[b]Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

Testata: Informazione Corretta
Data: 20 ottobre 2010
Autore: Ugo Volli[/b]

Cari amici,
questa settimana continuo a parlarvi di questioni cattoliche e mi
dispiace, perché la mia passione è Eurabia, come dice il titolo di
questa rubrica, ed Eurovaticania non è un tema troppo originale.
Ma quando il Vaticano si allinea esplicitamente ai nemici di Israele,
qualcosa di importante si sta muovendo e vale la pena di farci
attenzione.

Cari amici,
questa settimana continuo a parlarvi di questioni cattoliche e mi
dispiace, perché la mia passione è Eurabia, come dice il titolo di
questa rubrica, ed Eurovaticania non è un tema troppo originale. Ma
quando il Vaticano si allinea esplicitamente ai nemici di Israele,
qualcosa di importante si sta muovendo e vale la pena di farci
attenzione.

Perché dunque questa alleanza o piuttosto questo sostegno unilaterale?
Una causa la sappiamo tutti: i regimi islamici tengono in ostaggio
alcuni milioni di cristiani e dato che non sanno cosa sia la libertà
di culto, il Vaticano prova a tutelarli come sa. Forte di
un'esperienza millenaria, crede di capire che sia meglio allinearsi
agli interessi del potente di turno, sia Carlo Magno, Carlo V, i re di
Francia, gli stati liberali dell'Ottocento o Mussolini, in cambio di
una tutela dei propri. Che poi in Turchia e in Egitto, nei territori
palestinesi e in Iraq non siano particolarmente interessati alla cosa
e continuino allegramente a massacrare, discriminare ed espropriare i
cristiani, non fa cambiare idea al Vaticano, anzi, gli fa
intensificare gli sforzi.

Una seconda ragione è la "santa alleanza": contro la modernità, la
libertà delle donne, la scienza contemporanea, il liberalismo
economico, quale migliore alleato dell'Islam naturalmente reazionario?
E' buffo che anche i comunisti di tutte le risme, i rivoluzionari, i
verdi, insomma la sinistra faccia la stessa scelta, individuando
l'Islam come nemico dello stato di cose presente. Ma questa volta, mi
spiace, ci vedono meglio i preti. L'opposizione anticapitalista
dell'Islam è di destra, non di sinistra, si intona meglio alla
"dottrina sociale della Chiesa" che al "Manifesto dei comunisti".

Ma c'è una terza ragione, che di solito non si cita, la più importante
ed è di natura non teologica, religiosa o etica , ma geografica. Da
sempre la Chiesa vuole mettere le mani su Gerusalemme. La prima chiesa
imperiale, voluta da Costantino in persona, fu la Rotonda del Santo
Sepolcro, segno di potere come di pietà. Il primo "conflitto di
civiltà" promosso dalla Chiesa furono le Crociate per la conquista di
Gerusalemme (e quando ci riuscirono, massacrarono allo stesso modo
ebrei e musulmani). Da allora l'obiettivo non è stato mai del tutto
accantonato, è stato tirato fuori in occasione dei piani di
spartizione dell'Onu del '48 (che riservavano a Gerusalemme uno
statuto internazionale non ben definito). E ora salta fuori di nuovo
con prepotenza e di nuovo qualche probabilità di realizzarsi, se le
pressioni di Obama e di Eurabia riuscissero a piegare Israele.
Leggete cosa pensa la Chiesa oggi:
(http://www.focusonisrael.org/2009/12/11/vaticano-gerusalemme/)
"La Santa Sede ”auspica per Gerusalemme uno statuto speciale
internazionalmente riconosciuto”. A ricordare questa posizione di
lunga data della diplomazia vaticana e’ padre David Jaeger,
francescano, esperto di Terra Santa e consulente legale per i rapporti
tra Israele e Santa Sede, intervistato dalla Radio Vaticana
all’indomani della proposta dell’Unione Europea di fare di Gerusalemme
la futura capitale dei due Stati palestinese e israeliano.

”Le risoluzioni delle Nazioni Unite – ricorda il sacerdote – hanno
riservato la disposizione definitiva dello status di Gerusalemme alla
comunita’ internazionale, per essere sicuri che in ogni caso certi
valori, diritti ed interessi legittimi – la cui titolarita’ non e’
necessariamente presso i due Stati territoriali interessati – siano
salvaguardati”. ”La Santa Sede – aggiunge – ha sempre sostenuto questo
orientamento della comunita’ internazionale, ed auspica per
Gerusalemme uno statuto speciale internazionalmente riconosciuto.
Questo, naturalmente, implica uno strumento giuridico internazionale
che vada oltre qualsiasi accordo bilaterale: salvaguardare, quindi, in
particolare la liberta’ di religione e di coscienza; parita’ di
condizione giuridica delle tre grandi religioni monoteistiche, delle
loro istituzioni e dei loro seguaci; tutela del carattere speciale di
Gerusalemme in tutte le sue parti; la salvaguardia dei luoghi santi”.
Interessante, no? Bella rivoluzione quella che vuole la Santa Sede,
naturalmente non per sé, ma solo per salvaguardare "certi valori,
interessi e diritti legittimi", che non si sognava di tutelare fino al
'67, quando la buona Giordania distrusse sistematicamente il quartiere
ebraico della Città Vecchia, non lasciò mai entrare un singolo ebreo
per pregare davanti al Kotel, contro cui aveva costruito delle latrine
e usava le lapidi tombali del Monte degli Ulivi per lastricare le
strade… Una volta che ci fosse questa Gerusalemme
internazionalizzata, poi, sarebbe facile per il Vaticano, che
certamente è la più potente organizzazione cristiana, porsi come la
vera terza parte fra israeliani e palestinesi, fare l'ago della
bilancia e allearsi con chi le conviene, insomma, diventare il potere
forte sulla città santa. Ma per ottenere questo, naturalmente, bisogna
far saltare l'appartenenza di Gerusalemme a Israele, e magari lo
stesso Stato di Israele. E l'alleato naturale, non occorre dirlo, sono
i palestinesi. Ecco spiegata l'affettuosa partecipazione che la Santa
Sede mostra per i terroristi e i loro amici. E poi parlano male di
Machiavelli.

Ugo Volli

 

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