[img]/new/e107_images/newspost_images/bandiera_israeliana.jpg[/img]

[b]La lettera che segue non ha avuto nessuna risposta. Invito tutti voi a bombardare con lettere ed e-mail di protesta gli indirizzi riportati in calce.

Grazie a tutti per la collaborazione Chicca Scarabello
[/b]

Egregio Sindaco

Ajuntament de Girona

Patronat Call de Girona

Diputaciò de Girona

Regione Catalogna

Palau de la Generalitat Barcellona

La settimana scorsa, il 19 giugno, abbiamo visitato il museo ebraico di

Girona, Bonastruc ça Porta Centre.

Nel cortile d'ingresso sulla parete di fianco alla biglietteria sono

esposto due bandiere palestinesi come pure

nel cortile interno al secondo piano di una casa privata.

Dei gruppi di turisti che ci precedevano hanno rinunciato

alla visita come pure altri che ci seguivano, considerandola

una provocazione poco opportuna, un vero peccato perché

il percorso espositivo è interessante e l'atmosfera

del museo è molto coinvolgente.

Il personale adetto alla biglietteria ci ha spiegato che

giornalmente molto turisti si arrabbiano e rinunciano

alla visita.

Non devo spiegare a Lei, Sig. Sindaco, che il conflitto

Israelo-Palestinese non ha niente a che vedere con la

storia degli ebrei in Spagna dal 1492 in poi.

Sappiamo che un cittadino spagnolo ha il

diritto di esporre ciò che più ritiene opportuno.

Sappiamo anche che una bandiera palestinese all'ingresso

di un museo ebraico è una provocazione che mette sullo

stesso piano antisionismo e antisemitismo.

Suggeriamo che il Comune esponga tutte le bandiere

del mondo evitando così di irritare i turisti che vengono

da lontano e che racconteranno l'accaduto nelle loro

città di origine, boicottando così il museo.

Sarebbe un vero peccato perché

il Bonastruc ça Porta centre oltre che essere

un bene culturale è allo stesso tempo una fonte di

introito per la città di Girona..

Confidiamo che questo nostro suggerimento abbia

un seguito e siamo anche disposti a ritornare a Girona

per avere un incontro esplicativo con gli inquilini

della Cortes Pont 4/Pis la Fmlia Domenegh

Estupinya perché crediamo nel colloquio civile tra persone

e popoli per costruire una vera pace.

Cordiali saluti.

Daniela Sarfatti Guido Guastalla Joe Mosseri Silvia Guastalla Carla Barsotti

Per information Centre Bonastruc ça Porta Institut d'Estudis Nahmanides

:8, Força Street and Sant Llorenç Street

17004 Girona E.Mail: callgirona@ajgirona.org / www.ajuntament.gi/call

———————————————————————————————-

Esistono al mondo delle popolazioni che godono di una speciale immunita' internazionale in base alla quale possono commettere ogni sorta di nefandezze, sicuri dell'omerta' del resto del mondo.

Un paio di mesi fa Israele aveva incominciato dei lavori per sostituire in ponte crollato che portava dal Piazzale antistante il Kotel al Monte del Tempio, ponte che sarebbe stato usato dagli arabi israeliani per salire alle loro moschee.

Appena iniziati i lavori il Waqf, autorita' religiosa islamica, ha incominciato a urlare allo scempio, all'ennesimo tentativo sionista di ditruggere le moschee, ha chiamato il popolo islamico all'intifada e ha presentato un protesta ufficiale all'ONU affinche' i lavori del ponte fossero fermati.

Cosi' fu.

Per le strade di tutti i paesi islamici milioni di poveri esaltati si sono messi a manifestare contro Israele, morte agli ebrei, morte ai sionisti, morte a tutti, Allahu akbar!

