Gli autobus, la storia e Pallywood.
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli.
A sinistra: ”Pallywood”, ovvero… ” stando alle fonti palestinesi…”
Le menzogne antisraeliane si ripetono ogni giorno, c’è addirittura un marchio di fabbrica, Pallywood, per indicare l’industria della diffamazione filopalestinese. Oggi vi parlo di un episodio minore, ma piuttosto significativo per quel che tecnicamente si chiama la sua ricezione, cioè il modo in cui è stato accolto in Italia. La storia è questa: in Giudea e Samaria vi sono delle linee regolari di autobus che portano gli abitanti degli insediamenti ebraici in varie città israeliane. Gli arabi che non abitano nelle cittadine ebraiche ma nei loro villaggi circostanti, se hanno il permesso di entrare in Israele, prendono di solito questi bus fermandoli sulla strada, il che non è ovviamente molto comodo.
Il ministero dei trasporti israeliano ha incaricato una società di istituire delle nuove linee che partono dai villaggi palestinesi (dove gli israeliani in linea di massima non hanno il permesso di entrare) e sono diretti anch’essi alle città israeliane. E’ evidentemente un servizio a favore dei palestinesi. Fra l’altro, se si crede alla rivendicazione di statualità dell’Anp, si tratta di linee internazionali, che nessuno stato è ovviamente obbligato a sostenere. Ma Israele ha deciso di farlo lo stesso. Vi sono così linee prevalentemente al servizio degli israeliani che abitano nei villaggi e nelle cittadine oltre la Linea Verde e linee per i palestinesi che abitano nei loro paesi. Per una legge che è stata fatta valere negli ultimi anni prevalentemente contro i charedim, non vi può essere nessuna discriminazione sui trasporti israeliani: né per sesso, né per religione, né per appartenenza etnica. E quindi le linee in questione non segregano affatto per nazionalità. Niente impedisce che un ebreo salga sulla linea dedicata ai villaggi palestinesi o un arabo a quella dedicata alle cittadine israeliane, posto che abbia il diritto legale di andare a destinazione o si fermi durante la strada. La fonte è qui:http://www.israelnationalnews.com/News/Flash.aspx/263505#.UTSvxDCQXbM. Notate che la divisione fra villaggi arabi e israeliani è voluto innanzitutto dall’Anp, che non vuole “neanche un ebreo sul suo territorio”, come ha ripetutamente dichiarato il loro presidente Mahmoud Abbas ed è continuamente ripetuto da tutti. Naturalmente in questa storia bisogna tener conto che non siamo fra Frosinone e Roma o fra Asti e Torino, ma in un territorio battuto dal terrorismo, che decine di volte se l’è presa con gli autobus, bersaglio facile e indifeso, facendo decine di vittime. Un bel po’ di vigilanza su chi prende i mezzi pubblici in tutta Israele, non solo in quella regione, è una questione di puro buon senso. E se una separazione delle corse per destinazioni arabe e israeliane aiuta a prevenire anche solo un attentato, c’è qualcuno che si sente di condannarla?
Come viene riferita questo provvedimento che naturalmente, oltre ad aumentare la sicurezza, serve a togliere affollamento agli autobus ed elimina i trasporti clandestini che sfruttavano soprattutto il lavoratori arabi e dunque in sostanza è un investimento di soldi pubblici a vantaggio di tutti? La versione dell’Ansa è questa:
“(ANSA) – TEL AVIV, 03 MAR – Alcune linee di bus di pendolari che ogni giorno dalla Cisgiordania vanno a lavorare in Israele potrebbero essere destinate ‘solo a palestinesi’. La riportano oggi i siti di Haaretz e Ynet. Entrambi i media – Haaretz dice che ”Israele introduce linee di bus per ‘soli Palestinesi’, dopo le proteste dei coloni israeliani” – citano un piano del Ministero dei trasporti. Scopo del progetto – ha spiegato il ministero – e’ decongestionare le linee usate dagli israeliani nelle stesse aree.” (http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/topnews/2013/03/03/Israele-stampa-bus-soli-palestinesi_8340820.html).
Notate che le precisazioni del ministero sono scomparse e che una linea istituita per aiutare i pendolari palestinesi diventa un intervento a loro danno. Quasta impostazione è seguita in maniera ancor più velenosa dal “Sole 24 ore”:
“ISRAELE Da oggi bus riservati ai palestinesi Il governon israeliano ha creato linee di bus riservate solo ai palestinesi in Cisgiordania. Il piano è del ministero dei Trasporti ed entrerà in vigore oggi. Lo rivela il quotidiano Yedioth Arhronoth che si pone la domanda se si tratti di una caso di «segregazione razziale». Su questi autobus saliranno solo lavoratori palestinesi dalla Cisgiordnia diretti a lavorare in Israele. Il governo si difende: misura per ridurre l’affollamento sui bus usati anche dagli ebrei.” (http://80.241.231.25/ucei/PDF/2013/2013-03-03/2013030324059376.pdf).
