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[b]di Daniel Pipes
Jerusalem Post
7 febbraio 2008[/b]

Pezzo in lingua originale inglese: How to Turn Gaza Over to Egypt

"Ascoltatemi bene", ha spiegato il presidente egiziano Hosni Mubarak al giornalista che lo ha intervistato il 30 gennaio. "Gaza non è parte dell'Egitto né lo sarà mai (…) Sento parlare della proposta di trasformare la Striscia in una estensione della Penisola del Sinai, di scaricarne la responsabilità all'Egitto", ma Mubarak ha accantonato questa proposta perché "non è nient'altro che un sogno".

Il 3 gennaio 2008 la sicurezza egiziana chiude il muro di confine a Rafah con spuntoni di metallo.
Non è affatto un sogno. È una realtà che è emersa dal 23 gennaio, quando gli operativi di Hamas hanno demolito ampi segmenti del muro che separa Gaza dall'Egitto. Questa mossa a sorpresa ha richiamato l'attenzione del mondo sul fatto che un embargo egiziano, non meno di uno israeliano, impedisce agli abitanti di Gaza di lasciare il loro territorio o di effettuare scambi commerciali con il resto del mondo.

Visto che gli abitanti di Gaza si sono dimostrati incapaci di instaurare un autogoverno responsabile e che il Cairo dal 2000 ha tatticamente permesso il traffico di armi, Mubarak va investito di responsabilità in merito alla Striscia di Gaza. Come arguiva la mia column della settimana scorsa, "Washington e le altre capitali dovrebbero considerare un fallimento l'esperimento dell'autogoverno di Gaza e dovrebbero esercitare pressioni sul presidente egiziano Hosni Mubarak affinché egli offra un contributo".

Hamas concorda in parte. Uno dei suoi leader, Ismail Haniyeh, spera che Gaza possa "procedere verso il disimpegno economico dall'occupazione israeliana"; mentre un altro leader, Ahmad Youssef, vuole che il confine tra Gaza e l'Egitto sia aperto per gli scambi commerciali e che l'Egitto funga da "porta" di Gaza sul mondo esterno. Dal momento che Hamas assicura che la chiusura del muro da parte del Cairo, il 3 febbraio, non riporterà indietro l'orologio, i Fratelli musulmani d'Egitto, alleati di Hamas, chiedono che il confine di Gaza venga aperto. Mubarak può ignorare queste richieste che sono diffuse tra gli egiziani? In realtà, Gaza ha già iniziato a imporsi su un Egitto riluttante.

Alcuni israeliani desiderano soddisfare tali richieste. Il vice-ministro della Difesa israeliano Matan Vilnai, ad esempio, ritiene che il Cairo dovrebbe assumere il potere a livello economico. "Essendosi Gaza aperta sull'altro lato, noi abbiamo perso ogni responsabilità di questo territorio. Pertanto, desideriamo staccarci da Gaza. Non vogliamo più erogarle elettricità. Né vogliamo più rifornirla di acqua e medicinali". Il fatto che la Suprema Corte israeliana abbia sentenziato il 30 gennaio che il governo può ridurre le forniture di carburante ed energia elettrica a Gaza rende possibile una scorciatoia.

Come ottenere la cessione di Gaza? Robert Satloff del Washington Institute for Near East Policy mi suggerisce che Gerusalemme annuncia tre mosse: "una data stabilita per sospendere le provvigioni israeliane di acqua, energia elettrica e l'accesso commerciale, ingresso libero per il rimpiazzo dei servizi da parte dell'Egitto, e un invito a ottenere un appoggio internazionale per collegare Gaza ai reticolati egiziani". Giora Eiland, un ex consigliere per la sicurezza nazionale israeliana rimuoverebbe Gaza dall'unione doganale con Israele e la Cisgiordania.

Queste iniziative israeliane forzerebbero la mano all'Egitto. Indubbiamente, gli egiziani con l'aiuto di Fatah e perfino di Hamas, cercheranno di risuscitare il confine e di re-imporre l'obbligo a Israele. Ma alla fine, la solidarietà araba esige che i "fratelli" egiziani rimpiazzino il nemico israeliano. Una volta che Gerusalemme taglierà i rifornimenti, il Cairo non avrà altra scelta se non quella di approvvigionare gli abitanti di Gaza. E poi, la dipendenza economica coinvolgerebbe ancor più l'Egitto, il che ha ulteriori conseguenze. Essa:

Rilancia la vecchia idea di risolvere il conflitto arabo-israeliano attraverso una spartizione a tre da parte di Egitto, Israele e Giordania.
Permette a Hamas di collegarsi alla sua organizzazione madre – i Fratelli musulmani. In effetti, le forze di sicurezza egiziane hanno già arrestato almeno una dozzina di membri di Hamas in Egitto e altri residenti di Gaza che indossavano cinture esplosive per attacchi suicidi. Controllare la violenza islamista fuori Gaza diventerà una priorità egiziana, ma Mubarak in 27 anni di presidenza ha tenuto testa agli islamisti ed egli è in grado di affrontare questa nuova sfida con modalità impraticabili per Israele.
Limita la libertà di Hamas e della Jihad islamica di attaccare Israele. Sì, gli egiziani sono favorevoli al lancio di missili su Sderot, ma il Cairo sa che continuare a lanciare i missili provoca le rappresaglie israeliane e probabilmente una guerra totale.
Per evitare che gli abitanti di Gaza creino problemi in Egitto o che attacchino Israele, occorre un controllo severo del loro territorio. Ciò presumibilmente implica che vengano rese meno severe le restrizioni rigorose in merito al dispiegamento delle forze egiziane nei pressi del confine israeliano, come previsto dall'Annesso I del Trattato di pace del 1979 tra Egitto e Israele. Per fortuna, i servizi di sicurezza egiziani hanno solamente bisogno di essere provvisti di armi leggere e la Forza Multinazionale e Osservatori (FMO) insediata nella Penisola del Sinai potrebbe includere queste mansioni di monitoraggio nei propri compiti.

In poche parole, Gaza può essere scaricata all'Egitto, fiduciosi del fatto che gli egiziani debbano accettarla e che impediscano agli abitanti di Gaza di attaccare Israele. Tuttavia, l'avvio di questo "processo di pace" richiederà un'insolita immaginazione ed energia da parte di Israele e dei paesi occidentali.

 

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