L'ONU impose a Israele di bloccare i lavori e di sottoporre il progetto ad una commissione internazionale, intendendo quindi che a casa nostra non possiamo fare quello che riteniamo giusto, intendendo che non siamo un Paese sovrano, come credevamo, ma una colonia palestinese e che i palestinesi comandano e decidono incuranti della nostra storia e dei i nostri diritti.

Sul Monte del Tempio, il luogo piu' sacro dell'ebraismo dove naturalmente il potere palestinese non permette agli ebrei di mettere piede, lo stesso Waqf di cui sopra, da almeno 10 anni, sta sistematicamente distruggendo e eliminando preziosissimi resti archeologici del Tempio di Salomone e di artefatti cristiani.

Migliaia di tonnellate di terra contenente resti del primo e secondo Tempio sono stati gettati nelle discariche, fra essi anche le colonne di un'antica chiesa bizantina andate completamente distrutte e frammenti di altari spaccati a martellate.

Nessuno puo' andare a vedere quello che succede perche' dall'anno 2000 il Waqf impedisce ogni controllo archeologico sui loro continui scavi da parte di Israele e di chiunque altro.

Foto prese dall'alto mostrano bulldozer che scavano il terreno procurando danni enormi e costruzioni di altre moschee sul suolo sacro sia ad ebrei che cristiani.

L'autorita' religiosa islamica vieta l'entratra al Monte del Tempio ( che, per la cronaca, e' territorio israeliano) a chiunque non sia islamico per impedire che qualcuno denunci tanta distruzione e la rimozione e scomparsa di tutte le antichita' ebraiche raccolte nelle stanze sotterranee.

Perche' accade tutto questo, oltre alla solita prepotenza islamica e al suo vizietto di distruggere tutto quello che riguarda le altre fedi?

Accade in onore di Arafat il quale nel 2000, prima di rompere le trattative di pace a Camp David, grido' in faccia a Clinton e a Barak che il Tempio degli ebrei non e' mai esistito e che lassu' c'e' sempre stata soltanto la moschea di Al Aqsa dai tempi di Adamo ed Eva, naturalemente palestinesi essi stessi.

La teoria di Arafat non fu contrastata da nessuno al mondo e distruggere ogni segno di storia ebraica sara' la dimostrazione che l'Islam e' il legittimo proprietario del Monte, di Gerusalemme, di Israele, cioe' del "cosiddetto Israele".

Gli archeologi israeliani protestano ma il Governo non puo' intervenire, il pericolo di una nuova rivolta palestinese e' concreto, loro non sono mai sazi di violenza e di morte.

Una nuova intifada darebbe il via in Occidente alle solite ondate di odio antisemita contro Israele reo di impedire ai poveri palestinesi la giusta distruzione di tutto quello che potrebbe creare dubbi sul taroccamento della storia diffuso da loro e ripreso dai loro amici in Europa e in USA.

C'e' chi puo' fare tutto cio' che vuole, guerre, distruzioni, terrorismo, guerre civili e piu' sono feroci, piu' sono barbari, piu' li amano e li ammirano, basta andare sul web e leggere i vari forum in inglese o in Italiano per avere un assaggio dell'enorme mole di odio che la gente riversa su Israele e su chi ama questo Paese.

Crociate antisemite,caccia alle streghe, accuse di razzismo, veri e propri linciaggi, si critica tutto e tutto e' condannabile e piu' l'islam commette oscenita' piu' l'odio contro Israele aumenta.

L'Italia, in sintonia con Dalema che vuole a tutti i costi il dialogo con Hamas considerato un'organizzazione piena di brava gente, non fa eccezione e in questi giorni ha dato un'ulteriore dimostrazione di talebanesimo firmando in 200 una petizione contro Magdi Allam, colpevole di denuciare il fondamentalismo islamico e, soprattutto, colpevolissimo di amare Israele.

Il suo libro dal titolo molto esplicativo VIVA ISRAELE, ha scatenato i talebani italiani contro di lui gia' sotto severa scorta a causa delle fatwe islamiche che gli sono piovute sulla testa.

