Testata: La Repubblica Data: 25 gennaio 2013 Pagina: 20 Autore: Irene De Arcangelis – Dario Del Porto Titolo: «’L’ebrea è da violentare’, le minacce di CasaPound – In sede tra lezioni di molotov e Mein Kampf: ‘La Shoah è un falso, ma non ditelo in pubblico’». //*IC*

Riportiamo da REPUBBLICA di oggi, 25/01/2013, gli articoli di Irene De Arcangelis e Dario Del Porto titolati ” ‘L’ebrea è da violentare’, le minacce di CasaPound ” e ” In sede tra lezioni di molotov e Mein Kampf: ‘La Shoah è un falso, ma non ditelo in pubblico’  “. Vediamo quali misure saranno prese, le leggi ci sono, devono solo essere applicate. Ecco i pezzi:

Irene De Arcangelis – ” ‘L’ebrea è da violentare’, le minacce di CasaPound “

NAPOLI — Regola numero uno: conoscere il “Mein Kampf”. di Adolf Hitler, da leggere e discutere durante le riunioni. Regola numero due: non negare la Shoah su Facebook. Tra i progetti da sviluppare: violentare una studentessa perché ebrea, incendiare la gioielleria di un israelita. Estrema destra a Napoli, età media 25 anni. Mefitica ideologia che ha portato a scontri di piazza, ferimenti, incendi e danneggiamenti. I capi, si scopre, non sono anonimi giovinastri: tra loro ci sono tre candidati alle prossime politiche, un quarto è un ex candidato alle amministrative partenopee del 2011. C’è la figlia del ex senatore Michele Florino, Msi e poi Pdl. Lui oggi è fuori dalla politica, lascia l’eredità alla ragazza, Emmanuela, 25 anni, che si candida alla Camera con CasaPound e intanto è un capo della parte più violenta del movimento. La chiamano «ducessa». Dei dieci indagati cinque vanno agli arresti domiciliari (tra cui la Florino), due in carcere: Giuseppe Savuto è il numero tre nella lista per la Camera Campania 1; Enrico Tarantino era stato candidato alle amministrative a Napoli con la “Lista per Lettieri”. Perquisizione in casa di Mario Mascolo, memoria storica della destra napoletana oggi candidato numero uno al Senato. «Arresti a orologeria per penalizzarci in vista della campagna elettorale. Mettiamo la mano sul fuoco per i nostri militanti. CasaPound Italia ha più volte dichiarato la propria avversione per razzismo, antisemitismo e violenza politica» è la reazione del candidato premier di CasaPound, Simone Di Stefano. Colpo durissimo, al movimento che si era promosso per la prima volta — e per le prossime elezioni — partito politico. Travolti dall’inchiesta i nomi in testa alle liste e, ancora per la prima volta, CasaPound e i suoi progetti violenti svelati dalle intercettazioni e riprese video. Sono dieci gli indagati con accuse pesanti, da associazione sovversiva a banda armata, armi e materiale esplosivo, lesioni, aggressione a pubblico ufficiale, progettazione e realizzazione di attentati con lancio di bottiglie incendiarie contro un centro sociale, manifestazioni non autorizzate all’università Federico II, aggressioni di tipo «squadrista» contro avversari politici e indottrinamento di giovani militanti odio etnico e all’antisemitismo. La mega-inchiesta è dei carabinieri del Ros, sugli scontri di piazza a Napoli, primavera 2011. «Lo scorso novembre — commenta il sindaco Luigi de Magistris — dissi che finché sarò sindaco non consentirò mai una manifestazione di CasaPound in una città che ha avuto le Quattro giornate. Ora bisogna essere netti nel giudizio su CasaPound, soprattutto in considerazione del fatto che sta prendendo piede. Sull’antifascismo bisogna essere chiari, soprattutto per chi si presenta come alternativa ai poteri». E il ministro della Giustizia, Paola Severino: «Provo orrore, sdegno e ribrezzo ».

