[b]Prof. Paolo Mantellini [/b]
studioso di Islam
[b]RICEVIAMO E VOLENTIERI PUBBLICHIAMO[/b] alcune osservazioni personali del Prof. [b]Paolo Mantellini,[/b] che ha assistito a parte del convegno organizzato dal [b]CIPMO, Centro Italiano per la Pace in Medio Oriente,[/b] con un commento di [b]Stefano Cattaneo[/b]:
[i]"Posso solo anticipare una premessa, la seconda intifada è iniziata nel 2000, e perciò NON fu reazione alla politica denunciata dai due relatori, ma ne fu la causa.
Ma su alcuni dubbi denunciati da Paolo, si deve discutere ed approfondire."[/i]
Alla domanda di Mantellini [i]"come mai non c'era nessuno a sbugiardarli? Capisco che le Istituzioni Israeliane abbiano evitato polemiche per opportunità , ma gli altri, gli Amici di Israele? Io ci sono andato, ma sono stato zitto. Chi poteva parlare come mai non si è visto? Perché non voleva, o perché non poteva?"[/i] la risposta è: gli episodi di informazione scorretta sono tali e tanti che non possiamo rispondere a tutti. Stiamo già lavorando oltre le nostre forze.
La redazione
On 28/apr/2010, at 19.25, Paolo Mantellini wrote:
Giovedì 29
Ore 17.30, 
Palazzo Turati, Sala Conferenze, via Meravigli 9/b, per il ciclo di incontri Cattedra del Mediterraneo 2010, il CIPMO, Centro Italiano per la Pace in Medio Oriente, invita all’incontro su Gerusalemme, Yerushalayim, al-Quds. Cuore del conflitto, chiave della pace. Con Janiki Cingoli, Antonio Ferrari, editorialista e inviato speciale del Corriere della Sera. Relatori: 
Menachem Klein – Docente di Scienze politiche all’Università Bar-Ilan di Tel Aviv e research fellow all’Istituto Universitario Europeo di Firenze; Hanna Siniora – Editore del The Jerusalem Times e co-direttore di IPCRI –Israel/Palestine Center for Research and Information. In occasione dell’incontro sarà presentata la pubblicazione CIPMO Venti anni, che ripercorre, con un ricco corredo fotografico, le principali attività del Centro, dal 1989 al 2009. Il volume contiene anche tre importanti contributi di Antonio Ferrari, di Ugo Tramballi e di Vittorio Dan Segre. Info: 02 866147-09
 – 
www.cipmo.org
From: Paolo Mantellini
Sent: Friday, April 30, 2010 1:48 AM
Subject: Re: Convegno: Gerusalemme, Yerushalayim, al-Quds. Cuore del conflitto, chiave della pace
Qualcuno è andato? Non mi pare. Io sì, ma poi sono uscito prima delle domande, schifato.
I due relatori erano:
1) L'ISRAELIANO 
Menachem Klein – Docente di Scienze politiche all’Università Bar-Ilan di Tel Aviv e research fellow all’Istituto Universitario Europeo di Firenze
2) Il PALESTINESE CRISTIANO, Hanna Siniora – Editore del The Jerusalem Times e co-direttore di IPCRI –Israel/Palestine Center for Research and Information
Ci hanno spiegato che fino a quando Israele non cambierà l'atteggiamento aggressivo assunto dal 2002 e che ha causato la seconda intifada dopo che la sua intransigenza su Gerusalemme ha fatto fallire gli accordi di Oslo del 2000, la pace non potrà essere possibile. Poi dal 2002 continua la politica di occupazione del suolo palestinese con sempre nuovi insediamenti, inclusa Gerusalemme, irritando ulteriormente i palestinesi che vedono calpestata e disattesa ogni loro legittima aspirazione.
Ma questo è proprio quello che vuole Israele che continua a prevaricare e non rispettare gli impegni internazionali, opponendosi al benessere dei palestinesi, a cui hanno praticamente sottratto un 20% di territorio. Poi vuole il controllo assoluto del Monte del Tempio, escludendone i musulmani, poi ha distrutto coi bulldozer un insediamento palestinese a Gerusalemme Est, e occupa con insediamenti ebraici gli spazi vuoti, per separare i palestinesi in enclaves scollegate tra loro. Questo Israele lo fa sia a Gerusalemme Est che nei territori.
Israele impedisce anche la formazione di istituzioni municipali a Gerusalemme, così non si ha un interlocutore con cui trattare quando succede una crisi. Ma è interesse di Israele non trattare coi palestinesi ma imporre la sua amministrazione con polizia ed esercito. Questo lo si è fatto anche con la CisGiordania e col suo presidente, Abu Mazen, che è sempre stato messo di fronte al fatto compiuto, che non è mai stato consultato, riuscendo a fargli perdere la faccia. Il risultato è che Israele è l'unico paese al mondo che governa un paese estero con cui è in guerra, invece di farlo amministrare dai suoi abitanti ed eventualmente trattare la pace con loro. Fa questo perché non gli costa nulla. I palestinesi sopravvivono con gli aiuti internazionali e Israele ha i mezzi per finanziare gli insediamenti illegali. Questo serve solo a potenziare l'ala estremista, tanto che a Gaza HAMAS è costretta a intervenire perché i fondamentalisti, esasperati dalla politica di Israele, non lancino razzi e bombe di mortaio oltre la barriera sui civili Israeliani.