Questi 200 talebani, incuranti del pericolo cui espongono ulteriormente Magdi Allam, da farabutti lo danno in pasto agli esaltati che minacciano di ammazzarlo e hanno sferrato contro di lui un attacco di una violenza e di una stupidita' incredibili.

Per non sfatare il detto che gli ebrei sono sempre primi in tutto, Gad Lerner, ex Lotta Continua, ebreo di sinistra, antiisraeliano ha dato, forse involontariamente, il via a questa vergogna scrivendo un orrendo e ridicolo articolo di protesta per quel Viva Israele cosi fastidioso alle orecchie di un comunista.

Preso dal sacro fuoco delle accuse Lerner scrive, forse senza rileggersi, che Israele ha osato vincere la guerra dei 6 giorni, commettendo cosi' una grande ingiustizia::

"Perché l'umiliazione e l'infelicità araba che ne scaturirono sono
fattori potenti di una guerra in cui siamo tuttora immersi."

Quindi per la mentalita' sinistra dei sinistri Israele doveva perderla quella guerra, doveva stare immobile ad aspettare l'attacco su tutti i fronti, che sarebbe stato l'attacco finale e conclusivo e poi basta, finito, Israele Kaputt, Israele in mare, ebrei ammazzati . Questo doveva fare, farsi distruggere pur di non dare un'umiliazione agli arabi.

Capito? Questa e' follia pura.

In base a questa stessa follia i 200 talebani italiani firmano un j'accuse contro Magdi Allam, colpevole di aver detto la verita' cioe' che negli atenei italiani non esiste liberta' di espressione essendo covi di filoislamici che non permettono a chi non e' dei loro di parlare.

E protestano anche, chissa' chi ha impedito al rappresentante di Israele di parlare nell' Ateneo di Torino, aggredendolo anche fisicamente, chissa' chi ha costruito nell'atrio della stessa Universita' un muro per denunciare la barriera salvavita israeliana, coperto della solita propaganda insultante.

Chissa' perche' e' stato consigliato a Angelica Calo' , del kibbuz Sasa, di non presentarsi all'incontro previsto all'universita' di Bologna.

Chissa' perche' nelle universita' italiane sono sempre presenti comitati antiisraeliani , antioccidentali, con grandi esposizioni di bandiere palestinesi.

Magdi Allam ha titolato il suo ultimo libro "VIVA ISRAELE", e quel VIVA davanti al nome tanto odiato deve averli sconvolti, insopportabile, non si puo' accettare che qualcuno apprezzi quell'entita' sionista, quel paese demoniaco che ruba la terra ai palestinesi.

Magdi Allam va messo all'indice , come si faceva nei periodi piu' oscurantisti della storia, lo brucerebbero quel libro se potessero.

Al rogo al rogo, come i nazisti, come la Santa Inquisizione, al rogo!

Intanto pero' e' il suo autore che va demonizzato e minacciato secondo la miglior tecnica sovietica che se non puo' eliminare fisicamente il nemico lo distrugge comunque nel modo piu' vigliacco, con una bassezza senza pari mettendolo in pasto ai suoi nemici giurati e pericolosi, con la stessa ferocia dei loro amici fondamentalisti.

VIVA ISRAELE non gli va giu', tutto ma non questo, sono esplosi di rabbia e di odio, un titolo che li offende come offende i loro amici, non riescono ad accettarlo, loro, i difensori della liberta' per i terroristi, loro i paladini della pace dei cimiteri per gli ebrei israeliani.

In 200 hanno firmato la loro Fatwa come scrive il Foglio e la loro vittima e' un musulmano che denuncia l'apologia della morte perche' ama la vita.

Scandalo, anatema. Lo scandalo e' addirittura biblico perche' oltre alla vita Magdi Allam ama il Paese che ha fatto della vita il fulcro della sua storia moderna.

VIVA ISRAELE, signori firmatari della fatwa, sognatelo il vostro incubo, Israele e' non solo VIVA ma e' VIVO nonostante il vostro odio e la vostra rabbia e che l'incubo vi perseguiti.

