Parola dei Fratelli musulmani: stuprare la moglie non è reato.
Il partito al potere in Egitto illustra il vademecum per le coppie. Il rapporto tra coniugi non è paritario, perché lui è “il guardiano”.
Due anni fa la Primavera Araba scaldava le piazze egiziane, faceva fremere i cuori di liberali e progressisti.
In quei giorni radiosi i Fratelli Musulmani erano i rivoluzionari, il nuovo che avanza, i portabandiera dell’Islam moderato.
Chi non ci credeva era un bieco conservatore, reazionario e illiberale. Ora i musulmani «moderati» governano e possono finalmente esibire il loro volto illuminato. Dopo aver imposto una Costituzione basata sulla sharia ed aver spedito la polizia a far piazza pulita degli oppositori ora incominciano a far capire come la pensano in tema di diritti e libertà femminili. La prima opportunità arriva mercoledì scorso al Palazzo di Vetro durante i lavori per l’approvazione di una dichiarazione contro le violenze sulle donne. Per l’occasione anche i delegati egiziani nominati dal regime dei Fratelli Musulmani decidono, per la prima volta, di elencare in un documento ufficiale le proprie opinioni. Che sono, va detto, assolutamente esemplari. Prendiamo la questione della violenza sessuale tra le mura domestiche. A dar retta all’Onu ogni donna dovrebbe poter denunciare il coniuge che la costringe a far sesso con la forza. Agli occhi illuminati dei Fratelli Musulmani quella proposta appare insensata e liberticida. Permettere di denunciare il proprio marito, obbietta il loro documento, non ha semplicemente senso. Un marito ha, insomma, il diritto di sbattersi la moglie come e quando gli pare. Anche se lei si ribella. Anche se non vuole. Ma se la prende con la forza non deve certo venir giudicato alla stregua di chi stupra un’estranea. Né, Dio ce ne scampi, venir sottoposto alle stesse pene. Del resto – come spiega la signora Pakinam el Sharkawi, delegato egiziano all’Onu e consigliere del presidente Morsi – la questione nel suo Paese semplicemente non esiste. «Stupro maritale, sarà mica un problema reale?» risponde stupefatta ad un giornalista del New York Times che le chiede delucidazioni.
Le obiezioni non si fermano qua. Prendiamo i rapporti in famiglia. Pensare ad un rapporto paritario tra marito e moglie non ha – secondo il documento della Fratellanza – alcun senso. Bisogna, invece, pensare al coniuge maschio come al «tutore» della propria donna. Le ricadute di questa riflessione riguardano anche le figlie femmine che, in caso d’eredità, non possono certo illudersi d’aver gli stessi diritti dei maschietti.
La dottrina dei Fratelli Musulmani impone, inevitabilmente, anche la cancellazione della riforma del codice familiare introdotta a suo tempo dal dittatore Hosni Mubarak su ispirazione della moglie Suzanne. «La legge – obbiettano i visionari rappresentanti dei Fratelli Musulmani all’Onu – non può cancellare la necessità di un consenso del marito su questioni come i viaggi, il lavoro e l’uso di prodotti contraccettivi». Queste obiezioni – che se lette tra i banchi del Palazzo dell’Onu possono far sorridere – in Egitto sono già prassi. «Una donna può soltanto vivere all’interno di un perimetro controllato e deciso dall’uomo di casa», spiega sempre il professor Osama Yehia Abu Salam, un esperto di diritto familiare del Cairo scelto dai Fratelli Musulmani per insegnare alle donne come diventare consulenti matrimoniali. E se una moglie si lamenta d’esser stata picchiata dal marito non ci si può limitare ad ascoltarla. Bisogna, invece, aiutarla a comprendere le proprie colpe in quel che le è successo. Perché, come insegna sempre il gentile professor Osama, «lui sarà anche da biasimare, ma lei ha quasi sempre il trenta o il quaranta per cento delle colpe».
Da:IlGiornale
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