(Da: YnetNews, 31.5.10- israele.net 01-06-2010)
[b] Per il filmato (con didascalie in inglese):[/b]
In un filmato diffuso lunedì dalle Forze di Difesa israeliane, relativo all’ abbordaggio dei soldati israeliani della nave Mavi Marmara, si vedono gli attivisti “pacifisti†che pestano selvaggiamente i primi soldati scesi con le funi da un elicottero senza alcuna atteggiamento aggressivo. Nel video si vede anche un soldato che viene afferrato da alcuni “pacifisti†e scaraventato su ponte sottostante, restando gravemente ferito, mentre altri loro compagni continuano a picchiare brutalmente i soldati.
In un filmato diffuso lunedì dalle Forze di Difesa israeliane, relativo all’ abbordaggio dei soldati israeliani della nave Mavi Marmara, si vedono gli attivisti “pacifisti†che pestano selvaggiamente i primi soldati scesi con le funi da un elicottero senza alcuna atteggiamento aggressivo. Nel video si vede anche un soldato che viene afferrato da alcuni “pacifisti†e scaraventato su ponte sottostante, restando gravemente ferito, mentre altri loro compagni continuano a picchiare brutalmente i soldati.
“Abbiamo avuto una sensazione di rivivere il linciaggio di Ramallah†hanno raccontato alcuni soldati, facendo riferimento ai due riservisti disarmati che nell’ottobre 2000 vennero ammazzati di botte e gettati dalla finestra da una folla di poliziotti e civili palestinesi a Ramallah, sotto l’occhio delle telecamere.
“Ognuno di noi, appena sceso dall’elicottero – racconta uno dei soldati riamasti feriti – veniva circondato da tre o quattro di loro che lo afferravano e semplicemente si davano a pestarlo all’impazzata. Ci stavano linciando, erano muniti di coltelli, sbarre di ferro, fionde, bottiglie rotte. A un certo punto ci sono stati anche degli spari. Io sono stato uno degli ultimi a scendere – continua il soldato israeliano – e ho visto i miei compagni separati, in giro per il ponte, ciascuno isolato in un angolo con tre o quattro di loro addosso. Ho visto un soldato per terra con due che lo pestavano selvaggiamente. Ho cercato di allontanarli a spintoni e loro si sono rivolti contro di me, e hanno iniziato a picchiarmi con le spranghe. Deve essere lì che mi hanno rotto le ossa di una mano. In quel momento non impugnavo un’arma: come tutti i soldati che erano scesi con me lungo la corda, eravamo a mani nude con i nostri fucili a proiettili di vernice [un’arma non letale antisommossa] sulle spalle. Mi sono venuti addosso, li ho spinti per terra, ho fatto qualche passo indietro e mi sono tolto dalle spalle il fucile a proiettili di vernice. Mentre cercavo di sparargli alle gambe mi sono tornati addosso. Uno dei colpi di mazza ha spaccato il mio fucile, così ho impugnato la pistola, per non essere totalmente disarmato. Il mio braccio era già inservibile, e vedevo due miei compagni stesi a terra. A quel punto ci stavano anche sparando addosso con armi da fuoco, dal corridoio. Erano proiettili. Ho visto una canna spuntare da là e uno di noi ha sparato in quella direzione. Gli siamo corsi dietro ma non c’era più. Erano almeno in trenta – conclude il soldato – Sono chiaramente venuti per fare la guerra. Noi eravamo stati mandati a parlare con loro, a cercare di convincerli a scendere, ma ognuno di noi è stato selvaggiamente aggreditoâ€.
(Da: YnetNews, 31.5.10 – israele.net 01-06-2010)
One Response to [b]Video: i “pacifisti†pestano i soldati scesi a mani nude sulla Marmara.[/b]
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C'è stato un vero e proprio florilegio documentale attorno a questa vicenda, come, del resto, accade ormai per qualsiasi evento anche di minima portata storica. Questa non è una polemica verso il culto dell'immagine, al quale si è tutti stati condotti attraverso preciso e puntuale svezzamento televisivo; piuttosto, è una riflessione fine a sé stessa, ricavata dal confronto con un evento non della storia ebraica ma italiana. Si tratta del 7 luglio 1960, i morti di Reggio Emilia. Consultando, presso una qualsiasi emeroteca, i quotidiani dell'epoca, si noterà come quasi tutte le testate italiane abbiano dedicato, ciascuna a suo modo, vario tipo di interventi e scritture. Solo un giornale, però ha seguito una linea diversa. L'Unità , allora bollettino del Partito Comunista Italiano, piuttosto che limitarsi a scrivere, come avevano fatto gli altri giornali, ha preferito dedicare alla vicenda pagine e pagine di fotografie, disegni, analisi, misurazioni e proiezioni cartografiche e quant'altro, e tutte tese a dimostrare una premeditata volontà di delitto da parte di particolari apparati statali. Quando tutto è possibile, mi viene in mente di pensare, allora più niente è vero.