da Sultan Knish, il blog di Daniel Greenfield
Traduzione di Paolo V. Mantellini
Articolo originale: A Badly Invented People

Oggi, i principali mezzi di comunicazione di massa non servono più ad informare, ma servono a diffondere facili punti di vista che sembrano eccellenti ad un primo esame, ma crollano miseramente se sottoposti ad una attenta analisi.  L’esposizione dei fatti, uno degli ultimi trucchi dei mezzi di comunicazione di massa, è diventata lo strumento per diffondere i punti di vista. La stessa cosa è successa ai blog di notizie che hanno iniziato a ripetere e ripetere senza sosta gli stessi ridicoli fatti. 

Prendiamo le reazioni alla precisa dichiarazione di Gingrich che gli Arabi di Palestina sono un popolo inventato. A parte le isteriche idiozie “non sta né in cielo né in terra”, si è sostenuta pure l’analogia tra gli Americani e gli Arabi di Palestina, come popoli inventati.

Vediamo quanto sia sbagliata questa affermazione e perché. Per cominciare, le colonie Americane non pretesero l’indipendenza a causa di una fasulla storia antica. Se lo avessero fatto, allora George Washington si sarebbe dovuto vestire come un Indiano e, invece degli Stati Uniti d’America, avremmo avuto gli Stati Indiani di Iroquisville.

Gli Americani non sono un popolo che si è auto-inventato, ma un popolo che si è auto-evoluto. La rivoluzione Americana è stata una lotta tra una colonia e la madrepatria che si concluse con un distacco e con la creazione di un nuovo paese che ancora usa la lingua e gran parte del retaggio culturale della madrepatria ma, allo stesso tempo, le colonie si sono lentamente evolute assumendo la loro particolare identità.

Gli Arabi “Palestinesi”, invece, sono un popolo inventato, e inoltre, non sono neppure un popolo che si sia “auto-inventato”. Questo dubbio onore spetta a qualche “compagno” di Mosca e alle nazioni Arabe che hanno ritenuto utile avere a disposizione delle milizie terroriste che potevano scatenare attacchi oltre le frontiere, apparentemente per loro autonoma iniziativa, ma che, in realtà, erano ai loro ordini.

Tutte le loro pretese di avere uno stato sono baste sulla strampalata affermazione che loro sono gli abitanti originari della regione, espulsi dagli abitanti attuali, gli Ebrei. In realtà loro sono solo i discendenti dei conquistatori musulmani che espulsero o soggiogarono gli indigeni. E’ come se George Washington non solo si fosse vestito come un Indiano, ma avesse iniziato anche a sostenere che i suoi antenati stavano in America migliaia di anni prima che gli Indiani Cherokee li espellessero.

L’identità Palestinese è un altro balbettio senza senso. La definizione ufficiale di questa identità include solo le parti di Palestina oggi occupate da Israele.

La gente che vive nelle parti del Mandato di Palestina che furono trasformate nel regno di Giordania nel 1921, non è Palestinese. Non esiste alcuna richiesta di incorporarla in uno stato Palestinese. La gente che viveva nelle parti di Israele che furono catturate dalla Giordania e dall’Egitto nel 1948 non era Palestinese e non ci fu alcuna richiesta per trasformare in uno stato la terra che oggi comprende i così detti “Territori Occupati”. Ma nel 1967, quando Israele liberò quei territori, e solo allora, quella gente si trasformò magicamente in Palestinese.

Come si può prendere sul serio questa assurdità?

Supponiamo che io affermassi che c’è stato un antico popolo noto come i Floridiani il cui territorio sia stato sequestrato loro per fare alberghi, villaggi vacanze e aranceti. Quale sarebbe il primo indizio che in questa teoria c’è qualcosa di sbagliato ? Eccolo: Florida è un nome spagnolo che significa fiore. Palestina, che è un nome latino applicato dai suoi antichi conquistatori e che deriva dal greco, presenta lo stesso problema.

Quando gli Ebrei ricostruirono il loro paese, non lo chiamarono Palestina, che era il nome usato dalle potenze Europee. Lo chiamarono Israele. Gli arabi arrivati con l’ondata di conquiste che rovesciò il dominio bizantino, non hanno avuto storia autonoma e non hanno scelto nessun nome per se stessi. [Quando, nel ventesimo secolo, hanno iniziato a rivendicare un’indipendenza,] hanno preso il nome latino usato dalle potenze Europee e hanno iniziato la rivendicazione fingendo che fosse una antica identità tribale, piuttosto che una espressione geografica, usata dalle potenze Europee per descrivere gli Ebrei e gli Arabi locali.

