La guerra accademica agli ebrei.
Testata: Informazione Corretta Data: 18 settembre 2012 Autore: Giulio Meotti.
L’antisemitismo non scandalizza più nessuno.
Quando i “martiri palestinesi” iniziarono a farsi esplodere a Gerusalemme, Tel Aviv, Afula e Karnei Shomron, il quotidiano britannico Guardian pubblicò un editoriale dal titolo “Israele non ha il diritto di esistere”.
Ora che gli impianti nucleari iraniani sono vicini alla realizzazione della nuova bomba di Hiroshima, il Guardian ha appena pubblicato un editoriale per promuovere il boicottaggio accademico di Israele. Non solo per quanto riguarda il Centro Universitario Ariel in Samaria, ma anche per la maggior parte delle università israeliane. Il Guardian denuncia “la complicità delle istituzioni accademiche israeliane in un’occupazione in cui le violazioni del diritto internazionale e dei diritti umani sono di routine”.
Alcune settimane fa, più di 250 accademici europei hanno firmato una lettera aperta al Commissario Europeo della Ricerca Máire Geoghegan-Quinn, per chiedere l’esclusione delle istituzioni “complici delle violazioni israeliane del diritto internazionale” dai programmi di ricerca finanziati dall’UE. La lettera è stata sottoscritta anche da Gérard Toulouse, membro dell’Accademia Francese delle Scienze, da Malcolm Levitt, membro della Royal Society inglese, e dal noto filosofo Slavjoj Zizek (sono 50 i docenti italiani firmatari della lettera ).
Alla stessa stregua vogliono bandire l’ “Israel Antiquities Authority”, perchè il suo lavoro tutela il patrimonio ebraico nell’area del Monte del Tempio.
Le università occidentali stanno diventando una delle fonti più importanti di ostilità antiebraica. Il boicottaggio accademico è paragonabile a un disastro ecologico che avvelena l’intero Stato ebraico.
In Italia, i professori dell’Università Ca’ Foscari di Venezia hanno firmato una petizione europea nella quale era scritto “la mia coscienza non mi consente di collaborare con le istituzioni ufficiali israeliane, comprese le università”.
L’Associazione dei Docenti Universitari in Gran Bretagna aveva organizzato un boicottaggio accademico (che non ha avuto successo) di due università in Israele: l’Università di Haifa e l’Università Bar Ilan, a causa del loro sostegno in favore dell’Università Ariel di Giudea e Samaria.
Più di 200 professori svedesi hanno firmato per invitare al boicottaggio accademico delle istituzioni israeliane.
Recentemente a una conferenza nel Regno Unito organizzata dal Mental Health and Social Care Trust di Manchester, avrebbe dovuto partecipare Motti Crystal, un esperto di teoria negoziale. Tuttavia sotto la pressione di una delle Società partecipanti, il suo invito è stato annullato. Il motivo? Crystal è un israeliano. Un ebreo.
Di recente, l’Université Paris VIII ha dovuto chiudere i battenti per due giorni al fine di evitare disturbi dell’ordine pubblico per la conferenza programmata con il seguente argomento: “ Israele è uno Stato di apartheid?”. La conferenza non ha poi avuto luogo.
Alla scrittrice israeliana Esther Orner, settantenne sopravvissuta all’Olocausto, è stato impedito di tenere una conferenza alla “Université de Provence”, mentre dirigenti di Hezbollah sono stati ammessi a parlare alla Sorbona.
Nei Paesi Bassi, a Rotterdam l’Università Erasmus ha ospitato convegni in cui si è accusato Israele di apartheid come in Sud Africa.
La stragrande maggioranza degli studenti laureati alla Carleton University ha votato per il disinvestimento dei fondi pensione dell’università da quattro società “complici nell’ occupazione della Palestina”. Il più grande sindacato accademico della Gran Bretagna ha votato per sostenere la campagna di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni contro Israele e rompere i legami con l’Histadrut, il sindacato isrealiano.
Oltre 700 docenti statunitensi hanno approvato il boicottaggio di Israele, tra loro il biologo evoluzionista Robert Trivers. Il boicottaggio in America era stato avviato nel 2009 da 13 professori in California e ora il movimento sostiene le attività in più di 40 campus americani. Hanno promosso una campagna di disinvestimento da Caterpillar e Motorola e rifiutano qualsiasi collaborazione o progetto congiunto con le istituzioni israeliane.
Lo scorso autunno, il professore israeliano Ronen Cohen, il cui “peccato” è quello di insegnare alla Ariel, è stato espulso da un convegno accademico tedesco a Berlino (ma è stato poi riammesso in seguito a un coro di proteste). Altrove, in Spagna, il Ministero dell’Urbanistica ha squalificato la partecipazione dell’Università Ariel al concorso internazionale sull’energia solare perché ha sede in Samaria.
Il boicottaggio ha lo scopo di isolare gli ebrei e fare pressione su di loro.
