L'odio verso Israele? È nato con Immanuel Kant
[b]di Daniel Pipes
Liberal
20 agosto 2010
Pezzo in lingua originale inglese: Immanuel Kant vs. Israel[/b]
Da fervente ammiratore quale sono di tutto ciò che la civiltà occidentale ha realizzato, mi interrogo spesso sul perché molti dei suoi figli nutrano verso di essa una profonda ostilità . Se la democrazia, il libero mercato e il principio della giustizia hanno portato stabilità , benessere e responsabilità morale senza precedenti, com'è possibile che così tanti "beneficiati" non riescano ad apprezzarlo? E perché mai gli Stati Uniti, che hanno così tanto a cuore il benessere degli uomini, incoraggiano una simile ostilità ? E perché mai il "piccolo" Stato di Israele, simbolo vitale di un popolo oppresso, suscita un odio così ardente al punto che alcune persone arrivano a immaginarne la cancellazione? Yoram Hazony dello Shalem Center di Gerusalemme offre una spiegazione per questo antagonismo in un saggio arguto e ricco di implicazioni dal titolo Israel Through European Eyes.
E inizia il suo ragionamento ricordando il concetto di "slittamento di paradigma" sviluppato da Thomas Kuhn nel suo saggio del 1962 La struttura delle rivoluzioni scientifiche. Un'intuizione determinante, secondo cui gli scienziati considerano il loro soggetto di studio dall'interno di una specifica struttura, "un paradigma". I paradigmi sono modelli che permettono di comprendere la realtà , e tutto ciò che non vi si adatta viene scartato. Kuhn ripercorre la storia della scienza e mostra come, in una serie di rivoluzioni scientifiche, i paradigmi siano cambiati, da Aristotele, a Newton ed Einstein. Adattabili alla politica, Hazony li "sfrutta" per spiegare la delegittimazione di Israele in Occidente. La posizione dello Stato ebraico si deteriora da decenni, egli sostiene, e «non a causa di questa o di quella serie di fatti, ma perché è cambiato il paradigma attraverso cui gli occidentali (colti) guardano a Israele». Rispondere alla denigrazione dello Stato ebraico offrendo delle correzioni – riguardo all'etica militare o ai suoi progressi medici – «non avrà alcun impatto reale sulla complessiva considerazione di Israele in Occidente». Piuttosto, l'ultimo paradigma deve essere riconosciuto e combattuto.
Immanuel Kant, il filosofo tedesco vissuto dal 1724 al 1804.
Il vecchio schema, quello che perde mordente, considera gli Stati-nazione legittimi e positivi, in grado di tutelare la gente e permetterle di prosperare. Il Trattato di Westfalia (1648) fu il momento cruciale in cui venne riconosciuta la sovranità delle nazioni. John Stuart Mill e Woodrow Wilson garantirono all'ideale dello di Stato-nazione un raggio d'azione globale. Ma quel paradigma. per Hazony, «è pressoché crollato». Lo Stato-nazione non affascina più; molti intellettuali e politici europei lo considerano "la fonte di tutti i mali" ed è un'opinione che si sta rapidamente diffondendo. Il nuovo paradigma, che affonda le sue radici nel trattato del 1795 di Immanuel Kant, Per la pace perpetua, sostiene l'abolizione degli Stati-nazione e la creazione di un governo multinazionale. Istituzioni sovranazionali come le Nazioni Unite e l'Unione europea rappresentano i suoi ideali e i modelli.
Gli ebrei e l'Olocausto giocano un ruolo stranamente cruciale nello slittamento di paradigma dallo Stato-nazione allo Stato multinazionale. La millenaria persecuzione degli ebrei, che è culminata con il genocidio nazista, ha dotato Israele di uno scopo e di una legittimità speciale, se letta con la vecchia lente. Ma secondo il nuovo paradigma, l'Olocausto rappresenta gli eccessi di uno Stato-nazione, quello tedesco, che è impazzito. Secondo il vecchio modello dello Stato-nazione, la lezione di Auschwitz era: "Mai più", concetto che implicava la creazione di un Israele forte, in grado di tutelare il suo popolo. Il nuovo paradigma, invece, legge quel "mai più" sotto lenti nuove, ossia impedire a qualsiasi governo di diventare così forte da poter replicare le atrocità naziste. Seguendo tale schema, Israele non rappresenta più la risposta ad Auschwitz. L'Ue invece sì. Il fatto che Gerusalemme continui a perseguire una politica autodifensiva rende le sue azioni particolarmente orripilanti agli occhi dei sostenitori del nuovo paradigma. Occorre far rilevare l'erronea attribuzione delle atrocità naziste allo Stato-nazione? Com'è noto, i nazisti li volevano cancellare. Essi sognavano, infatti – alla stregua di Kant – uno Stato universale. Assistiamo, qui, a una vera propria deformazione della storia, a cui nessuno è impermeabile, neppure gli israeliani (come dimostra Avraham Burg, che ha chiesto al suo governo di rinunciare a pensare che Israele sia il difensore del popolo ebraico). Come vedete, nessuno è immune dalla malattia del nuovo paradigma. E Hazony, nel corso di un nostro scambio epistolare, ha tratteggiato tre cose da fare per fermare questa deriva: denunciare l'esistenza del nuovo paradigma; "fargli le pulci" per disattivarlo e rivitalizzare il vecchio modello. Consigli assolutamente illuminanti.
Aggiornamento del 17 agosto 2010: 1) In questi ultimi dieci anni ho svelato il mistero della Sinistra scrivendo su vari argomenti come le differenze strutturali fra Usa ed Europa; i pessimi rapporti transatlantici; i due supersistemi opposti: quello europeo e quello americano; il profondo senso di colpa europeo; la paura di un mitologico "Impero"; il fenomeno preoccupante del fascismo liberale; l'infatuazione per le istituzioni internazionali; il retaggio della Prima guerra mondiale; l'impatto dell'assassino del presidente Kennedy e i pregiudizi delle pubblicazioni accademiche. Ho altresì pubblicato una serie di analisi sul debole della Sinistra per l'islamismo.
2) Si osservi che il nuovo paradigma si applica esclusivamente agli Stati occidentali. La Siria e l'Iran, tanto per fare gli esempi più rilevanti, hanno carta bianca. Per essi non c'è alcun problema a perseguire degli interessi nazionali nel modo più aggressivo possibile, senza incorrere nella collera della Sinistra.
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