Anche i nomi Arabi dei luoghi mancano di storicità. Il nome Arabo di Gerusalemme è Al-Quds o la (città) santa. E’ quasi come chiamare New York Grande Città e pretendere che significhi che tu l’hai vista per primo, mentre in realtà significa che l’hai vista per ultimo e stai solo cercando di appropriarti della sua attuale identità.

La versione Araba di Hebron è la traduzione del nome Ebraico. Lo stesso capita per Betlemme.  Ah ah! Ma cosa puoi mai dire per Nablus? Gli Ebrei la possono chiamare anche Shechem, mentre gli Arabi hanno un solo nome per Nablus. Certamente Nablus è parte del grande e antico retaggio Palestinese! Assolutamente no! Nablus non è un nome Arabo, è l’errata pronuncia Araba di Neapolis [in Arabo non esiste la P, sempre sostituita da una B come in Bakistan invece che Pakistan, N.d.T.], che, per chi non sa il Latino, significa “Nuova Città”.

Nablus ha la stessa relazione con Neapolis di Filistina con Palestina; è solo l’errata pronuncia Araba dei nomi Latini. Il nome “Nablus” è assolutamente autentico in quella regione, come lo è Napoli in Italia e Naples in Florida, che hanno lo stesso significato.

Che dire allora dei “Territori Occupati”? Gli Ebrei li chiamano Giudea e Samaria. Gli Arabi li chiamano ad-diffa al-gharbiya cioè la Sponda Occidentale [Cis-Giordania]. Nulla parla di storia antica a partire da questi nomi evidentemente descrittivi. E Ramallah? La capitale dell’Autorità Palestinese? Questo almeno è un nome Arabo! E’ vero! E’ un nome Arabo. Un nome antico quasi come la città che risale al XVI secolo, quando un gruppo di Arabi Cristiani attraversò il Giordano, proveniente da quella che oggi è la Giordania, per sfuggire alle persecuzioni musulmane. Sotto il dominio Giordano [tra il 1948 e il 1967], Ramallah fu invasa dai musulmani e oggi ha una maggioranza musulmana.

Quando la capitale del tuo antico popolo è stata fondata da Cristiani provenienti dall’altra sponda del fiume nel XVI secolo, e non è mai stata la tua capitale se non a partire dagli antichi giorni degli anni ’90 (1990!), ed è diventata la tua capitale solo perché hai scacciato i suoi abitanti negli anni ’50 (1950!), allora l’antichità della tua civiltà ha qualche difetto. In effetti, non esiste.

Gli Arabi non sono indigeni, sono dei colonizzatori che invasero la regione in gruppi tribali. Non esiste un popolo Palestinese. Per quello che importa, non esiste neppure un popolo Giordano o un popolo Egiziano. Ma solo clan che si trovarono a vivere all’interno di una serie di confini disegnati da geografi Europei nel XX secolo. Questi clan si spostavano avanti e indietro. Le famiglie ricche vivevano come signori feudali. Non c’era una cultura comune e non c’era una identità nazionale.

1)    2) ;   3) 
I discendenti degli antichi Palestinesi:
1) Mohammad Amin al-Husayni, gran Muftì di Gerusalemme con Adolf Hitler; 2) Yāsser ʿArafāt al secolo: Muḥammad ʿAbd al-Raḥmān ʿAbd al-Raʾūf al-Qudwa al-Ḥusaynī alias Abū ʿAmmār; 3) i capi Palestinesi di oggi

(CLICCARE SULL’IMMAGINE PER INGRANDIRLA)
Il clan Al-Husayni, che domina la politica nazionalista Arabo-Palestinese, era costituito da un branco di immigrati da quella che è attualmente l’Arabia Saudita, che si stabilì nella regione. Tra i membri del clan ricordiamo Yasir Arafat, il Mufti di Gerusalemme e un sacco di ufficiali odierni, tra cui il Capo di Gabinetto dell’Autorità Palestinese e il capo del Waqf, l’autorità religiosa musulmana.  Il clan Al-Husayni agiva solo per i suoi interessi, cosa che fa anche oggi. Non è un popolo, non è parte di un popolo, è uno dei tanti clan Arabi del Medio Oriente la cui unica priorità è il potere della famiglia.

Gli Al-Husayni non sono diversi dalla Casa Regnante di Saud o dagli Al-Thani del Qatar, comandano il loro clan, fingendo di essere una nazione. L’Autorità Palestinese è in massima parte una coalizione di potenti clan, alcuni degli stessi clan che rifiutarono di trattare con gli abitanti Ebrei ma cercarono di espellerli dalla regione.

Se l’Autorità Palestinese fosse onesta, si chiamerebbe Husseinistina invece di Filistina, ma, dato che ogni pretesa sulla terra deriva da una ipotetica storia antica, al tempo della quale non riuscirono a pensare di darsi un nome né pensarono di dotarsi di un governo unico prima degli antichi giorni degli anni ’90 (1990!), chiamarsi adesso Husseinistesi, invece che Palestinesi, non avrebbe funzionato.

