Golda Meir disse
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Un articolo di Deborah Fait[/b]
Golda Meir disse "noi israeliani ce l'abbiamo con Mosè: ci ha fatto camminare quarant'anni nel deserto per portarci nell'unico posto del Medio Oriente dove non c'è petrolio."
In effetti quel Mose' la', scappando dall'Egitto, poteva portarci verso le distese petrolifere invece di farci arrivare nella Terra del latte e del Miele che non aveva ne' latte ne' miele ma tanta sabbia e nessuna altra ricchezza che l'amore degli ebrei per essa.
Questo amore ha dimostrato di essere eterno, di superare difficolta' immani, persecuzioni, esilio, genocidi,per gridare , alla fine di ogni dolorosa esperienza "L'anno prossimo a Gerusalemme".
Quando un paio di secoli fa incomincio' l'epica avventura del ritorno alla Terra siamo diventati palestinesi e abbiamo dovuto lavorare una terra dura e incolta stando attenti a siriani e iracheni che volevano vederci morti.
Golda Meir diceva ancora "Io sono palestinese ma non amo questo nome. Palestina e' il nome che i Romani hanno dato a Erez Israel col proposito di cancellare gli ebrei. Perche' dovremmo usare un nome che puo' solo umiliarci e ricordarci il furto della nostra Terra? "
Purtroppo il furto della terra non fu solo una particolarita' dei romani, anche gli inglesi non hanno mai scherzato e nel 1921 il 78% di quello che la Lega delle Nazioni designo' quale "Casa Nazionale del Popolo Ebraico" fu donato dagli stessi perfidi britannici a Abdullah, figlio di Sharif Hussein ibn Ali, autoproclamatosi emiro hashemita della Mecca.
Nel 1948 gli ebrei divennero israeliani e dovettero fare la guerra contro siriani, iracheni, giordani, sudanesi, vinsero le guerre e nel 1967 gli arabi locali si fecero chiamare palestinesi, nome che non sapevano nemmeno pronunciare e che storpiarono subito in filastin dando in pasto al mondo la menzogna piu' grande dal Medioevo in poi.
Il mondo si abbevero' a questa menzogna e si nutri dell'odio piu' grande della storia del mondo, dalle origini ai nostri giorni. L'odio per gli ebrei, l'odio per Israele, un odio cosi' immenso che toglie la ragione a chi lo prova e che noi, ogni giorno, tocchiamo con mano.
Ognuno ci odia a modo suo, chi diffamandoci, chi boicottandoci, chi insultandoci, chi negandoci il diritto di vivere e di difenderci e noi mettiamo tutto sulle spalle.
Pesa, Dio se pesa, ma saper sopportare continuando a vivere sempre meglio e' la nostra forza di sempre. Se non l'avessimo avuta saremmo scomparsi duemila anni fa invece siamo qua
abbiamo costruito un bel paese da zero . Ci odiano? e noi piantiamo un albero. Ci diffamano? e noi piantiamo un bosco. Ci boicottano? e noi costruiamo una centrale solare nel deserto.
Dvrebbero ammirarci e rispettarci, dovrebbero rendersi conto del lavoro titanico fatto dagli israeliani, in condizioni di vita al limite dell'umano, per trasformare una terra di sabbia, paludi e malaria, nel paradiso dell'Eden quale e' oggi.
Vado spesso nel Neghev e , passata Beer Sheva, entrati nel Far West di Israele, regno dei beduini e dei loro cammelli, ci si rende conto dell'immensa fatica fatta per trasformare tutti quei sassi, quella sabbia del deserto, pur nel rispetto della natura del luogo, in giardini, in coltivazioni di uva pregiata, in villaggi studenteschi dove scienziati si dedicano alla ricerca piu' estrema e vivono la' colle loro famiglie in un tipo di societa' pastorale molto vicina alla vita del kibbuz.
La', in uno di quei posti magici, si possono fare alcuni passi nel silenzio e si arriva in una terrazza naturale che si affaccia sul deserto di Giuda, in questa terrazza di terra e sassi bianchi, due alberi fanno ombra a due tombe di marmo rosa :David Ben Gurion e Paula Ben Gurion.
Il Padre di Israele e sua moglie riposano davanti alla meraviglia di quel deserto circondati da famiglie di stambecchi superprotetti che nessuno deve spaventare.
Gli stambecchi sono i padroni del territorio insieme a quelle due tombe sotto gli alberi che sembrano dire ai visitatori " Mose' ci ha portati qua, non c'e' petrolio, non c'e' ricchezza. C'e' amore per la propria Terra e qua i nostri figli cresceranno, per sempre."
Di fronte a simili spettacoli, alla luce di tanta forza, una forza che qui si respira a pieni polmoni, un amore che ti chiude la gola, cosa puo' farci qualche misero uomo che odia Israele e nega la Shoa'?
Niente se non pena e schifo.
Deborah Fait
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