Gilad Shalit presto libero: le reazioni delle vittime del terrorismo palestinese.
Come ha reagito l’altra Israele, le famiglie che hanno avuto i loro
cari assassinati dai criminali che adesso verranno liberati dalle prigioni dove
scontavano le pene per i loro delitti ? Il commento di Fiamma Nirenstein sul
GIORNALE di oggi, 15/10/2011, a pag.16, Deborah Fait per Informazione
Corretta, sul FOGLIO, un servizio da Gerusalemme non firmato a
pag.3.
Ecco gli articoli:
Il Giornale-Fiamma Nirenstein: ” Tutti vittime per Shalit,
Israele si ribella allo scambio”
Dunque Gilad Shalit tornerà martedì, e lo farà attraverso il Cairo cui verrà
consegnato in un gioco opportunistico che riflette il distacco di Hamas dalla
sua sede di Damasco ormai in fiamme, e quella del governo militare egiziano nel
caos alla ricerca di consenso internazionale. Israele vibra nell’attesa, alla
contentezza corrispondono anche indignazione, paura, disperazione: il figlio
superstite della famiglia Schijveshuurder, Shvuel (un 27enne che nel 2001 ha
avuto il padre, la madre e tre fratelli uccisi con altre 12 persone nella
Pizzeria Sbarro di Gerusalemme) che da allora da segni di squilibrio, ha
vandalizzato il monumento a Yitzhak Rabin a Tel Aviv. Ron
Kerman, padre di Tal, una ragazzina uccisasull’autobus numero 27 a Haifa nel
2003 ha attaccato Noam Shalit: «Per salvare tuo figlio hai vittimizzato tutta
Israele». Si preparano anche manifestazioni organizzate e ci si rivolge al
Bagaz, l’Alta Corte, per fermare lo scambio. Il fatto è che il prezzo è
micidiale, e non solo numericamente. Non solo si tratta di 1027 vite contro una.
Si tratta di misurare il valore di una vita umana come noi la concepiamo,
sull’accettazione del male assoluto.Qui vediamo un’autentica inondazione di
tagliagole, di morti viventi, e si sa già per statistica che il cinquanta per
cento torneranno a colpire. Fra questi assassini di cui i palestinesi
festeggiano il ritorno ci sono: Nasser Batima,
responsabile dell’eccidio di 30 persone al Park Hotel
di Netanya, 200 feriti; Husam Bodran che ha pianificato l’attacco alla discoteca
del Dolphinarium a Tel Aviv nel 2001, qualcuno si ricorderà i corpi straziati
di 21 ragazzini. Sempre Bodran è responsabile
dell’uccisione dei 14 innocenti che pranzavano ad
Haifa nel 2002. Ci sono Yehie Sinwar e Jihad Amur, coinvolti nel rapimento del
soldato Wachsman, che lo fecero saltare per aria con una cintura quando un
commando cercò di liberarlo. Abd Al Gadi Gnaim che ha
buttato giù da un dirupo un autobus di linea fra Gerusalemme e Tel Aviv
uccidendo 16 passeggeri. Ci sono molte donne che guidando col velo hanno
accompagnato i terroristi suicidi a uccidere centinaia di innocenti. Ma alla
cronista resta particolarmente indigeribile fra (si dice) 27 donne, la
liberazione di Mona Jaud Awana che con internet ha attratto dalla cittadina
di Ashkelon il sedicenne Ofir Rahum. Si è avventurato fuori del paese per la
prima volta in autobus per finire nelle mani dei compagni di Awana, che l’hanno
fatto a pezzi in un garage di Ramallah. La cronista ha visitato la sua casa e
il suoi genitori. Ora suo padre col cuore a pezzi e la testa confusa tuttavia si
congratula con Noam Shalit perché riavrà suo figlio. Nella storia dei molti
altri attentati che si srotola davanti agli occhi degli israeliani mentre gli
assassini escono, c’è la storia di un piccolo Paese che è pronto a dare per la
vita tutto, mentre i suoi nemici sono assassini pronti a tutto per la morte. E
lo saranno ancora.
