Gingrich: I palestinesi ? Un popolo inventato.
Testata: La Stampa
Data: 11 dicembre 2011
Autore: Maurizio Molinari
Su Newt Gingrich, abbiamo pubblicato ieri il commento di Piera
Prister http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=42556 che
esprime le nostre valutazioni sul candidato repubblicano alla nomination.
Sulla STAMPA di oggi, 11/12/2011, a pag.18, con il titolo “Gingrich:
I palestinesi ? Un popolo inventato” Maurizio Molinari descrive con accuratezza
l’intervista di Gingrich durante la quale si è espresso sul conflitto
israelo-palestinese con una affermazione che ha destato scandalo.
Diciamolo
con franchezza, se questa frase l’avesse pronunciata qualcun altro, sarebbe
molto probabilmente passata inosservata. Il fatto che l’abbia detta uno come
Gingrich ha sollevato un vespaio. E’ la solita storia del doppio standard, lo
stesso concetto assume significato opposto a seconda di chi lo esprime. Gingrich
è ‘per definizione’ il ‘cattivo’, dicesse anche buona sera verrebbe criticato
ugualmente. A noi non sembra il candidato ideale per sconfiggere Obama, anzi, ma
cerchiamo di giudicarlo per ciò che dice e non per l’immagine volgare e
grossolana che spesso dà di sè. Questa volta ha detto una verità sacrosanta,
persino espressa in termini eleganti, come si evince dal pezzo di Molinari.
Dovrebbe essere condivisa da chiunque conosca la storia del Medio Oriente.
Ecco l’articolo:
I palestinesi non esistono e il processo di pace in Medio Oriente è
un’illusione»: il candidato repubblicano Newt Gingrich sceglie un’intervista con
il «Jewish Channel» per esporre una posizione sul conflitto israelo-palestinese
che fa sobbalzare i democratici e si attira accuse di «razzismo» da Ramallah. La
tesi che Gingrich consegna al canale specializzato in temi d’interesse ebraico è
la seguente: «Dobbiamo ricordarci che non è mai esistito uno Stato di Palestina
perché all’origine la Palestina era parte dell’Impero Ottomano. Credo anche che
i palestinesi siano stati inventati perché in effetti erano parte della grande
comunità araba».
Una ricostruzione che va alle origini dell’immigrazione
ebraica spinta dal sionismo, che alla fine dell’Ottocento si insediò nell’area
compresa fra la Galilea e il Negev, dominata dai turchi e abitata anche da
arabi. «I palestinesi hanno avuto la possibilità di andare in molti posti ma per
ragioni politiche non l’hanno fatto, preferendo sostenere una guerra contro
Israele iniziata dagli Anni 40. È davvero tragico», aggiunge l’ex presidente
della Camera dei Rappresentanti, lodando il «tosto realismo» del premier
israeliano Benjamin Netanyahu e criticando le «illusioni sul processo di pace»
di un’Amministrazione Obama colpevole di ignorare che «l’Autorità palestinese e
Hamas esprimono l’enorme desiderio di distruggere Israele».
Le prime
reazioni arrivano dai democratici veterani del processo di pace. Martin Indyk,
ex-ambasciatore in Israele spesso ascoltato dalla Casa Bianca, ribatte: «Se
Gingrich vuole apparire filo-israeliano sta facendo un gravissimo errore perché
oltre la metà degli israeliani, incluso Netanyahu, sono a favore della soluzione
dei due Stati».
Carl Levin, senatore del Michigan molto vicino al
presidente Obama, rincara la dose: «Si tratta di un cinico tentativo di attirare
l’attenzione dell’elettorato con argomenti distruttivi e laceranti che non lo
aiuteranno nella corsa alla Casa Bianca perché non offre soluzioni ma getta solo
benzina per darle fuoco».
Da Ramallah parla Saeb Erakat, negoziatore
palestinese, secondo il quale si tratta di «frasi razziste». Il primo ministro
Salam Fayyad parla di «affermazioni volgari e ridicole», mentre Hanan Ashrawi,
veterana dell’Olp, ricorda che «anche il premier israeliano Golda Meir nel 1969
disse qualcosa di simile e riproporre tali affermazioni dimostra l’atmosfera
isterica nella quale si svolgono le elezioni americane». Replica il portavoce di
Gingrich, R.C. Hammond: «Gingrich si riferiva al fatto che questo conflitto è
frutto di decenni di storia. Noi sosteniamo una pace negoziata fra Israele e
palestinesi che includerà necessariamente i confini di uno Stato palestinese, ma
per comprendere meglio cosa viene proposto e negoziato dobbiamo conoscere una
Storia lunga e complessa, ed è proprio questo che Gingrich tentava di fare
nell’intervista televisiva».
L’affondo sui palestinesi conclude una
settimana durante la quale Gingrich ha promesso che se sarà eletto trasferirà
l’ambasciata Usa da Tel Aviv a Gerusalemme e nominerà Segretario di Stato John
Bolton, che fu ambasciatore all’Onu durante l’Amministrazione Bush. Una
strategia per raccogliere i favori degli evangelici, da sempre vicini a Israele,
che sono una parte importante della base repubblicana che voterà alle primarie
in Iowa del 3 gennaio.
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