Succede ogni giorno con Avigdor Lieberman

Fonte:

Testata: Il Riformista
Data: 02 giugno 2009
Pagina: 13
Autore: Anna Momigliano
Titolo: «L'anti-arabo Lieberman frenato dal governo di Bibi»

[b]La notizia di oggi è la visita di Avigdor Lieberman a Mosca, dove, così sembra, cercherà di ricostruire un rapporto fra Stato ebraico e ex-Urss. Eppure, sul RIFORMISTA di oggi, 02/06/2009, a pag.13, con il titolo " L'anti-arabo Lieberman frenato dal governo di Bibi ", Anna Momigliano ripesca i soliti luoghi comuni sul Ministro degli Esteri israeliano facendolo passare per quello che non è, un anti-arabo. Lieberman è, come tutte le persone che non vivono sulle nuvole, attento ai problemi demografici, il non vuole assolutamente dire essere xenofobo, nè estremista. Leggendo il pezzo si capisce poi che la vera questione era un'altra, che Israele la smettesse di finanziare iniziate contro lo stesso Stato ebraico. Ecco l'articolo: [/b]

Contrordine, signori: nessuna legge sul giuramento di fedeltà obbligatorio, e nessuna legge che vieti le celebrazioni della nakba, o “catastrofe”, la ricorrenza con cui i palestinesi ricordano la nascita dello Stato israeliano. Lo stesso governo di Gerusalemme ha frenato la linea dura di Avigdor Lieberman, ministro degli Esteri e leader del partito nazionalista Yisrael Beitenu. Lieberman aveva avanzato tre proposte di leggi volte a colpire la presunta mancanza di lealtà nei confronti dello Stato da parte della minoranza araba, sollevando un polverone: le proposte di legge «sopprimono il diritto di espressione e di protesta della comunità arabo israeliana», si leggeva in un editoriale del quotidiano progressista Haaretz. Delle tre tuttavia, solamente una è stata approvata così come Lieberman l’aveva pensata, e dunque e presto potrebbe diventare legge: è quella che proibisce di negare pubblicamente il diritto all’esistenza di Israele come Stato ebraico e democratico e che ha superato la scorsa settimana il voto preliminare nella Knesset, il Parlamento unicamerale di Gerusalemme. La più controversa delle tre proposte è invece stata bocciata dal consiglio dei ministri domenica: era quella che voleva introdurre per tutti i cittadini un giuramento obbligatorio di fedeltà allo Stato. Su questa proposta Lieberman aveva impostato gran parte della sua campagna elettorale: “Bli ne’emanùt eyn ezrahùt”, non c’è cittadinanza senza lealtà, recitava un suo spot televisivo contro alcuni parlamentari arabi israeliani che (in barba agli stipendi ricevuti dal governo) avevano sostenuto a parole Hamas durante la guerra dello scorso inverno. La sinistra, che attraverso il Labour fa parte del governo, aveva giudicato la proposta poco democratica. Inoltre, un giuramento di fedeltà avrebbe messo in difficoltà non solo la minoranza araba del Paese, ma anche una parte dei cittadini ebrei ortodossi che non riconoscono, o che riconoscono solo in parte, lo Stato laico. Risultato? La proposta è stata bocciata, otto voti contrari e solo tre favorevoli. Poi c’è la terza proposta di legge, quella sulla nakba, che in un primo momento era stata approvata dal consiglio dei ministri. Ma che sarà radicalmente modificata, per volere dello stesso primo ministro Benyamin Netanyahu: non più una legge per proibire le celebrazioni della nakba, bensì per evitare che tali attività ricevano fondi pubblici. Ricapitolando Yisrael Beitenu, il partito di Lieberman che costituisce l’ala più radicale del governo, aveva proposto una legge che puniva con pene fino a tre anni di carcere le celebrazioni pubbliche della nakba (“catastrofe”), la ricorrenza con cui i palestinesi “piangono” la fondazione dello Stato ebraico. La cosa aveva mandato su tutte le furie i rappresentanti dei partiti arabi in Israele: proibire la celebrazione della nakba «equivale a una dichiarazione di guerra», aveva dichiarato la Higher Arab Monitoring Committee, organo che coordina le attività dei parlamentari e dei leader locali arabi israeliani. Anche la sinistra aveva criticato la proposta, giudicata illiberale perché basata sul principio di reato d’opinione. Eppure il disegno di legge era stato approvato in un primo momento dal consiglio dei ministri, con otto voti favorevoli, un astenuto (dal partito religioso Shas), e due contrari. Avevano votato contro la proposta solo il ministro del welfare Isaac Herzog (laburista) e il segretario del gabinetto Zvi Hauser, che fa capo al partito conservatore Likud, lo stesso del primo ministro Netanyahu.Poi però lo stesso Zvi Hauser, probabilmente su consiglio di Netanyahu, ha proposto un emendamento che cambierebbe radicalmente il senso della proposta: da legge anti-nakba, a legge che vieta il finanziamento pubblico delle celebrazioni e di associazioni che le effettuano. Di carcere non se ne parla, nessun reato d’opinione: semplicemente, lo Stato ebraico non finanzierà più chi considera la sua fondazione una “catastrofe”. È probabile che l’emendamento sia approvato a breve. Anche perché lo stesso premier Netanyahu starebbe facendo molte pressioni affinché il progetto di legge venga cambiato, stando a quanto riporta il quotidiano Yediot Ahronot. Sempre secondo Yediot, la modifica troverebbe il sostegno da «tutte le parti dello spettro politico». «L’idea non è limitare la libertà d’espressione degli arabi israeliani» racconta al quotidiano una fonte vicina al l’esecutivo, «bensì evitare che il governo sostenga le celebrazioni della nakba, con finanziamenti diretti alle autorità arabe locali o attraverso sgravi fiscali alle associazioni arabe che organizzano eventi di questo tipo».

 

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