Cartone, tessuti consumati, corde, pietre, legno, oggetti di scarto dalla provenienza più improbabile: tutto può essere adatto all'arte per un iconoclasta come Robert Rauschenberg, ritenuto a torto o ragione tra gli anticipatori della Pop Art. Proprio al Rauschenberg meno conosciuto, quello che attinge materiale di risulta dai viaggi compiuti in giro per il mondo per tentare un approccio originale a pittura e scultura, è dedicata la mostra «Travelling '70-‘76» che dal 22 ottobre al 19 gennaio sarà l'attrazione di punta del museo Madre di Napoli.

La personale, curata da Mirta d'Argenzio, giunge nel capoluogo campano all'indomani del successo riscosso al Museu de Arte Contemporânea di Porto e alla Haus der Kunst di Monaco che, con lo stesso Madre, hanno provveduto alla coproduzione. Tutto parte dai viaggi compiuti da Rauschenberg negli anni Settanta tra Italia, Francia, Israele e in India, esperienze durante le quali o dopo le quali l'artista statunitense scomparso lo scorso maggio si cimentò con la produzione di cinque serie: «Cardboards», «Venetians», «Early Egyptians», «Hoarfrosts» e «Jammers». Si tratta di lavori caratterizzati da grande semplicità, vivacità e brillantezza grazie all'uso di materiali e tecniche fino a quel momento da lui mai sperimentati. Durante questo periodo, infatti, l'autore si confronta con i classici problemi della pittura, come la composizione, il colore e la struttura, ma anche con quelli propri della scultura come il peso, l'equilibrio e la posizione dell'oggetto nello spazio, il tutto interpretato dalla sua più caratteristica vena espressiva. Per la serie dei «Cardboards», realizzata nel biennio '71-'72, il supporto di riferimento è il cartone, un materiale che affascinava l'artista per la grande diffusione ed i molteplici utilizzi: «Non sono mai stato in un posto – dirà infatti nel '91 – dove non ci fossero scatole di cartone… persino in Amazzonia». Rauschenberg fu il primo a usare il solo cartone per quadri, sculture e installazioni di ampio formato senza degradarlo a semplice decoro pittorico. L'artista scoprì la qualità espressiva dei materiali d'imballaggio, unendo il linguaggio dell'astrazione formale a quello della vita reale, allo stesso tempo mantenendo interamente il carattere del materiale. I «Cardboards» tendono ad essere monocromatici, sulla scia dei quadri in bianco e nero puro dei primi anni. In questo modo le tracce sulle scatole lasciate dall'uso (dalle etichette alle parole stampate, dalle impronte di scarpe a quelle delle dita, passando per diversi segni di danneggiamento) sono fortemente accentuate. I «Venetians», lavori più scultorei rispetto ai «Cardboards», furono ideati a Venezia e prodotti nel ritiro di Captiva Island con l'utilizzo di materiali di produzione di massa e oggetti di uso domestico come stoffa, corda, legno, pelle, pietra, cavi e fili elettrici, sedie, vasi, cuscini, una vecchia vasca da bagno, acqua e ferraglia. Il riferimento all'immaginario veneziano lo si coglie in trovate stravaganti come l'interno di un tubo rotto che diventa il profilo di una gondola e un pezzo di legno che si trasforma nel remo del gondoliere. Negli «Early Egyptians» si torna al cartone, utilizzato come elemento costruttivo per opere di grandi dimensioni, mentre gli «Hoarfrosts» sono visioni su tessuto ispirate all'Inferno dantesco (l'inizio del XXIV canto indica «quando la brina in su la terra assembra/ l'imagine di sua sorella bianca»). A completare l'esposizione napoletana contribuisce una selezione dei «Jammers», getti di colore su manufatti tessili realizzati nel '75 in India, all'interno di un ashram di Ahmedabad. Di nuovo appunti di viaggio che, in mano a Rauschenberg, diventano materia esplosiva.

Robert Rauschenberg
«Travelling '70-‘76»
Napoli, Museo Madre, dal 22 ottobre 2008 al 19 gennaio 2009
A cura di Mirta d'Argenzio
Orario: dal lunedì al venerdì ore 10.00 – 21.00; sabato e domenica ore 10.00 – 24.00
Giorno di chiusura: martedì
Catalogo: Electa
Per informazioni: 081 19313016

 

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