DA: *IC*.

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 30/03/2012, a pag. 21, l’articolo di Stefano Montefiori dal titolo ” Francia, veto ai predicatori islamici “, a pag. 49, l’articolo di Massimo Nava dal titolo “Il Paese delle libertà scopre l’islam ostile” , preceduto dal nostro commento.

A sinistra, Tariq Ramadan : “Non sono colui che non sono senza essere colui che è senza essere…avete capito ? ”

Ecco i due articoli:

Stefano Montefiori – ” Francia, veto ai predicatori islamici “

Nicolas Sarkozy     /    Imam Qaradawi

Nel giorno in cui l’assassino di Tolosa, Mohamed Merah, viene seppellito, la Francia stringe i controlli sulle influenze islamiste. Sei predicatori radicali che dal 6 al 9 aprile avrebbero dovuto parlare poco fuori Parigi al congresso dell’Uoif, l’organizzazione vicina ai Fratelli musulmani, sono stati dichiarati indesiderabili e non entreranno nel Paese. Quanto a Tariq Ramadan, il celebre intellettuale con passaporto svizzero e cattedra a Oxford da sempre accusato di ambiguità sull’integralismo, i ministri Claude Guéant e Alain Juppé «si rammaricano che sia stato invitato». Ieri Ramadan ha tenuto un discorso a Londra, e stasera a Parigi è comunque prevista una sua prima conferenza sul tema «Il ruolo del musulmano nella società occidentale» («Disponibile una sala per le donne», si legge nel manifesto, appena sotto il titolo). I predicatori respinti ieri sono quattro figure di primo piano dell’insegnamento del Corano; all’inizio della settimana il presidente della Repubblica Nicolas Sarkozy si era già rivolto all’emiro del Qatar perché impedisse l’arrivo di Youssef Al-Qaradawi, stella della tv Al Jazeera, e si è espresso anche contro il predicatore egiziano Mahmoud Al Masri. «Dobbiamo chiudere le frontiere alle persone che pronunciano parole non compatibili con l’ideale repubblicano», ha detto Sarkozy. L’«Unione delle organizzazioni islamiche di Francia» è la più radicale delle formazioni musulmane francesi, legata ai Fratelli musulmani e a finanziatori in maggioranza sauditi; l’anno scorso l’Uoif ha boicottato le elezioni del «Consiglio francese del culto musulmano» e quindi non ha più rappresentanti nell’istituzione — nata nel 2003 per volere dell’allora ministro dell’Interno Sarkozy — che funziona come interlocutore ufficiale dello Stato.
L’Uoif e l’«Unione mondiale degli ulema» hanno protestato per la decisione del governo francese, con dichiarazioni — come, per esempio, «quei predicatori sono uomini di pace e tolleranza» — piuttosto surreali, se si scorre il curriculum intellettuale dei protagonisti. L’86enne Youssef Al-Qaradawi, in particolare, il 28 gennaio 2009 su Al Jazeera pronunciò la seguente frase: «L’unica mia speranza è andare nella terra della Jihad, non importa se in sedia a rotelle. Sparerò ai nemici di Allah, gli ebrei, e morirò da martire». Due giorni dopo, il 30 gennaio 2009, sempre durante una predica su Al Jazeera, Al-Qaradawi aggiunse: «Allah si è sempre servito di persone che volevano punire gli ebrei per la loro corruzione. L’ultimo castigo è stato comminato loro da Hitler. Con le sue azioni, anche se non gravi quanto poi si è fatto credere, Hitler è riuscito a rimettere gli ebrei al loro posto. Quella fu una punizione divina. Con il volere di Allah, la prossima volta saranno i musulmani a occuparsene». Al-Qaradawi al congresso dell’Uoif non parlerà più. La conferenza di Tariq Ramadan è per il momento confermata. E l’intellettuale con un comunicato in serata ha preso le difese di Al-Qaradawi e degli altri respinti: «Il governo francese cade nelle generalizzazioni e associa dei sapienti musulmani di fama mondiale alle derive violente e estremiste di gruppuscoli». Per Ramadan, Al-Qaradawi non è evidentemente un antisemita filonazista negazionista, ma un «sapiente di fama mondiale».

