Gaza, l'escalation del conflitto
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Perché Israele attacca Gaza – di Ugo Tramballi
www.corriere.it/esteri
Hamas, l'esercito dei guerriglieri
Chi sono e come sono organizzati i combattenti estremisti nel mirino di Israele
Guido Olimpio – 27 dicembre 2008
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[b]ANALISI / Perché Israele attacca Gaza – di Ugo Tramballi[/b]
Se ci sarà un attacco nessuno potrà biasimare Israele. Data ormai la quasi inevitabilità del primo, è al secondo obiettivo – la tenuta politica e morale di un'offensiva a Gaza – che il Governo israeliano punta prima di scatenare le sue forze.
Da una parte ci sono i 22 fra missili Qassam e colpi di mortaio lanciati da Hamas solo fragiovedì sera e venerdì mattina, oltre ai 70 sparati il giorno prima; c'è la dichiarazione bellica di Mahmud Zahar, una delle voci più importanti dell'arcipelago islamico di Gaza fatto di tante teste e troppe milizie: «Israele sta giocando col fuoco come un bambino davanti alla sua prima sigaretta».
Dall'altra parte c'è la professionale operazione diplomatica e di propaganda lanciata da Israele, prima di quella militare. Negli ultimi due giorni Tzipi Livni, ministro degli Esteri e candidata premier per Kadima alle elezioni anticipate di febbraio, ha incontrato l'egiziano Hosni Mubarak e parlato per telefono con il segretario Onu Ban Ki-moon, Condy Rice a Washington e con gli omologhi di Russia, Francia, Germania e Gran Bretagna. Il messaggio è stato lo stesso per tutti: «Far cadere il regime di Hamas a Gaza è un obiettivo strategico per lo Stato d'Israele. I mezzi per farlo sono militari, economici e diplomatici». Direttamente al popolo palestinese di Gaza ha parlato il primo ministro Ehud Olmert da al-Arabiya, la tv satellitare più vista dal mondo arabo dopo al-Jazeera: «Non vogliamo combattere con il popolo palestinese, ma non permetteremo ad Hamas di colpire i nostri bambini».
I razzi di Hamas, peraltro, ieri hanno ucciso tra i palestinesi: due bambine di 5 e 12 anni sono morte quando un missile ha mancato il bersaglio in Israele e colpito la loro abitazione, a Nord di Gaza.
Nel raggio di 30 chilometri dalla frontiera di Gaza – la gittata dei missili di solito sparati fino ad ora – vivono 350mila israeliani. Anche lo scrittore Amos Oz, che non ama prendere le difese dei Governi del suo Paese, ha sentito il bisogno di parlare: il bombardamento dei civili israeliani è «un crimine di guerra e un crimine contro l'umanità ». C'era un altro crimine che il resto del mondo, Amos Oz compreso, fino a ieri condannava: l'impoverimento del milione e mezzo di palestinesi chiusi nella gabbia di Gaza dal blocco economico israeliano. Secondo l'Onu sono almeno 850mila gli abitanti che per sopravvivere hanno bisogno di aiuti urgenti. Per questo Israele ha permesso ieri il transito dalla frontiera egiziana di 90 camion carichi di viveri e medicinali, riaprendo i valichi.
Poi è scoppiato l'inferno. A partire da ieri Israele ha concesso 48 ore di tempo perché Hamas cessi i lanci di razzi e cerchi una mediazione attraverso l'Egitto o la Turchia. L'Egitto ha rinforzato le sue difese alla frontiera per impedire un eventuale esodo di palestinesi da Gaza, come accadde un anno fa. Il Governo israeliano ha autorizzato un'«operazione limitata»: attacchi aerei insieme a un intervento terrestre che avrà dei limiti nella durata, nell'estensione territoriale e dell'uso di uomini e mezzi. Ma è difficile quanto possano essere a scartamento ridotto le vittime civili di una striscia abitata da un milione e mezzo di palestinesi; e quanto possano essere le perdite israeliane militari e civili delle città e dei kibbutz circostanti. Secondo gli esperti militari del giornale "Ha'aretz" i miliziani di Hamas e delle altre organizzazioni islamiche sono approssimativamente 15mila. Sul modello di Hezbollah libanese, «Hamas è in una fase di transizione da gruppo terroristico a organizzazione paramilitare di guerriglia». Il suo arsenale è di oltre mille razzi alcuni dei quali, i Grad, con una gittata di 40 chilometri.