Potrei continuare, è solo una minima parte di quanto è stato elencato con dovizia di particolari, ma è meglio che mi fermi per non annoiare. Ha parlato anche il Palestinese Cristiano, che ha rincarato la dose, concordando completamente col suo amico Israeliano. Lui è Cristiano, quindi dovrebbe essere equidistante tra Ebrei e musulmani e sicuramente non è un fanatico jihadista musulmano di Hamas.
Come vi ho detto sono uscito prima della fine pensando: la solita propaganda antisionista.
Però mentre mi allontanavo, ho anche pensato: ma siamo sicuri? Questo è un Israeliano, professore Universitario non al Cairo, ma all'Università di Tel Aviv, è uno che vive la situazione sulla sua pelle e su quella della sua famiglia. Che interesse ha di mentire? Poi la riunione è organizzata dal CIPMO organizzazione impegnata da oltre 20 anni per la pace in Medio Oriente e per il dialogo Israelo Palestinese, che ha ottenuto la sponsorizzazione della Camera di Commercio, Comune Regione Presidenza della Repubblica ecc. ecc. Infine, la notizia l'ho letta su Mosaico, il Bollettino della Comunità Ebraica di Milano.
E quindi mi domando (e vi domando): siamo sicuri che Israele è sempre dalla parte della giustizia e del diritto e sta solo perdendo la guerra di propaganda? O invece non ci sarà qualcosa di vero nelle lamentele di palestinesi, Arabi e comunità internazionale, Obama in testa, se, non soltanto pochi rabbini ultraortodossi, ma anche personalità di spicco della cultura Israeliana denunciano la politica di Israele come ingiusta, aggressiva, sanguinaria e disonesta?
Amico degli Israeliani, come persone, si, ma amico di Israele? Anche se si comporta così?
Perché, se fosse propaganda, sarebbe facilissimo sbugiardarla. Ma nessuno lo fa, quindi cominciano a venirmi dei dubbi. A voi (Ebrei e non Ebrei) no? Io sono scappato non sapendo cosa dire (non so neanche quando e perché c'è stata la seconda intifada: probabilmente è avvenuta dopo la prima, di cui so ancora meno), se avessero parlato di islà m non avrei avuto problemi, ma su questo argomento sono sprovveduto, ma se raccontavano balle, come mai non c'era nessuno a sbugiardarli? Capisco che le Istituzioni Israeliane abbiano evitato polemiche per opportunità , ma gli altri, gli Amici di Israele? Io ci sono andato, ma sono stato zitto. Chi poteva parlare come mai non si è visto? Perché non voleva, o perché non poteva? Con che spirito ci prepariamo a festeggiare Yom Haazmaut?
Per finire, vi segnalo questo articolo di Pipes:
Comunque sono pieno di dubbi. Ciao a tutti
Paolo Mantellini
One Response to APPUNTI PERSONALI SUL CONVEGNO "GERUSALEMME – YERUSHALAIM – ALKUDS"
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Approfitto della pubblicazione, per aggiungere un ulteriore modesto commento:
Chi è nato in campagna, sa bene come si svolgono le trattative per la compravendita degli animali: Se il contadino vuole prendere cento dal suo cavallo, aspetta l'offerta del commerciante; se questi offrirà ottanta, risponderà chiedendo pressappoco centoventi. poi i due pian piano si avvicineranno: 85-115 / 90-110 / 95-105 Verso la fine si lotterà sulle mille lire, il contadino punterà a qualcosa in più di cento, il commerciante a qualcosina meno, il prezzo finale potrà essere centodue o novantasette. In medioriente, sostanzialmente gli ebrei puntano, qualcosina più qualcosina meno, ad uno stato indipendente palestinese in cambio di un Israele ebraica. Gli arabi hanno due linee di richiesta: Stato indipendente palestinese con ritorno in Israele di tutti i palestinesi che ne facciano richiesta. Stato unico arabo con diritto di residenza per gli ebrei discendenti da chi vi risiedeva prima del 1917. E' purtroppo evidente che entrambe queste richieste arabe sono inaccettabili per gli ebrei. Però per fortuna, ci sono palestinesi, e fra questi quasi sicuramente Abu Mazen, che sarebbero disposti ad accettare il compromesso proposto dagli ebrei. Ma al momento sono in minoranza: perciò anche da parte israeliana si tira sul prezzo. Pertanto, lodevoli le intenzioni di quegli ebrei, come quello citato da Mantellini, che vorrebbero concedere subito l'equo, ma l'offerta, sarebbe prematura.
Al momento è purtroppo ancora necessario aspettare due tappe: La prima che scada il periodo della legislatura palestinese, in modo di trasformare Hamas, da legittimo eletto dal popolo, in regime dittatoriale. La seconda è il ricambio generazionale: al momento, la maggior parte della classe politica palestinese, composta da persone attorno ai settant'anni nate in Israele, è più interessata al ritorno che ad uno stato indipendente. Fra alcuni anni il ricambio generazionale potrebbe e dovrebbe cambiare le cose.