[b]Nella foto: Il Cancelliere Tedesco Adolf Hitler con il leader Palestinese Gran Mufti di Gerusalemme Hajj Amin al Husseini.[/b]

[b]MASSIMO CACCIARI «ad Amsterdam slogan criminali, i socialisti dovevano allontanarsi»[/b]

[b]I MAGISTRATI ORA STUDIANO I FILMATI DEL CORTEO. ATTESE INCRIMINAZIONI – di Maurizio Caprara
Olanda, corteo con due deputati: «Viva Hamas, ebrei in camera a gas» I manifestanti in piazza ad Amsterdam contro Israele hanno inneggiato all'Intifada[/b]

[b]ROMA —[/b] «Dobbiamo potenziare gli anticorpi rispetto a fenomeni come quello di Amsterdam», dice al Corriere Massimo Cacciari, sindaco di Venezia, filosofo con un passato di non allineato dentro la sinistra e un presente da non allineato nel centrosinistra. Lo sostiene dopo che in una manifestazione in Olanda è stato gridato lo slogan «Hamas, Hamas, tutti gli ebrei nelle camere a gas». «E' nostro interesse fare di più per capire la portata del conflitto mediorientale», aggiunge Cacciari. E suggerisce di parlare della pace necessaria tra israeliani e palestinesi durante il Giorno della memoria, previsto ogni anno il 27 gennaio in ricordo delle vittime dello sterminio nazista. Ma non per avallare assurdi paragoni tra due momenti della storia diversi. Per sviluppare la maturazione di una tolleranza, di un rigetto dell'«intolleranza banale » laddove questa attitudine non è arrivata.

Quale reazioni le induce il corteo di Amsterdam, con uno slogan del genere?
«Dobbiamo capire che quel mondo i cui stanno crescendo odio e frustrazione è qui. E' in noi. Sta a Londra, ad Amsterdam, a Parigi. Da noi. Sarebbe saggio capire dove mettere, nella nostra agenda politica, il conflitto mediorientale ».

E questo che cosa comporterebbe?
«Combattere posizioni come quelle di Hamas. Anche qui da noi, non solo a Gaza. A volte non si comprende che quel conflitto è esplosivo. Mi pare lo si capisca sempre meno. Mentre…».

Mentre?
«Mentre occorrerebbe arrivare a una tregua per riprendere il processo di pace. Ricordando che un premier israeliano che cercava la pace è stato ucciso da una mano non palestinese (Yitzhak Rabin, ndr)».

C'erano due deputati socialisti nel corteo in Olanda. Come li giudica?
«Che due deputati socialisti vi abbiano partecipato, senza allontanarsi e senza condannare è inammissibile. Quello slogan è criminale».

A Barcellona, in coincidenza con i bombardamenti di Israele su Gaza, sono state ridimensionate le celebrazioni del Giorno della memoria. Niente manifestazione in piazza, rimasto il dibattito sul genocidio dei gitani.
«Due casi non comparabili, Amsterdam e Barcellona. Per la seconda, bisognerebbe giudicare dall'interno. A Venezia dedicheremo la giornata al problema dei sinti e dei rom ».

Che cosa farete a Venezia?
«Verrà Moni Ovadia. Sono convinto che il Giorno della memoria non debba essere una messa cantata, ma assumere anche un carattere legato ai problemi del momento. Non serve solo a ricordare la "soluzione finale". Anche a prevenire quanto preparò quel fatto inaudito: la Shoah fu preceduta da una degenerazione prima politica, poi culturale. Bisogna prevenire l'intolleranza banale, l'insofferenza banale. E per me è giusto che nella giornata si tratti anche di ciò che succede a Gaza».

Mettendo sullo stesso piano lo sterminio di ebrei compiuto dai nazisti e l'azione militare israeliana in corso? Può chiarire?
«No, neppure per idea. No. La Shoah io non la metto neanche sullo stesso piano degli altri genocidi. E' stata inaudita. Non lo dico per motivi sentimentali. Per analisi storica».

