1000 ‘Cartoline da Eurabia’ di Ugo Volli.
Testata: Informazione Corretta Data: 09 novembre 2012 Autore: Ugo Volli.
Informazione Corretta festeggia oggi la millesima ‘Cartolina da Eurabia’ di Ugo Volli e invita tutti i suoi affezionati lettori a incontrarlo, lunedì 12/11/2012 alle ore 18 presso la Fondazione Camis de Fonseca a Torino (via Pietro Micca, 15). Seguirà la presentazione del suo nuovo libro Domande alla Torah (ed. L’Epos, Palermo). Interverrà Giovanni Leghissa, docente di filosofia all’Università degli Studi di Torino.
Giovanni Leghissa
Cartoline da Eurabia n° 1000, di Ugo Volli.
Cari amici,
i numeri hanno uno strano fascino: sono arrivato in questi giorni quasi senza badarci alla mia “Cartolina da Eurabia” numero mille e adesso mi sento quasi obbligato a celebrare questa cifra tonda. Gli amici di Informazione Corretta hanno preparato una festicciola per lunedì, che sarà anche l’occasione di presentare il mio ultimo libro, ebraico sì, ma in verità assai lontano dallo stile e dai contenuti delle “Cartoline”: si chiama (magari un po’ presuntuosamente) “Domande alla Torah” (Edizioni L’Epos, Palermo, per due belle recensioni: http://www.romaebraica.it/comprendere-e-capire-il-libro-piu-letto-al-mondo-la-bibbia/; http://www.informazionecorretta.com/main.php?sez=300&cat=rubrica) e tenta una riflessione di tipo semiotico e filosofico sul grande problema dell’interpretazione della Scrittura ebraica, cioè del suo carattere vivente e in costante trasformazione, ma anche della sua ostinata ed esattissima fedeltà a se stesso.
Mahmoud Ahmadinejad cancella Israele dalla carta geografica.
Torniamo alle cartoline. In realtà sarebbe molto, molto meglio che non ci fossero, voglio dire che non ci fosse la ragione per scriverle. Sarebbe infinitamente meglio vivere in un tempo normale, in una situazione normale, in cui Israele avesse gli stessi problemi del Canada o del Portogallo e gli ebrei non fossero trattati in maniera troppo diversa dei protestanti o dei giainisti. Si è mai visto qualcuno voler cancellare il Canada dalla carta geografica? Certo, è grande ed ha un solo vicino pacifico che sono gli Stati Uniti; ma lo stesso non vale per il piccolo Portogallo o per la piccolissima Slovenia e per mille altri posti al mondo: c’è forse qualcuno che voglia distruggerli e li bombardi a questo fine un giorno sì e l’altro pure, che rapisca i suoi cittadini, mandi attentatori suicidi nei suoi ristoranti, cerca di processare nei tribunali internazionali i suoi ministri e generali, che prepari la bomba atomica come “soluzione finale” del problema della loro esistenza? No, non c’è. E non è che questi stati non debbano subire rivendicazioni territoriali o accuse per il loro passato: per esempio gli islamisti pensano che il Portogallo rientri nel territorio islamico di El Andalus, da riconquistare al più presto (ma per fortuna dei portoghesi sono ancora lontani); gli indigeni americani dicono giustamente di essere stati espropriati dai bianchi che da qualche secolo comandano in Canada, c’è la questione del Quebec, come in Slovenia quella della pulizia etnica degli italiani dopo il ’45…
Non entro in queste faccende se non per dire fra stati normali e popolazioni normali che se ne discute, si litiga, magari si combatte anche, ma a un certo punto si chiudono. Chi in Europa oggi rivendicherebbe i confini del ’38 (con la Germania a Praga e Danzica e l’Italia a Fiume e Lubiana…) o anche quelli del ’68 (con Cecoslovacchia e Jugoslavia unite, gli stati baltici e l’Ucraina dentro i confini dell’Urss)? Solo un pazzo. E chi andrebbe in giro a scrivere sui muri “morte ai protestanti”, “battisti al rogo”, o dicesse a qualcuno “sikh” o “giainista” per insulto? Chi consiglierebbe ai luterani di nascondere la loro identità per ragioni di sicurezza o costringerebbe le istituzioni buddiste a vivere dietro scorte di polizia e metal detector come succede a tutte le sinagoghe ebraiche le scuole e perfino le case di riposo in tutt’Europa, senza che peraltro questo impedisca attacchi, insulti, minacce, nei casi più gravi stragi come quella di Tolosa o di Burgas in Bulgaria? C’è qualcuno che propone di boicottare i ristoranti cinesi per protestare contro quel che accade in Tibet o se ne sta al freddo per non comprare il gas russo, colpevole dell’oppressione in Cecenia? Certo che no.
Razzi da Gaza.