Massimo Nava – ” Il Paese delle libertà scopre l’islam ostile”

Massimo Nava             

Massimo Nava non condivide la decisione di vietare l’ingresso in Francia a predicatori fondamentalisti islamici, nè il rincrescimento espresso da Sarkozy per il fatto che Tariq Ramadan sia stato invitato a partecipare al congresso dell’Uoif, l’organizzazione vicina ai Fratelli musulmani (come l’UCOII italiano): “Emozionalità e strumentalità sembrano prevalere sull’elaborazione di misure che dovrebbero essere più efficaci che elettorali“. Non offrire un pulpito ai predicatori islamici sarebbe una misura ‘emozionale’, ‘strumentale’ ed ‘elettorale’ ? Che cosa avrebbe dovuto fare, perciò, Sarkozy? Invitare di persona l’imam Qaradawy, predicatore negazionista e antisemita, a tenere una conferenza, magari alla scuola ebraica di Tolosa ? Nava continua : “Per quanto controverso e protagonista di ambigue provocazioni culturali, Ramadan è un intellettuale di forte notorietà che ha dedicato molti studi al complesso rapporto fra Islam e Occidente: non meriterebbe l’ostracismo dal Paese che si considera patria dei diritti e rifugio di ogni forma di pensiero“. Ramadan non è un ‘intellettuale controverso’, è un diffusore di ideologia islamica e anti occidentale, ma, secondo Nava : “L’intellettuale nato in Svizzera viene di fatto accostato, e quindi confuso, con i quattro predicatori islamici ai quali i ministri degli Interni e degli Esteri hanno rifiutato l’ingresso in Francia, considerandoli personalità note per appelli «alla violenza e all’odio». “. Tariq Ramadan viene ‘accostato e confuso’ con gli altri quattro imam predicatori di odio e violenza perchè è sulla loro stessa lunghezza d’onda. Come si legge nel pezzo di Stefano Montefiori riportato in questa stessa pagina di IC, Tariq Ramadan, dal quale riportiamo quanto segue : “ con un comunicato in serata ha preso le difese di Al-Qaradawi e degli altri respinti: «Il governo francese cade nelle generalizzazioni e associa dei sapienti musulmani di fama mondiale alle derive violente e estremiste di gruppuscoli». Per Ramadan, Al-Qaradawi non è evidentemente un antisemita filonazista negazionista, ma un «sapiente di fama mondiale».“. Non c’è, perciò, nessuna differenza fra Ramadan e i quattro imam che non potranno entrare in Francia. Per quanto riguarda, poi, le dichiarazioni dell’imam Qaradawi in particolare, consigliamo a Nava la lettura dell’analisi di Valentina Colombo pubblicata su IC del 28/03/2012 http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=43955. L’articolo di Massimo Nava è un esempio di deriva buonista e auto accusatoria tipica dell’Occidente di fronte all’islam. E’ ora di riconoscere la minaccia dell’islamismo e prendere le dovute contromisure. Offrire pulpiti agli imam odiatori dell’Occidente in nome della ‘libertà d’espressione’ è autolesionista, insensato. Il negazionismo, l’odio per l’Occidente e l’antisemitismo non sono delle ‘opinioni’ e vanno combattuti. Ecco il pezzo:

