Gilad Shalit verrà liberato da Hamas. Era stato rapito il 25 giugno 2006, in
territorio israeliano, nei pressi del confine con la striscia di Gaza. Tornerà a
casa, a quanto sembra, la settimana prossima, dopo un periodo di cattività di
cui non si sa nulla, perché nemmeno la Croce Rossa Internazionale ha avuto modo
di ottenere informazioni. Non tornerà a casa gratuitamente. In cambio Hamas ha
chiesto la liberazione di 1027 prigionieri. E’ questo lo scambio che Khaled
Meshaal (leader di Hamas in Siria) celebra come un “grande successo nazionale
(palestinese)”.
Chi sono i 1027 in procinto di essere liberati? Fra loro non
figurano i leader terroristi di grande profilo: Marwan e Abdullah Barghouti,
Ibrahim Hamed e Ahmet Sadat resteranno in carcere. Nella prima fase dello
scambio verrà scarcerata poco meno della metà dei prigionieri, fra cui 280
condannati all’ergastolo. Saranno divisi come segue: 96 faranno ritorno in
Cisgiordania, 14 a Gerusalemme Est, 203 originari della Cisgiordania saranno
deportati a Gaza, altri 131 faranno ritorno a Gaza e 40 spediti all’estero.
Saranno liberati 6 arabi israeliani, che potranno tornare a casa loro, e 27
prigionieri sono donne. Fra i carcerati liberati che tornano in Cisgiordania e
Gerusalemme Est, la metà esatta rimarrà in libertà vigilata: per alcuni
persisterà il divieto di lasciare la propria città di residenza, per altri la
proibizione di andare all’estero e di entrare in Israele. Fra i 203 prigionieri
deportati a Gaza e all’estero, 15 non potranno tornare in Cisgiordania per un
anno, altri 18 per tre anni, per altri 55 prigionieri vi sarà il divieto di
rientro per 10 anni e per i restanti è previsto un esilio di ben 25 anni.
La dispersione dei prigionieri e le misure di sicurezza adottate dallo Stato
ebraico nei loro confronti dimostrano che nessuno, a Gerusalemme, sottovaluta il
pericolo dello scambio. Uzi Landau, ministro delle Infrastrutture, ha votato
contro l’accordo, esattamente come Avigdor Lieberman (ministro degli Esteri) e
Moshe Ya’alon (vicepremier). Landau lamenta “una grande vittoria del
terrorismo”. “Io sono contento per la famiglia di Shalit, ma anche terrorizzato
per la sicurezza dei cittadini di Israele” – dichiara in un’intervista al
quotidiano Haaretz, Ron Karman, di Haifa – “E’ tremendo sentire quei nomi (dei
palestinesi liberati, ndr) inclusi in una lista nota da cinque anni”. Ron Karman
ha perso sua figlia, Tal, uccisa da un terrorista mentre viaggiava su un autobus
di Haifa. Fra quelli in procinto di essere liberati ci sono anche i rapitori dei
soldati israeliani Nachshon Wachsman, Ilan Sasportas e Ilan Saadon. Ci sono gli
attentatori dell’autobus Tel Aviv-Gerusalemme (1989), il terrorista che uccise
10 civili a Wadi Harmiyeh, presso Ramallah (2002), il complice dell’attentatore
suicida che si fece esplodere nella pizzeria Sbarro di Gerusalemme (2001) e
molti degli agenti che linciarono soldati israeliani nella stazione di polizia
di Ramallah (2000). Quelli, tanto per ricordare, che mostrarono alla folla le
loro mani insanguinate e che, ripresi da una troupe di Canale 5, fecero
scoppiare un brutto caso giornalistico qui in Italia. La vita e la libertà di
Gilad Shalit vale la liberazione di questi e altri pericolosi individui? Secondo
Yoram Cohen, direttore dello Shin Bet (l’agenzia di sicurezza israeliana) non
poteva esserci un accordo migliore: “Se avessimo avuto altre possibilità per un
accordo più equo o per un blitz di liberazione, avremmo percorso quelle strade”.
Aggiungendo, però, che: “Non possiamo promettere che i prigionieri liberati non
continui a compiere atti di terrorismo. Le statistiche ci mostrano che il 60%
degli scarcerati torna alla propria attività nelle organizzazioni armate e di
questi il 15-20% viene di nuovo incarcerato nelle prigioni di Israele”. Tuttavia
la liberazione di questo migliaio di palestinesi non modifica sostanzialmente il
rapporto di forze fra Israele e Hamas. “Sono operativi circa 20mila membri delle
Brigate Ezzadim al Qassam (il braccio armato di Hamas, ndr) e qualche centinaio
in più non faranno alcuna differenza. Hamas non è interessata a un’escalation,
ha già gravi problemi interni che l’hanno spinto a concludere questo accordo”.
Problemi interni che si riassumono in: fine dei fondi dall’Iran e possibilità
che collassi anche il regime siriano, protettore del movimento islamico
palestinese. Non è da una posizione di debolezza, dunque, che Israele ha
accettato uno scambio 1000 a 1. Ma dalla certezza di essere comunque la parte
più forte: la libertà di ciascuno dei palestinesi scarcerati vale un millesimo
della possibilità di un ragazzo israeliano di riabbracciare i suoi cari.
L’Opinione 13 ottobre 2011
One Response to La libertà di Shalit vale quella di 1000 palestinesi
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“Non si lascia indietro nessuno” costi quello che costi. Quanti soldati americani vennero abbandonati dall’America in VietNam ? non ci è dato di sapere, abbandonati per motivi politici,finanziari ,soldati che avevano combattuto credendo nelle parole dei politici,credendo nella loro missione. Mille palestinesi, mille terroristi liberi? certo è difficile da mandar giù , ma il soldato israeliano ora sa che anche dopo anni il proprio Paese,la propria Nazione farà di tutto per riportarlo a casa