Informazione Corretta-Deborah Fait: ” Gilad
e Shvuel, due tragedie “
la Pizzeria Sbarro dopo
l’attentato
Gilad ritorna a casa. In Israele ci aspetteranno giorni di
grande gioia, di esaltazione addirittura, di immensa felicita’ per la
liberazione del nostro ragazzo rapito cinque anni fa in Israele e portato
chissa’ dove a Gaza.
Cinque anni terribili per la sua famiglia, per tutta
Israele e soprattutto per lui al quale , oltre alle torture fisiche, avranno
inferto anche la tortura psicologica del “tutti ti hanno abbandonato”. E’ il
gioco crudele dei rapitori. Non tutti sono contenti in Israele, ci sono le
famiglie dei superstiti, dei sopravvissuti agli anni del terrore. Ci sono quelli
che non possono non pensare alle loro famiglie sterminate da assassini che
saranno liberati.
Come si puo’ pretendere che accolgano la notizia colla
stessa gioia che provo io? Che provano tutti gli israeliani fortunatamente non
colpiti dal terrorismo? Nella pagina degli esteri della Stampa del 14.10 si
legge un articolo sulla profanazione del monumento a Rabin. Chi lo ha profanato?
secondo chi ha scritto l’articolo, e’ stato un estremista di destra, un fuori di
testa, un nemico della pace. No, non e’ cosi’! Non usciamo dalle proporzioni,
non travolgiamo la verita’, come sempre. Chi ha versato la vernice sul monumento
a Rabin e’ un ragazzo, il suo nome e’ Shvuel Schijvershuurder, la cui famiglia,
tutta la sua famiglia di cinque persone, e’ stata sterminata nell’attentato da
Sbarro nel 2001. Shvuel era appena un adolescente rimasto senza genitori e
fratelli perche’ due assassini avevano deciso di ammazzare degli ebrei che un
venerdi a mezzogiorno erano andati a mangiare una pizza prima dei preparativi
per lo Shabat.
I due assassini, tra cui una donna orgogliosa dell’azione
compiuta tanto da dire sorridendo che lo rifarebbe, verranno liberati e saranno
tra i 1027 terroristi che l’accordo per Gilad dovra’ liberare. Provate a
mettervi un mano sul cuore, provate a pensare se l’assassino della vostra
famiglia, tutto il vostro mondo,fosse mandato libero , felice come una Pasqua
per aver ammazzato degli odiati ebrei e strafelice per avere ancora
un’opportunita’ di poterlo rifare e poi ditemi se non potete capire il gesto di
questo ragazzo che non e’ un estremista ma che ha voluto richiamare l’attenzione
sulla tragedia che migliaia di persone stanno vivendo in Israele. Assistere
alla liberazione degli assassini delle loro famiglie, vederli ridere,
soddisfattti e orgogliosi. La TV israeliana ha mandato in onda un’intervista
coll’assassina di Sbarro: e’ felice, angelica, orgogliosa. L’altra, sua compagna
di cella, quella che ha portato tra le mani dei terroristi Ofir, un ragazzino
quindicenne di Ashdod, guardando tranquilla mentre i suoi complici lo tiravano
fuori dalla macchina per sparargli raffiche di mitragliatrici e poi gettarlo sul
ciglio della strada come un straccio, e’ altrettanto felice. Shvuel ha oggi
27 anni, e’ amareggiato, come lui molte migliaia di israeliani sopravvissuti
allo sterminio delle loro famiglie in un periodo accuratamente preparato da
Arafat e soci per indebolire lo spirito di Israele colpendo solo i civili, le
famiglie, la gente di Israele con decine di attentati al giorno. Un periodo
da ricordare come un incubo e chi non lo ha vissuto non puo’ nemmeno immaginare
quello che abbiamo passato tra terrore e disperazione. Il mondo se ne fregava, i
pacifisti venivano qui a urlare contro di noi che morivamo colpiti da milioni di
chiodi e biglie che uscivano col fuoco dai candelotti che i terroristi portavano
addosso.
