Israele – Raggiunto l’accordo per il governo.
Nell’immagine, la stretta di mano tra Netanyahu e Lapid alla cerimonia di insediamento della nuova Knesset.
Fiato sospeso fino all’ultimo, ma anche per Israele è fumata bianca: a due giorni dalla scadenza del termine concesso a Benjamin Netanyahu per dare vita a una maggioranza in grado di governare il paese, le tre principali formazioni della Knesset, Likud-Beytenu (31 seggi), Yesh Atid (19 seggi) e Habayit Hayehudi (12 seggi) hanno raggiunto un compromesso di governo, che comprenderà anche Hatnua di Tzipi Livni (6 seggi).
Il principale protagonista si è rivelato senz’altro l’ex giornalista Yair Lapid. Il leader di Yesh Atid, alla prima esperienza politica, si è dimostrato un negoziatore abile, capace di dare vita a una solida alleanza strategica con il leader della ultradestra religiosa Naftali Bennett per mettere alle strette Netanyahu e massimizzare i risultati. E così i partiti haredim, il sefardita Shas e l’ashkenazita Yahadut HaTorah sono rimasti fuori dal governo, caso non unico ma comunque raro nella storia dello Stato ebraico, e soprattutto delle amministrazioni guidate dal Likud. Imposta dall’asse Lapid-Bennett anche una notevole cura dimagrante all’esecutivo, che passa dai trenta ministeri dello scorso mandato a ventuno più il premier. Mercoledì, a pochissimi giorni dalla scadenza, l’ultima grande battaglia, quella per il Ministero dell’Educazione, con Netanyahu deciso a riconfermare l’uscente Gideon Sa’ar e Lapid pronto a non firmare l’accordo senza l’affidamento dell’incarico al rabbino Shai Piron, numero due di Yesh Atid. A mediare tra i due lo stesso Bennett, che si è mantenuto fedele all’alleanza con Lapid, riuscendo però a sbrogliare la matassa. Rav Piron sarà dunque il titolare dell’Educazione, mentre a Sa’ar andrà il Ministero degli Interni, che in fasi precedenti del negoziato si era ipotizzato venisse invece assegnato a Yesh Atid. Che ha dovuto anche rinunciare alla posizione di Ministro degli Esteri per il suo numero uno, posizione che verrà mantenuta da Netanyahu in attesa di essere restituita al leader di Beytenu Avigdor Lieberman, dimessosi dall’incarico che ricopriva già nella precedente amministrazione per vicende giudiziarie e pronto a riassumere la carica non appena prosciolto dalle accuse di frode. Lapid ha invece accettato la cruciale ma scomoda posizione di Ministro delle Finanze. Il Likud può dirsi soddisfatto anche per aver mantenuto un altro ministero di peso, quello della Difesa, che verrà assegnato a Moshe Ya’alon, già comandante in capo dell’esercito, ma anche per il mantenimento della maggioranza all’interno del governo (12 ministri, contro i dieci di tutte le altre formazioni messe insieme). Bottino importante anche per Habayit Hayehudì: oltre al Ministero del Commercio, Industria e Lavoro allo stesso Bennett, la formazione politica di riferimento degli abitanti degli insediamenti incassa anche la leadership della Commissione finanze della Knesset e il cruciale dicastero della Casa, che nell’ultimo governo era detenuto da Ariel Atias dello Shas. L’eccessivo prezzo delle abitazioni è stato una delle questioni al centro delle proteste sociali nell’estate 2011. E oltretutto, sono in molti ad accusare i criteri di assegnazione di fondi o agevolazioni di essere ritagliati in modo da favorire le giovani coppie haredim. Ma il Ministero contiene anche la delega alla questione degli insediamenti. Che ovviamente per Bennett rimane centrale. E certo, le istanze di Habayit Hayehudì in questa prospettiva, non saranno facili da conciliare con quelle di Tzipi Livni, Ministro della Giustizia e delegata ai negoziati con i palestinesi, che sogna di ottenere passi concreti nella direzione della pace.
In corso di perfezionamento tutti i dettagli dell’accordo, mentre Netanyahu riceve gli scontenti del suo partito, esponenti della vecchia guardia rimasti senza cariche di rilievo, e giovani astri nascenti, che dopo aver ottenuto ottimi risultati alle primarie del Likud si sono visti messi da parte.
La presentazione al presidente israeliano Shimon Peres dovrebbe avvenire al termine dello Shabbat, e l’insediamento ufficiale del governo all’inizio della prossima settimana. Giusto in tempo per accogliere il presidente degli Stati Uniti Barack Obama in arrivo in 20 marzo.
Rossella Tercatin twitter @rtercatinmoked
(14 marzo 2013)
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