La famiglia regnante Hashemita, anch’essa emigrata dall’Arabia Saudita, può chiamare il suo paese il Regno Hashemita di Giordania, ma mantiene la parte “Giordania”, perché crea un’illusione di antichità. Ma almeno deriva il nome dal fiume Giordano. Ma cosa è Palestina? E’ un nome straniero per una regione che è sempre stata considerata una parte della Siria. E la PLO ha iniziato la sua esistenza come un gruppo di punta Siriano, il cui primo Presidente, che aveva rappresentato la Siria alle Nazioni Unite, affermava che non esisteva un luogo che si chiamava Palestina.

Questo sanguinoso circo è durato veramente troppo. Abbastanza, comunque, da consentire agli stati Arabi e ai capi dei clan locali di creare una generazione di ragazzi votati ad uccidere in nome di una mitica identità per uno stato che non vogliono realmente. La chiamata alla costruzione di uno stato Palestinese è stato un cinico complotto per distruggere Israele.

Ecco perché i negoziati non vanno da nessuna parte, proprio perché non devono andare da nessuna parte. I partecipanti non sono attori liberi, ma devono rispondere ai loro padroni, e non possono funzionare senza di loro. Hamas si agita come una gallina decapitata, perché è terrorizzata di perdere l’appoggio Siriano. I capi di Fatah dell’Autorità Palestinese sono ancora più incoerenti, il loro stratagemma di minacciare di creare unilateralmente uno stato ha fatto cilecca e adesso minacciano di rivoltarsi contro Israele se non ottengono quello che vogliono.

L’autogoverno era la base di partenza della rivoluzione Americana, ma l’Autorità Palestinese non riesce neppure in questo. Il suo budget consiste di aiuti esteri. Tutta la sua economia ruota su donazioni provenienti da tutto il resto del mondo. Ha una intera agenzia dell’ONU per soddisfare le sue necessità. E nonostante sia lo stato più lautamente assistito del pianeta, è ancora assolutamente incapace di prendersi cura di sé stesso.

Gingrich ha perfettamente ragione quando afferma che i “Palestinesi” sono un popolo inventato, ma sono un popolo inventato malamente. La tecnica della Grande Bugia ha trasformato la sua esistenza in un fatto accettato, ma la sola base di questo fatto è la continua incessante ripetizione della stessa bugia. Orwell ha detto che “In tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario”. L’affermazione di Gingrich è stato un atto rivoluzionario e non ha importanza come i mezzi di comunicazione di massa lo mettano alla berlina per questo: fin tanto che la gente continua a sfidare l’inganno universale dei media,  la rivoluzione può continuare.


Sultan Knish, il blog di Daniel Greenfield
Articolo originale: A Badly Invented People
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Chi sono i Palestinesi?
di Yoram Ettinger
Traduzione di Paolo V. Mantellini
Articolo originale: Who are the Palestinians?



Contrariamente a quanto sostiene la vulgata politicamente corretta, gli Arabi Palestinesi non si sono mai insediati nella regione ad Ovest del Giordano da tempi immemorabili; non è mai esistito uno stato Palestinese, nessun popolo Palestinese è stato derubato della sua terra e non c’è alcuna plausibile ragione a sostegno della “pretesa al ritorno” dei Palestinesi.

La maggior parte degli Arabi palestinesi sono i discendenti degli immigrati musulmani del periodo 1845-1947 da Sudan, Egitto, Libano, Siria, come pure da Iraq, Arabia Saudita, Bahrain, Yemen, Libia, Marocco, Bosnia, regione Caucasica, Turkmenistan, Kurdistan, India, Afghanistan e Baluchistan.

I lavoratori Arabi immigrati [in Palestina], erano stati fatti arrivare dall’Impero Ottomano e poi dal Mandato Britannico (dopo la sconfitta Ottomana del 1917) per lavorare in progetti di infrastrutture: il Porto di Haifa, le ferrovie Haifa-Qantara, Haifa-Edrei, Haifa-Nablus e Gerusalemme-Jaffa, installazioni militari, strade, cave, bonifiche di paludi, ecc.  Anche lavoratori Arabi, immigrati illegalmente, erano attratti dal relativo boom economico stimolato dall’immigrazione Ebraica.

Secondo un rapporto del 1937 della Commissione Peel (Palestine Betrayed, Prof. Efraim Karsh, Yale University Press, 2010, p. 12), “L’aumento della popolazione Araba è più evidente nelle zone urbane, interessate dallo sviluppo Ebraico. Un confronto fra i risultati dei censimenti del 1922 e del 1931 mostra che, sei anni fa [cioè nel 1931, N.d.T.], l’incremento percentuale fu 86 ad Haifa, 62 a Giaffa e 37 a Gerusalemme, mentre nelle città puramente Arabe come Nablus e Hebron l’incremento fu solo del 7% e a Gaza si registrò una diminuzione del 2%.”