Ci urlavano contro, i maledetti. Facevano cortei per le strade
d’Europa i maledetti, con le bandiere colorate, urlavano Palestina libera e
islamica.
E noi morivamo. A ogni morto israeliano altri cortei, bandiere di
Israele bruciate a significare lo spregio e l’odio di questi mentecatti. Sono
morti migliaia di israeliani, giovani, vecchi, bambini, donne nell’indifferenza
del mondo intero, anzi , peggio, sono stati assassinati per il godimento del
mondo intero.
Io li leggevo i messaggi su internet “se lo meritano, ben gli
sta, facciano a meno di stare la’, non e’ terra loro”. Fra due giorni Gilad
sara’ libero grazie a molti mediatori, grazie alla situazione creatasi cogli
inverni arabi che qualcuno si ostina a chiamare primavere. Molti si
autoloderanno, si arrogheranno il merito della liberazione di Gilad. La cosa
importante e’ che un figlio di Israele torni a casa. A Ron Arad non fu
concesso, ricordiamolo in questi giorni. Io mettero’ un fiocco azzurro alla
finestra, accanto a quello giallo per Gilad. Che Ron ci perdoni per non aver
saputo fare in modo di salvarlo. Ci perdonino tutti i dispersi mai piu’ tornati
e morti tra le torture atroci dei nemici.
Martedi 1027 assassini saranno
liberati per un ragazzo ebreo. Quanto poco valgono ‘sti palestinesi!
Il
Foglio-” Chi sono gli israeliani arrabbiati con l’ esercito troppo
morbido”
Gerusalemme. Il soldato israeliano Gilad Shalit sarà a casa tra pochi giorni,
dopo cinque anni di prigionia: il caporale – oggi venticinquenne – rapito nel
giugno del 2006 da Hamas in un raid oltre il confine della Striscia di Gaza sarà
consegnato alle autorità egiziane martedì. Mercoledì sera il gabinetto del primo
ministro di Gerusalemme, Benjamin Netanyahu, ha approvato i dettagli di un
accordo con Hamas che prevede la liberazione di Shalit in cambio del rilascio di
oltre mille prigionieri palestinesi, detenuti nelle carceri israeliane. In
Israele – dove tutte le famiglie hanno un figlio o una figlia soldato e tutte le
famiglie sono state vicine al dramma dei parenti del caporale – non c’è soltanto
entusiasmo per la liberazione del giovane. C’è anche paura. C’è la paura che il
rilascio di molti palestinesi in passato implicati in atti terroristici possa
riportare il paese al tempo degli attacchi sugli autobus e nelle pizzerie (ieri
è stata pubblicata parte della lista definitiva dei mille liberati, oggi ci sarà
quella definitiva). I familiari delle vittime del terrorismo hanno consegnato
una petizione alla Corte Suprema: chiedono di posticipare lo scambio di
prigionieri e parlano di “liberazione di assassini”. La protesta ieri è
diventata violenta. Un giovane 27enne che ha perso i genitori nell’attentato
suicida alla pizzeria Sbarro di Gerusalemme nel 2001, ha sfregiato con pittura
bianca e una bomboletta spray il monumento alla memoria dell’ex premier Yitzhak
Rabin, il presidente degli accordi di Oslo, che strinse la mano a Yasser Arafat
e pagò con la vita questa apertura nel 1995. “Price tag”, il prezzo da pagare, e
“Yigal Amir libero”, ha scritto il giovane, poi arrestato, sulla pietra del
monumento nel centro di Tel Aviv. Amir è l’uomo che ha ucciso Rabin; “Price
tag”, il prezzo da pagare, è la scritta con cui i settler più religiosi ed
estremisti firmano i loro attacchi contro proprietà palestinesi nella
Cisgiordania sonia, solitamente in rappresaglia allo sgombero da parte delle
forze di sicurezza israeliane di insediamenti illegali. Gli obiettivi sono ulivi
di proprietà di residenti arabi e moschee. Il gesto isolato arriva in seguito a
una serie di attacchi, della stessa tipologia, avvenuti non in Cisgiordania, ma
in territorio israeliano nelle ultime settimane. Nel nord, nel villaggio arabo
israeliano di Tuba Zangaria, l’incendio di una moschea (per il quale finora è
stato arrestato un colono diciottenne) ha preoccupato le élite politiche
israeliane. Il presidente, Shimon Peres, ha visitato il luogo e rassicurato i
palestinesi e gli arabo-israeliani sulla tolleranza della società israeliana.