Dario Del Porto – ” In sede tra lezioni di molotov e Mein Kampf: ‘La Shoah è un falso, ma non ditelo in pubblico’ “

Emmanuela Florino, candidata alla Camera con CasaPound

NAPOLI — Negazionisti convinti, ma solo in privato. Non in pubblico, né sui social network. «Perché pure io sono d’accordo che non sono mai esistite le camere a gas e non c’è mai stata alcuna deportazione… Sono il primo a dirtelo… Però in questo caso davanti a un professore, davanti a un giornalista…», chiariva Giuseppe Savuto parlando con un “giovane camerata” nei locali della “sezione Berta” finiti al centro dell’inchiesta napoletana coordinata dal procuratore aggiunto Rosario Cantelmo. L’obiettivo, secondo il giudice Francesco Cananzi, è quello di «non sporcare l’immagine ufficiale di Casa-Pound che vuole accreditarsi come interlocutore credibile con le istituzioni». Ma dalle intercettazioni, rilevano i magistrati, traspare invece «un fanatico e condiviso sentire antisemita fra gli appartenenti a CasaPound». Agli atti sono riportate numerose conversazioni dal tenore spiccatamente razzista. «Che schifo, il primo ebreo che vidi da vicino — racconta Giuseppe Guida, ora agli arresti domiciliari — vidi all’improvviso uno con una stella di David così». «Con chi stavi?», domanda Enrico Tarantino, raggiunto da ordinanza di custodia in carcere. «Stavo con la mia famiglia, all’improvviso feci “questo è ebreo”», replica Guida, la conversazione si chiude tra le risate. Ma fanno male anche le frasi trascritte dagli investigatori durante un colloquio del 15 dicembre 2011. In sezione si commenta prima l’omicidio di due senegalesi a Firenze. «Ragazzi… ve lo dico da adesso… da mo’ a un anno noi qua andiamo a finire con i mitra in mano», dice uno degli interlocutori, non indagato. Lo stesso parla poi di una ragazza: «Da me in facoltà ci sta una che non la tocca nessuno, non la guarda nessuno perché non so di quale tribù fa parte. Tribù ebraica». A quel punto Andrea Coppola, vent’anni appena, adesso sottoposto all’obbligo di dimora nel quartiere del Vomero, commenta: «Se tu vedi, questa passa e tu vedi tutti gli israeliani, pure i palestinesi, cioè i palestinesi… Gli arabi che la salutano con rispetto proprio… La cosa infatti mi sta facendo stizzire troppo. Infatti io a questa la devo vattere (picchiare, ndr). O la picchio o me la chiavo e gli faccio uscire il sangue dal c… Però davanti a tutta la facoltà». Sempre Coppola, il primo luglio del 2011, discuteva con Guida di un orafo che lavora a Napoli. «Che ne sai che è ebreo»?, chiede Coppola. «Tiene la kippa in testa», sostiene Guida. E il giovane, di rimando, afferma: «Vogliamo appicciare il negozio?». Nei locali della sezione Berta, Tarantino non si limitava a suggerire la lettura di “Mein Kampf”, ma spiegava anche i segreti nella fabbricazione di una bottiglia molotov. «Ragazzi, non è che scoppia. La molotov non è esplosiva, fa una fiamma che… Una volta in cui la benzina non entra in contatto con la fiamma… Non è che esplode la bottiglia in mano o ti saltano le dita, non succederà mai… È fuoco che non esplode, levatevelo dalla testa. Nel momento in cui tieni ancora la cosa in mano esce il fuoco da dentro». Il 19 novembre 2011, invece, Emmanuela Florino (ora ai domiciliari, difesa dall’avvocato Marcella Laura Angiulli) viene intercettata mentre, si legge, «comunica le disposizioni ricevute da CasaPound Italia di Roma in ordine agli aspetti “operativi” » di una manifestazione in programma la settimana successiva. «Manolo ha detto che proprio da Napoli, a Toni Mollo lo ha detto che a Napoli ci deve essere la camionetta piena di caschi, perché se qua a qualcuno viene sottratto il casco da un perquisizione eccetera. Napoli deve avere cachi, mazze, Napoli deve avere bombe a mano e quant’altro ». La conversazione prosegue. E il gip riassume: «Dunque Florino si fa portavoce delle richieste romane, provenienti da Iannone: sampietrini (poi sostituiti dai calcinacci) caschi (anche da rubare) e mazze, manici di piccone da acquistare».

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