Eppure per Israele e per gli ebrei tutto questo accade e continua a peggiorare. Io ho provato a testimoniarlo. Mille cartoline vuol dire, al mio ritmo, poco meno di quattro anni. In effetti il primo di questi miei corsivi fu pubblicato a febbraio 2009, poco dopo la fine dell’Operazione “piombo fuso”. Era un periodo terribile, sembrava a tutti intollerabile che Israele si fosse decisa a difendersi dagli attacchi continui dei razzi da Gaza (fra parentesi: a farlo è stato un governo che oggi palestinesi e sinistra dipingono da buono, composto da Kadima e laburisti, con Olmert presidente e Livni agli esteri). Hamas poteva sparare impunemente i suoi razzi, per carità, è la Resistenza; Israele doveva subirli e stare zitto, come doveva subire gli attentati suicidi senza neppure creare un ostacolo fisico per impedire agli assassini di entrare in Israele: il famoso vergognosissimo “muro dell’apartheid”, voluto anche questo dalla sinistra…. Le manifestazioni islamiste contro Israele si succedevano, sinistre e sindacati si allineavano alle insinuazioni di stampo sempre più chiaramente antisemita che vi dominavano: gli israeliani specialmente dediti all’uccisione dei bambini palestinesi, magari per estrarne gli organi vitali, come gli ebrei del buon tempo antico usavano il sangue dei bambini cristiani per impastare il loro pane azzimo…
Richard Goldstone.
Poi gradualmente la tempesta mediatica si placò, vennero fuori le magagne, le menzogne sui bambini, sui trapianti, e anche in generale quelle militari sull’operazione difensiva a Gaza, propalate dal rapporto Goldstone si rivelarono per quel che erano da sempre, pure odiose costruzioni propagandistiche. Ci volle del tempo, ma alla fine la macchina della propaganda contro Israele abbandonò questi temi. Ma non si spense. Senza operazioni militari da parte di Israele, anzi con l’inquietante evidenza che il territorio fra il Giordano e il mare era il luogo meno agitato del Medio Oriente (nonostante i tentativi di Hamas di “movimentarlo” con razzi e attentati vari), la macchina della propaganda continuò a girare inventandosi “flottiglie” varie; ripetendo all’infinito diffamazione del governo Netanyahu, che pure ha fatto meno guerre di Sharon e anche di Olmert ed ha molto aiutatro lo sviluppo dell’economia dell’Anp; concentrandosi sulla la questione delle “costruzioni” nelle “colonie”, fossero pure una mansarda e un balcone, che prima della geniale scoperta di Obama nessuno aveva mai sollevato.
Bat Ye’or
La macchina della diffamazione in questi quattro anni non ha mai cessato di lavorare. E non ha mai smesso di espandersi Eurabia, cioè l’islamizzazione dell’Europa, frutto congiunto dei crescenti numeri, delle crescenti pretese e del crescente integralismo degli immigrato islamici e soprattutto della continua, “virtuosa”, convinta resa da parte degli illuminati poteri europei e nazionali di porzioni di laicità dello Stato, di libertà di opinione, di accettazione dei comportamenti non ortodossi, e naturalmente di protezione dall’antisemitismo di fronte a quelle pretese. Il termine Eurabia è stato lanciato da Bat Ye’or, ma io l’ho ripreso con piena convinzione, condividendo tutta la sua preoccupazione e ho provato a raccontare tutte queste cose.
Queste cartoline hanno sempre cercato di essere impertinenti, paradossali, sarcastiche; magari spesso ho esagerato e me ne scuso con chi sia stato infastidito dal mio stile. Ma le mie purtroppo sono solo punture da spillo, nella situazione di un grande smottamento sociale e di una sorta di unione sacra delle élites intellettuali, politiche, giornalistiche in senso eurabico. Proprio per questa ragione mi sono sforzato di usare il web per le sue potenzialità di controinformazione, danto tutti i link che supportano quel che racconto. Le notizie interessanti dal Medio Oriente e da “Eurabia”, quelle che contraddicono i benpensanti e i loro luoghi comuni, sono sistematicamente censurate, sottaciute, deformate. Per chi come me si occupa da una vita sul piano scientifico delle comunicazioni di massa, il livello di inaccuratezza, di disinformazione e di vera e propria disonestà della parte maggiore e più “illustre” del giornalismo italiano ed europeo e purtroppo anche americano è davvero impressionante.
Non potendo certamente combattere ad armi pari con le “corazzate” dell’informazione, ho scelto la guerra pirata dell’invettiva, dell’ironia, del paradosso. Spero di essere riuscito, in questi mille “corsivi” (che corrispondono per quantità a una mezza dozzina di libri) a diffondere idee e dati censurati, a dare strumenti di discussione a chi vuole aiutare la causa di Israele, insomma a fare la mia parte in una guerra dell’informazione in cui i rapporti di forza sono altrettanto difficili di quelli che il minuscolo Israele coi suoi sette milioni di abitanti, deve affrontare con il miliardo e mezzo di islamici, per non parlare dei loro alleati terzomondisti e comunisti.
Mi riprometto di continuare, finché avrò l’appoggio preziosissimo di Informazione Corretta, finché ci sarà qualcuno che avrà voglia di leggere le mie verità scomode e finché avrò la forza per farlo. Grazie a tutti, soprattutto a quelli che fanno circolare e magari traducono le mie cartoline. Con la speranza che un giorno qualcuno mi dica: sai che c’è, il mondo è diventato normale anche con gli ebrei e con Israele, non c’è più bisogno delle tue sfuriate e dei tuoi sarcasmi, perché non passi il tuo tempo a scrivere un altro bel trattato sull’interpretazione della Torah, o ancor meglio, un bel giallo medievale con scene quasi hard? Ecco, quello sarebbe un bel momento, altro che la cartolina numero mille o duemila. Ma purtroppo non ci conto.
Ugo Volli
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