Durante il fine settimana scorso, due cimiteri a Tel Aviv – uno musulmano e uno
cristiano – sono stati vandalizzati. Su oltre venti tombe sono comparse scritte
razziste e di nuovo la firma “Price tag”. Ma la gran parte dell’opinione
pubblica israeliana è preoccupata per un fenomeno inedito. La rabbia dei
settler, il giorno dopo uno sgombero, era stata finora diretta verso i
palestinesi Nelle ultime settimane, gli atti ostili da parte di piccoli gruppi
di giovani coloni radicali sono stati fatti contro i soldati dell’esercito
israeliano in servizio in Cisgiordania, israeliani come gli abitanti degli
insediamenti. All’origine di questi atti c’era la distruzione da parte
dell’esercito di alcune case nell’outpost illegale di Migron, cinque chilometri
a nord di Gerusalemme. Una base militare è stata presa d’assalto, oltre dieci
veicoli dell’esercito sono stati vandalizzati; qualche giorno dopo una pattuglia
di soldati di Tsahal vicino all’insediamento di Shiloh – 45 chilometri a nord di
Gerusalemme – è stata accerchiata, e un militare è stato colpito in faccia da un
pugno. Secondo quanto riportato dai giornali, il gruppo ha pensato che i soldati
fossero lì per evacuare un vicino outpost illegale. “E’ stata sorpassata una
linea rossa”, ha detto un ufficiale dell’esercito al quotidiano Haaretz,
spiegando la preoccupazione tra i ranghi militari. Un altro ufficiale
intervistato dal giornale ammette che ogni giorno diventa più difficile
proteggere re proprio chi ti attacca. Secondo fonti della sicurezza israeliana
nell’area sentita dal Foglio, l’episodio del pugno in faccia a un soldato “è una
mossa molto azzardata”. La tensione è alta, ammette la fonte, ma occorre
ricordare che “stiamo parlando di una piccola minoranza di abitanti della zona
cui il resto della popolazione israeliana e la stampa inizia a prestare
attenzione a causa di grossi incidenti come quello della moschea al nord e
l’attacco alla pattuglia di qualche giorno fa. Ogni società ha la sua parte di
fuorilegge che crea un certo numero di problemi”. “Penso che sia una situazione
molto seria e molto pericolosa. Per l’esercito è molto difficile far fronte a
questa realtà”, ha detto Zvi Bar’el, commentatore del quotidiano liberal
Haaretz. Secondo il giornalista, una parte dei settler più radicali “considera
la legge israeliana soltanto quando le fa comodo e sta creando una realtà che
obbliga il governo a comportarsi in un certo modo”. Come dimostrano i tumultuosi
retroscena sui dissapori dentro all’esecutivo di Netanyahu mentre si decideva
l’accordo su Shalit, lo scontro interno è destinato ad acutizzarsi. Bar’el cita
un esempio: un gruppo di leader del movimento dei settler ha presentato
all’inizio di settembre la proposta per la creazione di un’autorità ebraica
della Giudea e Samaria (Cisgiordania), come contrappeso all’Autorità
palestinese. Dalla sua casa di Elqana, uno dei primi insediamenti della
Cisgiordania, Hillel Weiss, professore di Lettere all’Università di Bar-Ilan e
promotore dell’iniziativa, ammette che la proposta di un’autorità possa essere
percepita come una ribellione e spiega al Foglio: “Non siamo contro il governo
israeliano, ma pensiamo che non rappresenti il popolo ebraico: distrugge le loro
case”. Weiss rifiuta la soluzione a due stati: “Significa che un terzo dei
coloni sarà mandato via dalla terra, Hamas verrà qui e distruggerà Israele”.
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