L'idea che esista una religione che puo' tutto, che rende schiavi persino i suoi simpatizzanti, che puo' creare terrore, odio, ingiustizia, discriminazione, fatwe e pericolose ideologie, fa paura.

Un'ideologia assassina che puo' , in piena Europa, far sventrare un uomo, un regista per un documentario denuncia sulla condizione della donna.

Un'ideologia nazista che puo' far sgozzare un giornalista facendogli dire "io sono ebreo".

I giardini di Israele non fanno per voi, signori 200, la Vita non fa per voi, VIVA ISRAELE e' contro il buio che avete dentro e questo vi sconvolge al punto che volete vendicarvi.

In quanto persona, ebrea e israeliana, viva e innamorata di Israele, offro a Magdi Allam la mia gratitudine, la mia ammirazione per il suo coraggio, merce rara di questi tempi, e la mia totale solidarieta'.

Deborah Fait

www.informazionecorretta.com

Ricevo e rigiro

Una volta una bella notizia di cui possiamo sentirci tutti orgogliosi, visto che grazie al giro infinito di email, e davirse mailing list, abbiamo raggiunto lo scopo richiesto dalla Deputazione Ebraica.

Shabbat Shalom

Riccardo Pacifici

Cari Amici

siamo lieti di informarVi che la sollecita risposta dei benefattori ci ha consentito di raggiungere rapidamente la cifra necessaria ad affrontare il problema delle tre famiglie per le quali la Deputazione aveva effettuato l'appello la scorsa settimana.

Grazie alle offerte ricevute, siamo riusciti a salvarle dallo sfratto esecutivo.

Ringraziamo sentitamente tutti i benefattori per la loro generosità e per la rapida mobilitazione.

Shabat shalom.

La Deputazione Ebraica

[b]23-07-2007

La Siria ha paura della pace

Da un articolo di Guy Bechor
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Le dichiarazioni di pace del presidente siriano Bashar el-Assad pubblicate più e più volte dai mass-media nelle ultime settimane potrebbero essere ingannevoli, ed in effetti sono proprio pensate per ingannare.
Un attento esame del discorso fatto da Assad davanti al parlamento martedì scorso e un’analisi della scena siriana mostrano purtroppo come stanno le cose. Il presidente siriano, che ha prestato giuramento poco fa per un altro mandato dopo un referendum farsa, fa di tutto per sottrarsi a qualunque negoziato di pace, così come fece suo padre che si tirò indietro quando gli apparve chiaro che la controparte – allora Ehud Barak, oggi Ehud Olmert – potrebbe essere pronta a cedere davvero le alture del Golan.
Dopotutto, l’intero regime siriano si fonda sull’ostilità e sulla conflittualità verso Israele. Se non ci fosse più conflitto con Israele, non vi potrebbe più nemmeno essere il regime della minoranza alawita al potere in Siria.
Il presidente siriano ha fatto una sterzata e ora ostacola qualunque reale possibilità di fare progressi con Israele: le condizioni che pretende rendono di fatto la cosa impossibile. Fino al suo discorso della scorsa settimana, la Siria sosteneva che, a differenza del passato, ora non ponevano più nessuna precondizione per l’avvio di colloqui con Israele. I siriani sostenevano che fosse piuttosto Israele a porre clausole.
Ma dal momento esatto in cui hanno realizzato che Olmert potrebbe davvero cedere le alture del Golan – o per lo meno dichiararsi pronto a farlo – i siriani sono andati nel panico. Così, nel suo discorso inaugurale davanti al parlamento, Assad ha annunciato nuove precondizioni ai negoziati. In particolare:
1) Il primo ministro israeliano Ehud Olmert dovrebbe trasmettere “garanzie scritte” con un documento ufficiale secondo cui Israele è pronto a cedere alla Siria tutte le alture del Golan fino ai confini del 4 giugno 1967 senza discussioni. Tale documento potrebbe essere pubblico o confidenziale, come quello fornito a suo tempo – sostengono i siriani – dall’allora primo ministro israeliano Yitzhak Rabin. Per inciso, sarebbe ora che la si finisse con questa storia del cosiddetto “lascito” di Rabin. Ammesso e non concesso che tale “lascito” sia mai esistito, perché allora i siriani non lo accettarono?
2) In questa fase, dovrebbe avere inizio una sorta di mediazione tra Israele e Siria per mezzo di una terza parte concordata dalle due parti. Naturalmente, non esiste struttura che sia in grado di stabilire chi sarebbe questa terza parte e perché mai sarebbe necessaria.
3) Solo una volta che tutte le questioni fossero chiarite potrebbero avere inizio negoziati pubblici e aperti.
Cosa sta dicendo, in pratica, Assad? Semplicemente che vuole tutto. Ma pensa davvero che una parte sia disposta ad accettare tutte le richieste della controparte ancor prima di iniziare i negoziati? E lui, cosa offre in cambio? “Non abbiamo fiducia negli israeliani”, ha dichiarato Assad nel suo discorso d’investitura. Ma c’è qualcuno in tutto il Medio Oriente che si fida di lui?
Il discorso di Assad attesta il dilemma esistenziale della Siria. Da una parte, ha estremo bisogno di una qualche forma di processo con Israele per salvarsi, fra l’altro, dal tribunale internazionale sull’assassinio di Rafik Hariri. Dall’altra, una pace con Israele segnerebbe la fine del regime al potere a Damasco.
È straordinario vedere come, ogni volta che un leader israeliano mostra la volontà di cedere le alture del Golan, i siriani fuggono più veloce che possono. Le nuove condizioni di Assad corrispondono a questa fuga. Quando saremo finalmente capaci di leggere le vere intenzioni della famiglia Assad e dei siriani?

