responsabile della sicurezza collettiva.
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