L’Utilità dell’Onu e l’umorismo.
Testata: Informazione Corretta Data: 20 gennaio 2013 Autore: Ugo Volli.
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli.
Cari amici,
una delle cose buone di quella fantastica e utilissima organizzazione che si chiama Onu è l’intensità con cui si occupa di Israele. L’interesse onusiano per l’argomento è tale che è perfino difficile quantificarlo. Fra il 1955 e il 1992, in trentasette anni che coprono il terrorismo porta a porta, quello aereo e quello olimpico, le aggressioni arabe del ’56 e del ’67, Settembre nero, insomma una storia tormentatissima, questa pagina (http://www.ifamericansknew.org/stats/un.html) conta 65 risoluzioni che condannano Israele e 0 contro i terroristi palestinesi (65 a 0 è un bel risultato, ammettetelo, non solo per il calcio, ma anche per il rugby). Se volete un commento analitico di queste risoluzioni e magari anche il loro testo, lo trovate qui: http://ilblogdirio.blogspot.it/2013/01/risoluzioni-onu-contro-israele-la.html. Vi sono delle cose fantastiche, come il rimprovero di aver tenuto la parata per il Giorno dell’Indipendenza a Gerusalemme o la condanna per qualunque azione antiterrorista dopo i numerosi dirottamenti e attacchi agli aerei di quegli anni. Molto più completa, al solito, è questa lista di Wikipedia (http://en.wikipedia.org/wiki/List_of_United_Nations_resolutions_concerning_Israel), che conta 327 risoluzioni dell’Assemblea Generale fra il 1950 3 il 1990 (in media poco meno di 9 risoluzioni l’anno) e 224 del Consiglio di Sicurezza fra il 1948 e il 2009. Insomma, uno sfracello, un record assoluto.
Ma il corpo dedicato in particolare alla condanna di Israele è l’organo dell’Onu che dovrebbe occuparsi dei diritti umani. Prima si chiamava “United Nations Commission on Human Rights”, poi nel 2007 la commissione fu sciolta per la sua evidente incapacità di concludere alcunché di buono (un caso unico della storia dell’Onu: http://en.wikipedia.org/wiki/United_Nations_Commission_on_Human_Rights) e fu sostituita da un “United Nations Human Rights Committee”, che però segue le stesse logiche: dedica più o meno la metà delle sue deliberazioni, non certo benevole, a Israele, ha membri e spesso anche presidenti come Siria, Libia, Iran, Sudan, è ben decisa a non tutelare i diritti al dissenso poilitico e religioso, quelli delle donne e degli omosessuali. In cambio ha consulenti del tutto disinteressati come Richard Falk, quel “giurista” cui non dispiace l’idea che l’11 settembre è una congiura della Cia e magari del Mossad e naturalmente pensa che Israele sia “uno stato di apartheid” e peggio (http://en.wikipedia.org/wiki/Richard_A._Falk)
Insomma un disastro. Tanto che Israele l’anno scorso decise di rompere ogni rapporto con il Comitato, in seguito all’ennesima decisione di spedire una commissione ad accertare l’apartheid israeliana (http://www.globalpost.com/dispatches/globalpost-blogs/israel-breaks-un-human-rights-council-over-settlement-inquiry). Il problema è che ora è arrivato il momento per il consiglio di svolgere il suo compito burocratico principale, l’Universal Periodic Review (UPR), un processo in cui ogni stato deve valutare a intervalli fissi lo stato dei suoi diritti umani, potete immaginare voi con quale attendibilità se si tratta di Cuba, della Cina o dell’Iran (mai presi di mira dal Comitato come obiettivo). Israele si rifiuta di farlo, avendo deciso di non collaborare con il comitato e il bel compitino dell’Onu rischia di essere rovinato da questa intollerabile arroganza israeliana.
Non vi sembra grave? Uno stato, per lo più oggetto di tante critiche, che si rifiuta di soddisfare i suoi obbighi con i diritti umani (cioè scriverne, non rispettarli). E’ veramentre intollerabile. Si annuncia un conflitto molto duro fra Israele e l’Onu, con nuove condanne, una coda agli elenchi che vi ho dato. (http://calevbenyefuneh.blogspot.co.il/2013/01/un-human-rights-council-and-israel.html?)
Ma non preoccupatevi, c’è rimedio a tutto. Il Consiglio per i diritti umani ha trovato un sostituto, qualcuno che prenderà cura al suo posto del rapporto sui diritti umani. Sapete chi? Il Venezuela (http://www.gatestoneinstitute.org/3546/un-human-rights-council-israel), luogo in cui la libertà di stampa è minacciata ogni giorno, il potere è affidato a un caudillo, Chavez, che continua a essere considerato anche se è così malato di cancro da non aver potuto giurare il giorno del rinnovo del suo mandato, il 10 gennaio (sembra proprio quel romanzo di Garcia Marquez, “L’autunno del patriarca”… a parte il patriarca, naturalmente), l’antisemitismo è ideologia pubblica, le sinagoghe sono saccheggiate e gli ebrei minacciati. Un paese infine che ha deciso di rompere i rapporti diplomatici con Israele nel 2009 (http://www.julienews.it/notizia/dal-mondo/venezuela-rompe-rapporti-diplomatici-con-israele-in-sostegno-a-gaza/149121_dal-mondo_2.html?page=716) e da allora non permette scambi e non accorda visti. Come farà il Venezuela a fare un rapporto sui diritti umani in Israele senza poterci mandare neanche una segretaria a raccogliere le carte? Semplice, attingerà alle risoluzioni dell’Onu. E poi non ditemi che i burocrati onusiani mancano di senso dell’humour.
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