(Da: YnetNews, 19.07.07)

Nella foto in alto: Il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad ricevuto giovedì scorso in visita ufficiale a Damasco dal presidente siriano Bashar Assad. Secondo il giornale arabo Asharq al-Awsat, l’Iran avrebbe offerto alla Siria aiuti militari per un miliardo di $ purché Damasco non avvii negoziati con Israele.

Israele.net

ISRAELE: IL 1948 FU "CATASTROFE", A SCUOLA LA VERSIONE ARABA

(AGI/AFP) – Gerusalemme, 22 lug. – La nascita di Israele fu una 'catastrofe'. La versione della creazione dello Stato ebraico raccontata da padri e nonni ai giovani arabi israeliani da oggi arriva nei libri di testo. Lo ha deciso il ministro dell'Istruzione Yuli Tamir, con un coraggioso gesto di 'par condicio' che presentera' agli studenti le interpretazioni di entrambe le parti della guerra arabo-israeliana del 1948. I giovani arabi potranno apprendere a scuola in una veste razionale e 'fredda' quel racconto, amaro e rabbioso al tempo stesso, fatto loro a casa dai parenti piu' anziani; e cioe', secondo quanto afferma il ministero, la "versione generalmente accettata tra gli arabi, secondo cui la guerra di Indipendenza israeliana fu percepita come una catastrofe dai palestinesi".
Nei testi si afferma anche che "alcuni palestinesi furono espulsi" in seguito a quella guerra e "numerose terre di proprietari arabi furono confiscate" ma si sottolinea, anche, che nel 1947 i leader palestinesi rifiutarono il piano di partizione in due Stati, palestinese e israeliano.
L'iniziativa del governo ha suscitato la critica delle parti piu' conservatrici del governo di coalizione. Non poteva mancare di farsi sentire Avigdor Lieberman, l'ultranazionalista ministro per gli Affari strategici, che ha attaccato "il masochismo della sinistra israeliana, che cerca continuamente i scusarsi per il passato; noi facemmo cio' che andava fatto".
Gli arabi israeliani rappresentano circa il 20 per cento della popolazione e discendono dai 160.000 palestinesi che dopo il 1948 rimasero all'interno dello Stato ebraico. (AGI)