Se volete capire la ragione di questa maligna interpretazione, dovete leggere un articolo del giornale palestinese in lingua ebraica “Haaretz” che in un articolo comparso nell’edizione in lingua inglese (http://www.haaretz.com/news/national/israel-introduces-palestinian-only-bus-lines-following-complaints-from-jewish-settlers-1.506869) non nega le spiegazioni corrette e incontrovertibili che mostrano che non c’è nessun razzismo o apartheid nella decisione del ministero dei trasporti, anzi. Del resto non potrebbe farlo, riceverebbe smentite e querele ma lo titola velenosamente “Israele introduce linee di autobus ‘solo per palestinesi’, in seguito alle denunce di coloni ebrei.” Vedete che i fatti sono completamente deformati e presi a pretesto di pura propaganda antisraeliana.
La stessa cosa del resto era avvenuta pochi giorni fa con la storia delle donne ebree di origine etiopica cui sarebbe stato imposto con la violenza o con l’inganno una sterilizzazione (che poi era un anticoncezionale somministrato con iniezioni, molto usato in Africa), e prima con i poveri bambini palestinesi, che sarebbero stati colpiti da Israele durante i cambattimenti di qualche mese fa, ma in realtà erano vittime del “fuoco amico” di Hamas, o di mille altri episodi.
Torniamo alla ricezione. L’anello Haaretz (O Yediot Aharonot, scatenata contro Netanyahu) – Ansa – Sole, ha avuto purtroppo ieri un altro anello, la newsletter dell’Unione delle comunità ebraiche “L’Unione informa”, che ha pubblicato questa noticina:
“La notizia sul Sole di ieri riferisce soltanto che in Israele sono state create delle linee di bus speciali riservate solo ai palestinesi che dalla Cisgiordania vanno a lavorare in Israele. La misura è giustificata con la necessità di rendere meno affollati gli autobus normali, dove salgono anche gli ebrei. Devo ammettere che ogni misura di questo tipo mi fa correre un brivido dietro alla schiena. La separazione nei bus, quella di ebrei e arabi, ma anche quella di uomini e donne, mi riporta irresistibilmente alla mente la lotta contro la segregazione razziale negli Stati Uniti degli anni Cinquanta. Ricordate Rosa Parks che rifiutò di lasciare il suo sedile nella parte dell’autobus riservata ai bianchi? Ecco, che cosa succederà con quegli autobus riservati ai palestinesi? Gli ebrei non potranno proprio salirvi? E se un ebreo e un palestinese viaggiano insieme, dovranno usare due autobus separati? Qualcuno subito mi dirà che non succede, che non può succedere. Non lo penso e spero che non sia così.” (http://moked.it/blog/2013/03/04/separazione/).
Fa davvero male leggere la peggiore diffamazione su Israele quella sull’apartheid, ripresa su un giornale ebraico con appena il velo di una “speranza” in contrario. Forse questo è il modo di riprendere un altro articolo veramente strampalato di qualche giorno fa (http://moked.it/blog/2013/02/26/elezioni-23/) sulla stessa testata, a firma di Riccardo Calimani in cui si evocavano tutti i più rozzi stereotipi dell'”antisemitismo d’accatto” per invitare a essere “più reali [sic] del re” bocciando l’iniziativa di una giovane italo-israeliana, Sharon Nizza, di candidarsi nella circoscrizione estera alle elezioni italiane.
Anna Foa
La firma dell’articolo sugli autobus è di Anna Foa, nota esponente della sinistra ebraica, che sulla pagina si qualifica come “storica”. Ma gli storici non sono quelli che per mestiere verificano i fatti? Che cercano – almeno un po’ – di risalire alle fonti? Internet aiuta molto, per il mondo contemporaneo: la smentita dell’amministrazione israeliana si trova in cinque minuti. E allora perché tormentarsi in amletici dubbi (o ipocrite “speranze” di essere smentiti) su un’eventuale apartheid israeliana, per lo più sul sito delle comunità ebraiche?
Aggiungo una cosa. Pochi giorni fa i media dell’Ucei hanno promosso un convegno, con tanto di illustri rabbini, per discutere dell’etica ebraica dell’informazione. Io vorrei chiedere a questi rabbini, che stimo e rispetto molto: al di là di ogni classificazione legale, è etico che un sito ebraico ufficiale si presti, anche dietro al velo della “speranza che no” a rilanciare la diffamazione, la delegittimazione, la demonizzazione di Israele, il doppio standard, cioè quei criteri che Natan Sharansky ha definito per distinguere la legittima critica di Israele dall’antisemitismo – senza neanche provare a fare quello che insegnano le scuole di giornalismo (in America, in Italia evidentemente no) nella prima lezione, cioè a controllare la notizia con le fonti?
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