Dopo le stragi di Tolosa, si era levato in Francia un pressante appello a non confondere Islam e terrorismo, estremismo e immigrazione, ordine pubblico e libertà personali. Un appello condiviso dalle forze politiche, dalle comunità religiose e dalla società civile. La confusione è però grande sotto il cielo francese. L’onda velenosa degli attentati surriscalda la campagna per le presidenziali di aprile e inquina le reazioni politiche. Emozionalità e strumentalità sembrano prevalere sull’elaborazione di misure che dovrebbero essere più efficaci che elettorali. Si è cominciato con il proposito di perseguire la consultazione di siti online a contenuto fondamentalista e si è giunti al penoso tiramolla sul luogo di sepoltura di Mohamed Merah. L’Algeria ha rifiutato di accogliere la salma del terrorista. La prefettura di Tolosa ha deciso per la sepoltura in Francia, contro il parere del sindaco, con strascico d’indignazione e apprensione per ciò che potrà accadere in futuro attorno al luogo prescelto. In questo clima s’inserisce il rincrescimento espresso dal governo per l’invito di Tariq Ramadan al congresso dell’Unione delle organizzazioni islamiche di Francia, istituzione sostenuta dal presidente Sarkozy con il proposito di garantire la rappresentatività della religione musulmana e arginare la predicazione indiretta o clandestina. Per quanto controverso e protagonista di ambigue provocazioni culturali, Ramadan è un intellettuale di forte notorietà che ha dedicato molti studi al complesso rapporto fra Islam e Occidente: non meriterebbe l’ostracismo dal Paese che si considera patria dei diritti e rifugio di ogni forma di pensiero, compresa quello non propriamente democratico, di ex dittatori ed ex terroristi, come il nostro Cesare Battisti. L’intellettuale nato in Svizzera viene di fatto accostato, e quindi confuso, con i quattro predicatori islamici ai quali i ministri degli Interni e degli Esteri hanno rifiutato l’ingresso in Francia, considerandoli personalità note per appelli «alla violenza e all’odio». Ma è dubbia l’efficacia del divieto. I temi del congresso dei musulmani sono sempre gli stessi (integrazione, rispetto, dialogo, rappresentanza) e le assenze imposte e mediatizzate potrebbe creare più incomprensioni e risentimenti delle presenze. Non vanno dimenticate peraltro le condanne unanimi delle stragi di Tolosa espresse dagli imam francesi, le marce con rappresentati della comunità ebraica. C’è il rischio che la comunità musulmana di Francia — circa cinque milioni di cittadini, francesi di seconda e terza generazione — avverta ostilità e rancore. Un rapporto della commissione nazionale per i diritti dell’uomo (Cncdh) rileva l’aumento della diffidenza nei confronti dei musulmani e la percezione che costituiscano comunità separate dalla società. Il 59% dei francesi pensa che ci siano troppi immigrati in Francia e il 70% che vengano nel Paese per approfittare del sistema di protezioni sociali. Dentro questi dati, s’intravede il virus delle semplificazioni, del pregiudizio, dello stereotipo sul potenziale terrorista. Virus sparso a piene mani dal Fronte nazionale di Marine Le Pen, i cui effetti sul corpo elettorale impongono continui aggiustamenti di rotta al presidente Sarkozy. «Si demonizza il Fronte, ma si normalizzano le sue tesi», aveva detto nei giorni scorsi proprio Tariq Ramadan, prendendosela con il ministro degli Interni, Guéant, l’uomo forte del governo.
Al di là delle polemiche e delle misure, la Francia stenta a riconoscere che il pericolo non viene da saltuari e isolati predicatori di passaggio, né dalla propaganda esterna, peraltro inarrestabile nell’epoca di Internet e delle antenne satellitari puntate a oriente dalle finestre delle periferie. Il pericolo è la deriva identitaria di una generazione che non si sente né francese né musulmana, ma semplicemente «contro». Una generazione che non ascolta alcun tipo di predica, si perde in territori senza legge, senza lavoro, senza l’ordine repubblicano e laico, questo sì tanto propagandato, anche a sproposito. Qualcuno non aspetta una predica per andare ad addestrarsi in Afghanistan o in Pakistan. Qualcuno si riconosce in terribili parole d’ordine, diviene un mostro. Ma per qualche compagno, un martire. Ed è più facile che sia l’imam del quartiere a fargli cambiare idea.

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