Il premier non vuole più rimandare, chiunque vinca Oltreoceano. Teheran sarebbe pronta a testare una carica nucleare sotterranea.

A distanza di pochi giorni dalle elezioni americane (anche se si può già votare in anticipo come ha fatto il presidente Obama a Chicago) riaffiora l’incubo per Washington e per Gerusalemme di una azione militare israeliana contro l’Iran.

Molto faceva pensare che una intesa fosse stata raggiunta fra Netanyahu e Obama per evitare un attacco israeliano contro l’Iran prima delle elezioni. Ora si ha l’impressione che comunque esse vadano, l’operazione contro Teheran è prossima, anche se Washington si sforza ad assicurare a Gerusalemme che non permetterà all’Iran di fabbricare la bomba. (A riprova della determinazione americana oltre mille soldati statunitensi stanno partecipando a una grande manovra congiunta difensiva anti missilistica). Nonostante l’opposizione a un attacco israeliano autonomo all’Iran resti forte (dal presidente Peres alle più alte gerarchie militari e di sicurezza) alla base di questa possibilità c’è la recentissima fusione del partito Likud di Natanyahu con quello del ministro della difesa Lieberman (Israel Beitenu). Secondo Haaretz si tratta della formazione di un «gabinetto di guerra». Il bombardamento «misterioso», la settimana scorsa, del deposito di armi e munizioni di origine iraniana nei pressi di Khartum, la capitale del Sudan, destinato a rifornire Hezbollah e Hamas, sarebbe una prova generale per l’attacco (1.700 km da Israele cioè stessa distanza che con Qom, la base sotterranea nucleare iraniana). Ci sarebbe, inoltre, in questa prova anche l’uso di un nuovo marchingegno capace di paralizzare l’elettricità, con conseguenze evidentemente fortissime. Per il primo ministro Natanyahu, anche se riconosce che le sanzioni contro l’Iran stanno facendo effetto, non si può più rimandare ulteriormente la decisione militare per almeno cinque ragioni.

A- Che vinca Obama o Romney nessuno dei due potrebbe intervenire nell’immediato contro l’Iran. Il primo perché convinto di poter fermare la corsa iraniana alla bomba con le sanzioni e negoziati che prendono tempo; il secondo perché non sarebbe al potere che in gennaio.

B- L’Iran, con le nuove centrifughe per l’arricchimento dell’uranio installate negli scorsi giorni nella base sotterranea di Qom, sarebbe ormai in grado entro un mese, se non meno, di far esplodere una carica atomica sotterranea comprovante la capacità di Teheran di darsi in qualunque momento uno strumento nucleare montabile su un missile.

C- L’America si trova a migliaia di chilometri dall’Iran e può attendere, Israele a centinaia e non può aspettare che Teheran sia in grado di armare i suoi missili con una carica nucleare ridotta.

D- Un Iran con la bomba – anche se non la usasse mai – sarebbe un Iran dotato di una potenzialità negoziale centuplicata tanto nei confronti dell’Occidente che dei paesi del Medio oriente. E In tal caso Israele perderebbe la sua autonomia politica e militare nei confronto degli arabi, dell’Onu e in particolare sulla questione palestinese soprattutto nel caso vincesse Obama.

Natanyahu si prepara anche a far fronte a questa eventualità rafforzando alle prossime elezioni generali (22 gennaio, il giorno dopo l’entrata in carica del nuovo presidente americano) la propria posizione all’interno. Unendosi a Avigdor Lieberman potrebbe ottenere 50 seggi (su 120) al parlamento di Gerusalemme creando un governo di destra laico nazionalista, libero dai ricatti dei partiti religiosi (contrari ad una azione autonoma contro l’Iran) e meno sensibili alle pressioni di una presidenza Obama bis favorevole ai palestinesi e contraria alla estensione della colonizzazione ebraica in Cisgiordania.

Da:IlGiornale.

 

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