Tel Aviv continua a lanciare strike contro la Striscia. Alcuni missili di Hamas e Jihad Islamica raggiungono le città israeliane. Molti fermati dai sistemi di sicurezza. Secondo agenzia di stampa palestinese almeno 15 i morti a Gaza. Portavoce esercito: per ora niente offensiva via terra.

L’operazione “Pillar of Defence” entra nel vivo, con il secondo giorno di ostilità tra Israele e Hamas. Dopo l’uccisione del capo delle brigate al-Qassam, Ahmed Jabari, in uno strike israeliano, la giornata di oggi è stata contrassegnata dai lanci di razzi che hanno colpito a più riprese Israele e da altri tiri su Gaza.

 

Alcuni lanci sono giunti a poca distanza dalla città di Tel Aviv, finendo in mare davanti a Giaffa.

Finora il punto più distante raggiunto dall’apertura delle ostilità, con il lancio di razzi da Gaza di alcuni giorni fa. Secondo l’esercito israeliano il razzo caduto su un sobborgo a sud della città, Holon, non avrebbe provocato vittime. A rivendicare la responsabilità del lancio la Jihad Islamica.

Due razzi sono caduti a Rishon Letzion, a 12 chilometri dalla città, intorno alle cinque del pomeriggio. Le sirene di Tel Aviv non suonavano dal 1991, ai tempi della Guerra del Golfo. Allora a far scattare l’allarme non erano i Fajir di fabbricazione iraniana, ma gli Scud di Saddam Hussein.

Ma i lanci non hanno preso di mira soltanto la città. Quattro sono cadute nel Negev, senza provocare danni. Molti sono stati intercettati dal sistema di difesa Iron Dome, compresi quelli diretti su Be’er Sheva e Ashdod. Dall’inizio dell’operazione sarebbero stati intercettati 105 razzi. 274 i lanci. L’Idf (Forza di Difesa Israeliana) ha attaccato 227 obiettivi nella Striscia.

Gli strike palestinesi – secondo il corrispondente di Al Jazeera – sono tutt’ora in corso. Secondo Ma’an, agenzia palestinese, alle cinque il numero delle vittime civili ha raggiunto le 15 persone. I feriti sarebbero oltre 100. Tra di esse ci sarebbe anche il figlio di 11 mesi di Jihad Masharawi, collaboratore della BBC.

Nonostante lo stato di allerta e la tensione molto alta, Avital Leibovitch, portavoce dell’esercito di Tel Aviv, ha sottolineato al Guardian che al momento non si pensa allo sviluppo di un’offensiva via terra.

Reazioni internazionali

La situazione arabo-israeliana preoccupa tutto il mondo. La Casa Bianca ha chiesto ad Hamas di cessare il fuoco, sottolineando che l’organizzazione “non fa nulla per aiutare i palestinesi”.

Il Cremlino ha chiamato in giornata il premier israeliano, Bibi Netanyahu, chiedendo di “evitare la via dell’escalation” con Hamas. Lo stesso premier, dal suo account twitter, ha denunciato che l’organizzazione palestinese prenderebbe di mira di proposito i bambini. Da Anakara, il presidente Abdullah Gul ha condannato i raid israeliani: “Impossibile tollerare questi attacchi”.

Il primo ministro egiziano ha annunciato per domani una visita non ufficiale nella Striscia di Gaza. Sarà accompagnato da alcuni ministri del governo del Cairo.

Da:IlGiornale

 

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