La Sinagoga Beth Shlomo e l’Associazione Amici d’Israele di Milano

Sono lieti di invitarvi alla serata del ciclo A Tempio aperto

A shtetl story
un musical da camera di Alberto Milazzo , tratto da ‘Yentl lo studente della yeshivà’ di I.B.Singer
a cura della ‘Compagnia della Rava e della Fava’
Alberto Milazzo (canto) – Danielle Sassoon (voce narrante) – Eleonora Zullo (pianoforte)

Ingresso libero

Martedì 22 febbraio 2011 – ore 20.45
presso la Sinagoga Beth Shlomo
(Galleria Vittorio Emanuele) entrata da via Foscolo, 3 (MM1 Duomo)

SINOSSI: Yentl, giovane donna ebrea nata in uno Shtetl dell’est Europa ai primi del Novecento, ama i libri più delle occupazioni da donna che le convenzioni del suo tempo le vorrebbero imporre. Alla morte dell’amato padre con cui studiava di nascosto, Yentl decide di travestirsi da uomo pur di proseguire i suoi studi in una Yeshiva (scuola religiosa per uomini). Lì, con la nuova identità di Anshel, incontra Avigdor, uno studente più anziano, con cui fa coppia nello studio della Torah. Finirà per innamorarsene. Per una serie di colpi del destino, l’uomo Anshel-Yentl amerà l’uomo Avigdor, mentre la donna Yentl-Anshel sposerà Hadass, promessa sposa di Avigdor. E quando la commedia degli equivoci giungerà al termine, Yentl dovrà scegliere fra il rispetto della sua libertà e l’amore di un uomo che la vorrebbe ricondurre al ruolo da cui è fuggita.

LO SPETTACOLO: Liberamente tratto dal racconto di Singer e impreziosito dalle musiche di Legrand, che vinsero l’oscar per la versione cinematografica di Yentl nel 1984 (diretto, cantato e interpretato da Barbara Streisand), lo spettacolo è un viaggio in compagnia di Yentl, alla scoperta di un mondo che la furia del nazismo ha cancellato per sempre, quello degli Shtetl.

La levità del racconto di Singer, la bellezza delle musiche di Legrand e la proditoria ironia ebraica, ci fanno immergere in un universo in cui l’amore per lo studio e la ricerca della propria identità si scontreranno con i pregiudizi, le regole civili e religiose, i dogmi del tempo.

Una favola animata da un profondo rispetto per la tradizione almeno quanto da un irriducibile bisogno di innovazione e libertà. Che cos’è l’identità religiosa? Che cos’è l’identità sessuale? E quella civile? Che cosa ci rende liberi? Che cos’è un uomo? E una donna? E dove sta scritto? Yentl, non smette di fare domande, mettendo in discussione ogni aspetto della vita, in una continua lezione di coraggio.

LA MESSA IN SCENA: Quasi un musical da camera, un racconto per voci e pianoforte. Lo spazio scenico è nudo. Tutto è affidato alla forza del racconto di Singer (trascritto appositamente per il teatro da A. Milazzo), e alle preziose musiche di Legrand (anche queste riscritte per pianoforte e voce da E. Zullo). Una voce recitante tiene il filo del racconto, mentre il piano e il canto sottolineano e amplificano gli snodi emozionali della storia.

NOTE DI REGIA: Yentl è una incursione in un mondo che non esiste più, un microcosmo sociale e culturale quello degli Shtetl che il nazismo ha cancellato per sempre. Un tempo e un luogo che hanno dato vita ad una lingua (lo Yiddish, lingua in cui è scritto il testo originale), ad una poetica, ad un umorismo capaci di superare l’orrore della storia e di giungerci come un canto che passa di bocca in bocca. Yentl è una musica dell’anima, orchestrata sapientemente da Legrand, che ci insegna ad osare, a non fermarci davanti alle convenzioni, a porci domande, a cercare di capire il mondo facendone una esperienza unica e irriproducibile, la nostra. Yentl è una riflessione sulla condizione femminile, e più in generale sui ruoli che ogni società vorrebbe imporre su base sessuale. Yentl è una domanda che non si accontenta di nessuna risposta.

 

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