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Riccardo Di Segni,
rabbino capo di Roma

L'Unione informa
28 agosto 2008 – 27 Av 5768[/b]

Mi ha fatto pensare la rievocazione nostalgica fatta un paio di giorni fa su questa testata da Elena Loewenthal, a proposito dei 50 anni del simbolo della pace, che ha segnato un'epoca. Secondo la persona che disegnò quel simbolo, si trattava della combinazione di due lettere, la N e la D (per Disarmo Nucleare in inglese) nell'alfabeto "semaforico", quello che si fa con due bandierine. Altri ci hanno visto invece il simbolo dell'anticristo, altri hanno notato che era il logo di una divisione panzer nazista.

Ciò che induce alla riflessione è la passione con cui anche gli ebrei si appassionano alle idee e ai simboli che le rappresentano, spesso senza pensare ai paradossi e alle difficoltà. Nel caso particolare c'è il paradosso del sostegno di grandissimi cervelli ebraici alla costruzione della bomba atomica (sotto l'incubo del nazismo) e la parimenti grande reazione ebraica contro l'uso del nucleare, o in favore del suo bilanciamento tra le grandi potenze. E per quanto riguarda il simbolo della pace, ancora regge, malgrado tutto, quello della colomba con il ramoscello di ulivo: dico "ancora" perché ha qualche millennio di storia, nascendo dalle prime pagine di Bereshit, dopo la storia del diluvio. E fa bene Elena Loewenthal a non amare la bandiera arcobaleno, perché "sbandierare", appunto, quei colori ha per la nostra tradizione qualcosa di blasfemo (si legga la fine del primo capitolo di Ezechiele).

 

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