[b]Fiamma Nirenstein

10/04/2010[/b]

Che cosa commenta meglio la gigantesca ondata di cambiamento strategico cui Obama sta sottoponendo il mondo intero ispirandosi alla cultura del disarmo ricevuta con gratitudine e dedizione alla Columbia university? Fra le tante parole dette e scritte, il paradosso è che colpiscano (alla rovescia, si capisce) le parole di Ahmadinejad, presidente iraniano, che nella sua orrida aggressività, commentando l’annuncio della nuova strategia nucleare di Obama annunciata martedì, gli ha lanciato, mentre peraltro lo minacciava di rompergli i denti, un avvertimento: «Mr Obama – gli ha detto – sei nuovo in politica. Aspetta finché il sudore si asciuga e fai esperienza».

Di certo il primo ministro iraniano cercava di spaventare Obama sull’ipotesi di nuove sanzioni ma, d’altra parte, la politica di Obama si sbraccia verso un premio Nobel che ha già ricevuto. L’elemento iraniano, cioè l’idea che le scelte di Obama fossero dirette soprattutto a creare una coalizione con Russia e Cina per affrontarlo, non è che un aspetto minore di un piano rivoluzionario che conta in questi giorni tappe fondamentali verso la sovversione del ruolo americano nel mondo.

Martedì c’è stata la Nuclear Posture Review che stabiliva i limiti dell’uso americano dell’arma nucleare. Poi è venuto il trattato New Start, che riduce l’arsenale americano del 30 per cento. E ora 47 capi di Stato andranno la prossima settimana a Washington per un grande summit sulla sicurezza nucleare. Sulla stessa scia, avrà luogo la conferenza delle Nazioni Unite sul Trattato di non proliferazione (Npt), del cui uso deterrente Obama è un fervente sostenitore, come ha già dichiarato al New York Times, vantandosi di come gli Usa siano uno Stato osservante dell’Npt e di come invece l’Iran e la Corea del Nord si dovranno accorgere, loro che non se ne curano, che la politica di isolamento in cui si sono cacciati da soli li porterà ad arrendersi.

È un’analisi molto ottimista. Nicolas Sarkozy per esempio non la vede così e per lui, come disse in risposta a Obama che aveva descritto il suo sogno di un mondo denuclearizzato, «viviamo in un mondo reale» e in questo mondo reale Corea del Nord e Iran rappresentano semplicemente non una variabile dipendente della politica di disarmo nucleare ma «due crisi nucleari di prima grandezza». Ed ecco fatto: Ahmadinejad ha annunciato proprio ieri che sta entrando in funzione una terza generazione di generatori atomici che produrranno arricchimento dieci volte maggiore di quello corrente. È logico che risponda così, e lo dice tutto il precedente comportamento in cui il suo unico sforzo è stato quello di aumentare gli sforzi di produzione nucleare, mentre Obama parlava, minacciava…

Obama adesso ha promesso che non userà bombe atomiche contro Stati non nucleari che si comportano secondo l’Npt, anche se useranno armi chimiche o biologiche. Intanto, come osserva Claude Rossett su Forbes, è una spinta non piccola alla già potente produzione di armi, ormai orribili e potenti, di questo tipo; e poi alcuni Paesi come l’Iran, la Siria, la Corea del Nord, la Libia, non si sentiranno impaurite dal richiamo all’Npt; non se ne curano: la differenza è tutta fra chi è disponibile a usare la bomba atomica, e chi invece non lo è. Lo sono gli Stati canaglia che se ne fregano del valore della vita, della loro stessa popolazione, dell’eventualità della distruzione di un mondo cui essi non riconoscono valore se non nella prospettiva religiosa che ammette la strage di chi intralcia supposti programmi divini.

Invece non lo sono i Paesi dediti alla prosperità e alla libertà, che amano la vita e i loro popoli, come gli Usa, Israele, i Paesi democratici. L’impegno di Obama non difende il mondo libero e intelligente, non ferma la proliferazione. Il Giappone, Taiwan, il Canada, la Corea del Sud non hanno voluto il nucleare perché si sono fidati dell’America. E ora? E in genere l’Npt non è mai stato un certificato: India e Pakistan ne sono fuori, e così Israele, la Corea del Nord invece è uscita ed entrata senza che questo avesse nessun effetto sul suo programma, l’Iran è membro del trattato!

Veniamo allo Start Due: alla cerimonia di Praga si respirava un’aria antica, si festeggiava la fine della Guerra Fredda che non esiste più. Intanto passava di moda, silenziosamente, l’era della fiducia nel nuovo est europeo che, ancora impaurito dalla forza russa cerca l’ala delle democrazie americana e europea. E’ quello Ceco, quello Georgiano, quello Polacco: una necessità per l’equilibrio mondiale e per la decenza di chi crede nella democrazia. L’abbraccio con i russi proprio a Praga, città dalla tragica memoria storica del comunismo, parlava di una svolta di Obama dai temi della democrazia occidentale che può stimolare appetiti incontrollabili. Il tema dei diritti umani non è mai stato così lontano dall’Est europeo, quanto invece fu vicino quando George Bush, nel giugno 2007, venne ad incontrarvi i dissidenti di tutto il mondo in una conferenza e li trattò, ne ho memoria personale, come membri della sua famiglia. Obama ha ignorato che il suo nuovo rapporto con la Russia agita molto i vicini sul tema della libertà. Non è passato molto tempo da quando Bush cancellò, al tempo della guerra in Georgia, un accordo per il nucleare civile in protesta contro i carri armati russi.

Infine, la settimana prossima avrà luogo la discussione americana sulla sicurezza dal nucleare: Bibi Netanyahu ha annunciato che manderà il suo vice Dan Meridor per non dare soddisfazione all’agguato che gli preparano Turchia e Egitto per volgere tutta l’attenzione invece che sul rischio nucleare proveniente dai Paesi canaglia e dalle organizzazioni terroristiche sulla strada di procurarsi le famose “bombe sporche”, sul supposto pericolo atomico che Israele comporta. Ma Israele comporta un pericolo proprio come gli USA di oggi, che dopo Nagasaki si sono guardati bene dal fare uso dell’atomica in Vietnam, o in Iraq, in Afghanistan… Israele è stato salvato dalla deterrenza atomica, ma è chiaro che non ci pensa nemmeno a farne un uso aggressivo. Ci sono invece Paesi che possono usare l’atomica e molti di loro stanno provando o intendono provare a costruirla. E questo è il problema, non quello di apparire molto buoni.

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