[b]Nuova beffa all’Unifil nel Libano Hezbollah riporta i missili al sud

di Gian Micalessin – lunedì 23 luglio 2007, 07:00 Ilgiornale.it

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Sta riportando le batterie missilistiche a sud del Litani e trasformando i centri abitati sciiti in nuovi arsenali. Ha recuperato in pieno le sue capacità operative e, a dar retta agli analisti israeliani, ha segretamente pianificato l’attentato costato la vita, un mese fa, a sette caschi blu spagnoli. Hezbollah è tornato, insomma, quello di sempre e si prepara al nuovo scontro con Israele. A confermarlo non sono solo le fonti d’intelligence israeliane e dell’Unifil, ma gli stessi leader del Partito di Dio. Le dichiarazioni più bellicose arrivano proprio da loro.
«Rispetto alla guerra dello scorso anno le nostre capacità sono quasi raddoppiate. Siamo pronti a ogni eventualità», dichiara al quotidiano in lingua araba Hayat lo sceicco Mohammad Yazbek, membro dell’ufficio politico di Hezbollah. «Se il nemico si è preparato ed è pronto, noi pure siamo assolutamente pronti a impartirgli una lezione che non dimenticherà».
La dichiarazione, arrivata dopo l’incontro a Damasco del segretario generale del movimento Hasan Nasrallah con il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad e con quello siriano Bashar Assad, è resa più significativa dal ruolo dello sceicco Yazbek, rappresentante ufficiale in Libano della «guida suprema» iraniana, l’ayatollah Ali Khamenei. Nella gerarchia rigorosamente khomeinista del Partito di Dio la «guida suprema» della Repubblica islamica rappresenta la massima autorità. Le parole del suo rappresentante fanno dunque intendere che l’Iran non impedirà un nuovo scontro con Israele.
Il ritorno alla piena operatività della milizia sciita è confermato dai resoconti d’intelligence dell’Unifil e dell’esercito israeliano, che da settimane segnalano spostamenti di katiuscia, missili, armi anticarro a sud del Litani e il loro posizionamento in depositi sotterranei costruiti nei villaggi sciiti. I nuovi arsenali, una volta riempiti con le armi contrabbandate dalla Siria e ancora ammassate nella Bekaa, rimpiazzeranno la vecchia rete di bunker prospiciente il confine. Quel reticolo di casematte e tunnel utilizzato la scorsa estate per bloccare gli israeliani è stato completamente ispezionato e in parte distrutto dai genieri dell’Unifil che da dieci mesi setacciano il territorio a sud del Litani. Per sfuggire ai controlli dell’Unifil e dell’esercito libanese e riportare missili e armi anticarro alla frontiera meridionale, Hezbollah sfrutta ancora una volta le coperture offerte dalla popolazione civile sciita. Utilizzando complesse ramificazioni di cunicoli scavate con la scusa della ricostruzione, gli ingegneri di Hezbollah hanno costruito nuove reti di tunnel sotterranei che consentono di trasformare parcheggi, giardini e cortili interni in piazzole di lancio o di tiro. Secondo alcuni analisti israeliani, proprio il tentativo dei soldati dell’Onu di controllare le attività delle squadre di ricostruzione e gli sforzi profusi per individuare gli spostamenti dei convogli d’armi potrebbero aver innescato l’attentato ai caschi blu spagnoli, avvenuto a un paio di chilometri da El Khiam, la roccaforte del Partito di Dio – semidistrutta nei combattimenti della scorsa estate – che fronteggia i territori israeliani. E l’autobomba, rivendicata ufficialmente da un gruppo legato ad Al Qaida, ha colpito, guarda caso, una pattuglia responsabile dei controlli sulla strada che dagli arsenali della Bekaa porta ad El Khiam.

 

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