Invito: Giovedì 22 ottobre 2009
Incontro con lo scrittore [b]Boris Zaidman [/b]in occasione dell’uscita del volume
[b][i]“Hemingway e la pioggia di uccelli morti”[/i][/b]

Ore 17 – Università Statale – via Festa del Perdono 7, aula 515 (quarto piano)

Interverranno:
Elisa Bianchi – Geografia per l’interculturalità
Anna Linda Callow – Lingua e letteratura ebraica
Sara Ferrari – Lingua e cultura ebraica (Mediazione Linguistica e Culturale)
Giulia Lami – Storia dei Paesi Slavi

Nato nel 1963 a Kishinev in Moldavia (allora Unione Sovietica), a dodici anni è immigrato in Israele insieme alla famiglia. Diplomatosi in “Comunicazione visuale” presso l’Accademia Bezalel di Arte e Design di Gerusalemme, Zaidman ha lavorato per molti anni nel campo della pubblicità e della comunicazione di marketing come grafico, art director e copy writer e insegna Comunicazione presso alcune istituzioni accademiche.

“Hemingway e la pioggia di uccelli morti”, il suo primo romanzo, compone la terzina di finalisti del Premio ADEI WIZO 2009 (insieme a “Perché non sei venuta prima della guerra?” di Lizzie Doron e “A un cerbiatto somiglia il mio amore” di David Grossman) che ogni anno gratifica il miglior romanzo di argomento ebraico pubblicato in Italia.

Il protagonista -alter ego dell’A.- è Tal Shani, uno scrittore israeliano -immigrato con la famiglia dall’Ucraina all’età di tredici anni- invitato dall’Agenzia ebraica, con una sbrigativa telefonata, a partecipare, nel suo Paese d’origine, anzi nella città in cui è nato -Dniestrograd-, ad una sorta di “fiera della cultura israeliana” nella quale tenere incontri e conferenze sul suo primo romanzo pubblicato in ebraico (“con nostro grande orgoglio”). Tal è un tipo difficile, dal carattere scontroso: all’inizio, complice il fatto di aver appena terminato un mese da riservista al valico di Karni, è sul punto di rifiutare, poi accetta di aderire all’iniziativa, il cui vero scopo principale, ça va sans dire, è persuadere quante più persone possibili a compiere l’aliah in Israele.

Ciò che induce Tal a ritornare nella patria di origine non è tanto l’intento, per così dire, patriottico del viaggio, quanto il desiderio, sulle prime forse non del tutto consapevole, di ritrovare il se stesso della propria infanzia; e ricomporre le sue diverse identità.

 

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