di Samuel di Castro

Foto:uno dei tanti gruppi antisemiti di pseudo tifosi laziali presenti su Facebook.

Per gli ebrei di Roma che frequentano la Curva Nord – zoccolo duro del tifo biancoceleste – il coro dello scandalo è una specie di dazio da pagare: “Giallorosso ebreo” e “AS Roma Juden Club” sono i canti che piovono sulle loro spalle, l’oltraggio che timbrano con l’abbonamento, ogni volta che la Lazio gioca in casa. Domenica il grido si è levato più forte, perché era il derby, l’occasione migliore per ricordare al “doppio nemico” che la Comunità ebraica della Capitale conta in maggioranza simpatizzanti per i colori giallorossi: in questo folle gioco d’identità, in passato rimbalzata e rinfacciata da una Curva all’altra, l’antisemitismo prende corpo.

Parlare di minoranza incivile questa volta è un esercizio un po’ più complicato: di minoranza, è vero, si tratta; ma è sempre più rumorosa. Certi slogan nella zona calda dell’Olimpico sono diventati moda. Dietro allo spirito goliardico trovano l’inaccettabile rifugio: come quando si dice che i “buu” non sono razzisti, perché hanno l’unico scopo di distrarre l’avversario.

Quanta consapevolezza ci sia in ognuno dei ragazzi che a squarciagola grida “giallorosso ebreo”, è difficile da stabilire.

Qualcuno sapeva, però, che quei cori, domenica, avrebbero fatto più male del solito: sono piovuti sull’anniversario della deportazione di oltre mille ebrei romani, strappati alle loro case dalla furia nazista il 16 ottobre del 1943, per essere deportati nei campi di sterminio. Di quel “primo carico di carne e sangue umana sottratto all’Italia” – per dirla con Radio Londra – tornarono quattordici uomini e una donna. A distanza di 68 anni, la loro memoria è stata oltraggiata una volta ancora per sport.

Per gli ebrei di “fede” biancoceleste, la situazione è diventata insostenibile: “Possibile che ve ne accorgiate solo ora? Basta!”, lo sfogo di un abbonato alla Lazio, appartenente ad una Comunità, quella ebraica di Roma, da secoli legata, nel bene e nel male, alla propria città.

“Molti ebrei sono tifosi e appassionati della Lazio e costretti a vivere con imbarazzo la loro fede sportiva quando, dalla stessa curva che occupano per le partite, devono ascoltare certi cori”, ha affermato Ruben Della Rocca, assessore alle relazioni esterne e ai rapporti istuzionali della Comunità Ebraica, in un’intervista alla Stampa. “I cori ‘giallorosso ebreo’ sono facilmente reperibili su YouTube – ha proseguito Della Rocca – ed è per questo che la pazienza è finita. Qua non si tratta di un singolo episodio ma di situazioni che si ripetono ogni volta che all’Olimpico gioca la Lazio”. E proprio da quei filmati potrebbe partire l’indagine della procura della Figc, che all’indomani del derby ha messo in moto i propri 007. Il superprocuratore Stefano Palazzi ha già aperto un fascicolo: tra il materiale a disposizione c’è anche un filmato relativo alla stracittadina.

Su alcuni forum dedicati ai tifosi, il fenomeno è riscontrabile. Basta poi fare una ricerca su Google, o su YouTube, per rintracciare i cori della vergogna. Gli analisti del web lo chiamano “antisemitismo 2.0″, ma in curva è storia vecchia. Novembre 1998, Lazio-Roma: “Auschwitz la vostra patria, i forni le vostre case”, lo striscione esposto nella Nord. “Toaff – ex rabbino capo di Roma – boia”, la risposta della Sud. E ancora, aprile 2001: “Squadra di negri, curva di ebrei”. Era sempre derby. Ieri come oggi, il pretesto per oltraggiare la dignità della comunità ebraica più antica del mondo.

Da:FocusOnIsrael.

 

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