E come tratterebbe di Gaza il 27 gennaio?
«Cercando di coinvolgere il più possibile israeliani e palestinesi, dando forza agli uomini di pace. A Venezia in uno stage riuscimmo a far parlare per giorni due studentesse, una israeliana e una palestinese, che avevano avuto parenti uccisi. Quest'anno non ne abbiamo trovate. Sa, sarà una giornata molto delicata».

Come se la aspetta?
«Una giornata molto tesa. Ovunque. Spero non ci siano degli scemi che bruciano bandiere. Speriamo che quel giorno i cretini restino a casa. Che permettano di parlare con il necessario, legittimo riconoscimento».

[b]Maurizio Caprara
17 gennaio 2009[/b]

[b]BRUXELLES[/b] — L’angoscia che trabocca da Gaza giunge fino in Olanda, il Paese più a rischio d’Europa per la convivenza fra diverse fedi e culture. «Hamas, Hamas, gli ebrei nelle camere a gas!», è stato uno degli slogan scanditi nelle dimostrazioni di protesta contro Israele. Ad Amsterdam, sfilavano anche dei deputati. Il primo a reagire è stato un musulmano praticante, il neosindaco di Rotterdam Ahmed Aboulateb, nato in Marocco: ha detto che nella sua città non tollererà slogan così.

I magistrati studiano ora i filmati dei cortei, probabilmente vi saranno delle incriminazioni. Il ministro della Giustizia Ernst Ballin dice alla radio che «la libertà di parola ha un alto valore nel nostro sistema legale, ma anche i suoi limiti». La comunità ebraica punta il dito contro i poliziotti che non sono intervenuti. Ma altri credono che abbiano fatto bene, gli agenti, e ricordano che l’Olanda è stata citata nel 2007 dall’Economist come il quarto Paese più democratico nel mondo. Altri ancora, i portavoce dei musulmani moderati, deplorano gli slogan antisemiti e anche il linguaggio di Geert Wilders, il deputato populista che da anni insulta il Corano paragonandolo alMein Kampf, e che ora dovrà tornare in tribunale: «Perché non punire allora anche lui?».

Dietro le accuse reciproche, una realtà che monta: l’angoscia di Gaza non agita solo poche piazze, ma divide ormai il Paese, 16,6 milioni di abitanti di cui 900mila musulmani, un Paese che ha nella sua memoria volti come quello di Anna Frank, e nella sua cronaca recente nomi come quello di Theo van Gogh. L’angoscia spacca il governo, i partiti, le comunità religiose. La storia dei deputati in corteo è quella che più ha fatto discutere. Sono due volti noti del Partito socialista all’opposizione: Harry van Bommel, 46 anni, e Sadet Karabulut, 33, figlia di immigrati curdi. Entrambi sono schedati come «attivisti di Hamas in Olanda » da alcuni gruppi ebraici. Hanno partecipato al raduno di Amsterdam: inneggiavano all’Intifada, e secondo le accuse non si sono allontanati quando è risuonata l’invocazione alle camere a gas. Un avvocato, Abraham Moscowiz, ha raccolto un centinaio di firme—della comunità ebraica ma non solo—per una denuncia contro i due.

Il Partito socialista si è subito diviso, così com’era già capitato alla coalizione di governo (laburisti, cristianodemocratici e Unione cristiana) nel giudizio su Gaza: con buona parte dei laburisti che chiedevano di bollare come «sproporzionata» l’azione israeliana, e il loro stesso viceministro degli Esteri che si opponeva con forza. Alla fine, con 16 mozioni diverse, al Parlamento ci si è accordati sulla richiesta di un’indagine internazionale. Ma intanto, si discuteva già d’altro: proibire o no per legge le frasi dell’odio, compilarne una lista? I musulmani moderati si dicono d’accordo: purché si usi lo stesso metro anche con Geert Winders e soci. La divisione fa sempre più male.

[b]Luigi Offeddu
16 gennaio 2009[/b]

 

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