Come risultato dell’ingente immigrazione Araba del periodo 1880-1947 – e nonostante l’emigrazione Araba legata al caos domestico e alla violenza inter-Araba – la popolazione Araba di Giaffa, Haifa e Ramla crebbe rispettivamente di 17, 12 e 5 volte.

La conquista da parte dell’Egitto di Mohammed Ali (1831-1840), fu consolidata con l’afflusso di una massa di immigrati Egiziani che si insediarono nelle zone disabitate tra Gaza e Tul-Karem su fino alla Valle di Hula. Questi migranti seguirono le orme di migliaia di disertori e renitenti alla leva Egiziani che fuggirono dall’Egitto prima del 1831 e che si stabilirono ad Acri. Il viaggiatore Britannico, H.B. Tristram, nel suo libro del 1865, “La terra di Israele: un diario di viaggio in Palestina” (p. 495), identificò immigrati Egiziani nella Valle di Beit-Shean, ad Acri, Hadera, Netanya e Jaffa.

Il “British Palestine Exploration Fund” ha documentato la proliferazione di sobborghi Egiziani nella regione di Giaffa: Saknet el-Mussariya, Abu Kebir, Abu Derwish, Sumeil, Sheikh Muwanis, Salame’, Fejja, ecc. Nel 1917 gli Arabi di Giaffa rappresentavano per lo meno 25 diverse nazionalità, includendo Persiani, Afghani e Baluchi. Centinaia di famiglie Egiziane si insediarono ad Ara’ Arara’, Kafer Qassem, Taiyiba e Qalansawa. Molti degli Arabi che fuggirono nel 1948 si ricongiunsero alle loro famiglie in Egitto e in altri paesi vicini.

Da 30,000 a 36,000 migranti Siriani (gli Hurani) sono entrati in Palestina soltanto negli ultimi pochi mesi” pubblicava il quotidiano “La Siria” il 12 Agosto 1934. Az-ed-Din el-Qassam, il modello del terrorismo di Hamas, che terrorizzò gli Ebrei nel Mandato Britannico di Palestina era Siriano, così come erano Siriani Said el-A’az, uno dei leader dei pogrom anti Ebraici del 1936-38 e Kaukji, il comandante in capo dei mercenari Arabi che terrorizzarono gli Ebrei negli anni ’30 e ’40.

I migranti della Libia si stabilirono a Gedera, a Sud di Tel Aviv. I rifugiati Algerini (i Mugrabi) fuggiti a seguito della conquista Francese del 1830, si stabilirono a Safed (insieme a Beduini Siriani e Giordani), a Tiberiade e in altre parti della Galilea. I rifugiati Circassi, in fuga dall’oppressione Russa (1878) e i musulmani di Bosnia, Turkmenistan, e Yemen (1908) modificarono la demografia Araba ad Ovest del fiume Giordano.

Mark Twain ha scritto nel suo “Innocents Abroad (American Publishing Company, 1969): “Tra tutte le terre con un paesaggio lugubre, la Palestina dovrebbe essere la prima … La Palestina è una landa brutta e desolata.”  Analizzando il libro di Mark Twain, John Haynes Holmes, il prete pacifista Unitariano, co-fondatore del “American Civil Liberties Union” e autore di Palestine Today and Tomorrow – a Gentile’s Survey of Zionism (McMillan, 1929) ha scritto: “Questo è il paese in cui gli Ebrei sono tornati per ricostruire la loro antica patria … Su tutta la superficie della terra non c’è una casa per gli Ebrei, salvo che tra i monti e i pozzi di questo antico regno … In qualunque altro posto gli Ebrei sono in esilio … Ma la Palestina è sua … Raschia la Palestina e troverai Israele … Non c’è un punto che non sia marchiato con l’impronta di qualche antico Ebreo … Non una strada, non una sorgente, non una momtagna, non un villaggio che non risvegli il nome di un grande Re Ebreo o che risuoni della voce di qualche grande profeta Ebreo … L’Ebreo in Palestina ha uno scopo più alto e più nobile che il mero scopo economico … Questa missione è ripristinare Sion; e Sion è la Palestina.”

Il tentativo Arabo di conquistarsi una supremazia morale e di delegittimare lo Stato Ebraico – con una immorale ri-invenzione della storia e la creazione di una falsa identità – è stato messo a nudo da Arieh Avneri nel suo “The Claim of Dispossession (Herzl Press, 1982) e da Joan Peters nel suo “From Time Immemorial (Harper & Row, 1986), che forniscono molti più dati e molte più prove di quelli sopra citati. 

 

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