David Hirsch, docente di sociologia presso il Goldsmiths College, University of London, ha scritto che il boicottaggio si propone di creare nel Regno Unito un clima, in cui agli accademici ebrei dovrebbero chiedersi se hanno appoggiato le politiche “colonialiste e razziste” del loro governo.
Una figura di primo piano della comunità ebraica belga, Jacques Brotchi, ha recentemente rassegnato le sue dimissioni dal consiglio dell’Università di Bruxelles, dopo aver denunciato gravi episodi di antisemitismo all’interno del campus.
Uno studente israeliano presso l’Università di Torino, Amit Peer, ha confessato al quotidiano italiano Corriere della Sera che “gli ebrei qui nascondono la propria identità, perché rischiano di diventare un bersaglio”.
Al diplomatico israeliano Shai Cohen è stato impedito di parlare all’Università di Pisa, dopo un violento attacco da parte degli studenti, che lo chiamavano “macellaio”. L’ambasciatore israeliano, Ehud Gol, dovette lasciare l’Università di Firenze, dopo una “protesta” simile.
Non è un fenomeno nuovo in Europa.
Nel giugno del 1969, studenti di sinistra avevano attaccato Asher Ben Nathan, il primo ambasciatore di Israele in Germania. Gli era stato impedito di parlare all’Università di Francoforte dai membri del gruppo studentesco SDS della sinistra tedesca e dagli israeliani del gruppo di sinistra Matzpen.
Alcuni mesi fa, lo scrittore israeliano Moshe Sakal è stato cacciato da una conferenza accademica a Marsiglia su richiesta del poeta palestinese Darwish Najwan.
Non si conta il numero di accademici occidentali che non solo boicottano gli israeliani, ma che sostengono anche il terrorismo palestinese.
Ted Honderich, canadese di nascita, professore di filosofia presso l’University College di Londra, ha tenuto una conferenza presso l’Università di Toronto in cui ha dichiarato che i palestinesi hanno il diritto morale di impegnarsi nel terrorismo: “Per rivendicare un diritto morale nell’interesse dei palestinesi per il loro terrorismo e per dire che hanno ragione a praticarlo, perchè è ammissibile se non obbligatorio”.
Il Dipartimento Inglese dell’Università di Harvard, ha invitato Tom Paulin, poeta e accademico dell’ Hertford College di Oxford, a tenere una conferenza. Paulin, in un’intervista per il giornale egiziano Al-Ahram, aveva definito i coloni israeliani “nazisti e razzisti”, verso i quali provava “nient’altro che odio” e che dovrebbero essere “colpiti a morte”. Il Dipartimento inizialmente aveva annullato l’invito a Paulin, ma poi ha annullato la cancellazione.
Anche se la città di Francoforte ha deciso di assegnare un premio e € 50.000 a Judith Butler, una docente universitaria americana che aveva invitato a boicottare lo stato ebraico, la guerra accademica contro gli ebrei è esplosa anche grazie agli stessi professori israeliani. Pochi giorni fa Arutz Sheva ha pubblicato uno scambio di e-mail tra alcune delle più eminenti figure accademiche di Israele sul tema “come boicottare l’Ariel University”.
Gli obiettivi dell’attuale antisemitismo in atto nelle facoltà occidentali sono: impedire agli studenti israeliani di ottenere sovvenzioni, persuadere le istituzioni accademiche a rompere le relazioni con le università israeliane, convincere gli accademici a non recarsi in Israele, non invitare gli israeliani alle conferenze internazionali, impedire la pubblicazione di articoli di studenti israeliani, rifiutarsi di correggere le bozze dei lavori di studenti israeliani, negare i permessi agli studenti che desiderano studiare in Israele, espellere organizzazioni ebraiche dai campus e non pubblicare articoli su riviste specializzate israeliane.
Due esempi: Richard Seaford dell’Exeter University si è rifiutato di recensire un libro per la rivista israeliana Scripta Classica Israelica.
Alice Walker, autrice del romanzo “Il colore viola”, si è appena rifiutata di autorizzare una traduzione in ebraico del suo libro già tradotto in molte lingue, dicendo che “Israele è colpevole di apartheid e della persecuzione del popolo palestinese, sia all’interno di Israele, sia nei territori occupati” .
Purtroppo, non ci sono ancora studi approfonditi sull’impatto del boicottaggio del mondo accademico israeliano. L’unico è quello di Paul Zinger, ex capo della Science Foundation israeliana, nel quale riporta che in un anno 25 articoli di ricerca, inviati per la revisione, sono stati rimandati indietro in Israele dagli studiosi che si sono rifiutati di analizzarli.
“Veritas vos liberabit”, cantano gli scolastici, inutilmente. “La verità vi renderà liberi”. Nella sua versione paranoica, è una dichiarazione di guerra contro il popolo ebraico.
Boicottare gli accademici israeliani è la norma. Boicotteranno anche i prodotti salvavita della ricerca scientifica israeliana?
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