La lotta non è solo fra Hamas e Israele ma soprattutto fra Hamas e Fatah, il partito di Governo in Cisgiordania, nella Palestina che non è ancora uno Stato ma è già bicefala. Lo scontro è per la conquista della Cisgiordania, dei cuori e delle menti dei palestinesi. Hamas, diceva il presidente Abu Mazen in visita a Grozny, Cecenia, sulla strada di Mosca, «abusa della religione per fini politici». Il problema è che il 9 gennaio scade il mandato quadriennale di Abu Mazen, per il momento non sono previste elezioni e dunque per Hamas la Palestina non avrà più un presidente. È pensando a quella data critica che gli islamici stanno andando verso uno scontro armato con Israele, quale ne sarà il prezzo. Per impedirlo e accettare una nuova tregua, pretendono che Israele accetti le loro condizioni: fine del blocco economico su Gaza ed estensione della tregua alla Cisgiordania. Né Israele né l'Autorità palestinese né tantomeno l'Egitto e gli altri arabi moderati possono accettare questi termini: sarebbe come regalare ad Hamas una vittoria e una patente di Governo su tutti i palestinesi.
[b]Chi sono e come sono organizzati i combattenti estremisti nel mirino di Israele
Guido Olimpio
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WASHINGTON – Hamas ha modellato le sue forze cercando di imitare, per quanto possibile, gli Hezbollah libanesi. Dunque una formazione guerrigliera che tenta di comportarsi come una piccola forza armata.
L'APPARATO MILITARE – Le stime israeliane valutano in 15 mila gli uomini che compongono l’apparato militare. Ma di questi solo un migliaio – gli appartenenti alle Brigate Ezzedin Al Kassam – sono considerati davvero temibili. Sono bene addestrati, appaiono determinati e passano, agilmente, dalle azioni di guerriglia a quelle di terrorismo puro, ricorrendo anche ai kamikaze. Quanto all’equipaggiamento i militanti sono dotati di fucili Kalashnikov, M 16 americani, lanciagranate Rpg di produzione russa o cinese, mitragliatrici pesanti.
[b]I RAZZI GRAD E KASSAM[/b] – L’unica vera arma offensiva in loro possesso è rappresentata dai razzi, con gittate che variano dagli 8 ai 40 chilometri. Di nuovo, gli israeliani ritengono che ne abbiano oltre 1000. Sono ordigni poco precisi ma in grado di tenere sotto pressione i centri abitati avversari e di procurare comunque danni. Parte dei missili sono Grad (di concezione russa) importati dai contrabbandieri egiziani, altri – i rudimentali Kassam – sono costruiti in piccole officine a Gaza.
[b]DIFESA NEI BUNKER [/b]- In caso di un’offensiva terrestre israeliana, Hamas affiderà la sua difesa ad un sistema di bunker e rifugi creati a somiglianza di quelli Hezbollah. Uno scudo che non può fermare i tank nemici, ma certamente può rendere onerosa – in termini di vite – un’avanzata nella popolata striscia di Gaza. Più difficile per Hamas contrastare le incursioni dei caccia. Attraverso i tunnel che passano sotto il confine con l’Egitto sono stati fatti arrivare dei missili anti-aerei portatili. Per gli esperti, però, non sono sufficienti a impensierire l’aviazione israeliana.
[b]Guido Olimpio
27 dicembre 2008[/b]
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