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[b]Vi segnalo un nuovo sito su Israele: [/b]www.finestrasuisraele.com[/link]
[b]Non è ancora completo, ma piuttosto interessante.[/b]

[b]La fatwa continua contro l’islam moderato
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[b]di – giovedì 26 luglio 2007
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Di tutti i professori che hanno firmato l’appello contro Magdi Allam pubblicato da Reset, forse qualcuno fra gli esperti del mondo musulmano o mediorientale conosce il nome di Mithal al Alalusi, politico iracheno, leader del partito democratico, laico e musulmano. Io ho avuto l’onore di incontrarlo personalmente: al Alalusi, che seguita a essere un politico instancabile nella ricerca di una strada pacifica per il futuro dell’Irak, nel 2004 visitò lo Stato d’Israele per una conferenza sul Medio Oriente. Quando tornò in patria, i suoi due figli furono uccisi sotto i suoi occhi in un agguato.
Alalusi non si è mai piegato, è tornato in Israele. Un musulmano egiziano che ha contatti con Israele è all’indice. Allam lo era di già, adesso che ha scritto il suo libro che porta la parola Israele nel titolo, lo è ancora di più. I professori sono così cinici da non prendere nessuna responsabilità per la vita di Allam? Ultimamente Farid Ghadri, un giovane e energico leader dell’opposizione siriana ha visitato la Knesset. Per aver parlato di pace con gli ebrei, è stato aggredito da alcuni deputati arabi israeliani. Possibile che i professori si comportino come una claque estremista antisraeliana?
I musulmani che sono stati martirizzati per aver ritenuto semplicemente di poter aver a che fare con Israele sono così tanti, così numerosi quelli che vengono costretti con le minacce a evitare ogni dialogo pena la definizione di «apostata» che contempla la pena di morte, che ritengo semplicemente impossibile che tutti quei professori non lo sappiano. Cosa hanno creduto di fare, attaccando Magdi Allam? Di aprire una discussione culturale sull’integrazione? Sull’Islam moderato? Non sanno di spalleggiare una fatwa mortale? Non sanno che se c’è veramente uno scandalo culturale e politico che dovrebbero condannare è l’immensa messe di materiale antisemita, antidemocratico e razzista che si produce dalle parti dell’Iran, degli hezbollah, di Hamas e di Al Qaida?
Leggo l’appello di Reset, e vedo che Allam viene condannato come affossatore dell’Islam moderato. È vero il contrario. È l’Islam estremo che ha condannato lui, e a morte. Allam è, piuttosto, l’Islam moderato. Non ha mai scritto né parlato, che mi risulti, contro l’Islam come religione, come tradizione, come una delle culle della civiltà umana. Al contrario, ha usato, raccontandosi, la descrizione della sua infanzia egiziana per cercare di dimostrare la dolcezza della tradizione musulmana popolare. Non ha mai chiesto la pena di morte per nessuno, ha chiesto che si smetta di comminare pene di morte dal pulpito delle moschee. professori attaccano i giornalisti ignoranti e mancanti di equilibrio, che «contribuiscono all’imbarbarimento dell’informazione». Altolà! I giornalisti degni di questo nome spendono notti e giorni sui testi, proprio come gli accademici, e in più portano sé stessi al rischio continuo della vita. Se noi giornalisti dobbiamo costantemente interrogarci sullo stato dell’informazione, e questo è giusto, forse i professori farebbero meglio a chiedersi come le Università europee e americane, inondate dalla sapienza di quegli «orientalisti» alla Edward Said e di suoi epigoni europei e americani che hanno irrorato le menti dei giovani con leggende antimperialiste e anticolonialiste, li abbiano trasformati in attivisti ignoranti, che ripetono formule viete sulla storia del Medio Oriente. Gli studenti degni di questo nome sono ansiosi di liberarsi delle favole e dei pregiudizi che comprendono anche quello di un Islam perseguitato e offeso, di un terrorismo che non deve mai chiamarsi tale, di cui le responsabilità sono sul mondo occidentale e che è in sostanza giustificata ira.
I professori come quelli che hanno firmato l’appello sono almeno in parte responsabili dei boicottaggi antisraeliani nelle università, degli attacchi di folle di utili sciocchi a chi osa una lettura diversa da quella permessa dal copione. L’accademia è diventata in parte un archivio di raccolta di prove a carico di Israele, degli Usa, dell’Europa «imperialista», e questa parte osa attaccare i giornalisti! Allam ha fatto al lettore italiano il dono della consapevolezza di quello che accade nelle moschee italiane, della cultura dell’odio che viene disseminata nella gran parte di esse, del ruolo organizzativo che hanno.
È una verità incontrovertibile. Se poi si ami o meno il commento di Allam, questo è problema soggettivo. Le inchieste, i racconti che Allam ha dato agli italiani portando il suo corpo nel pericolo, andando con i suoi piedi nelle moschee… non c’è professore di cose islamiche che non debba tenerne conto e riflettere, invece di condannare e rivendicare una libertà di ricerca che non è mai stata conculcata da nessuno. Un po’ di rispetto, per favore, per chi lavora e rivela delle realtà scomode rischiando la vita. Scrivete pure le vostre recensioni, ma non portate il vostro cinismo fino al punto di ignorare il pericolo che si corre osteggiando il terrorismo islamico. O avete voluto sventolare un drappo rosso?

Fiamma Nirenstein

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di – venerdì 27 luglio

da Gaza[/b]

L’ex uomo forte di Fatah a Gaza, Mohammad Dahlan, 45 anni, si è dimesso dall’incarico di consigliere per la sicurezza dell’Anp (Autorità nazionale palestinese), che di fatto non occupava più dal 18 giugno. Bestia nera di Hamas, Dahlan è deputato di Fatah al Consiglio legislativo, il Parlamento palestinese. Un portavoce del movimento islamico palestinese ha commentato alla Tv araba Al-Jazeera che queste dimissioni «sono un tentativo di ridare un’immagine pulita al partito di Al-Fatah. In questo modo Abu Mazen vuole avviare un’operazione di pulizia all’interno del suo partito».
Dahlan aveva occupato incarichi ministeriali in passato, in particolare quello di ministro incaricato della Sicurezza tra aprile e ottobre 2003 in seno al governo diretto all’epoca da Abu Mazen.
Il governo israeliano intanto ha dato il via libera alla consegna da parte della Giordania di un migliaio di fucili all’Autorità nazionale palestinese: le armi saranno destinate alle forze di sicurezza rimaste fedeli presidente dell’Anp, Abu Mazen. http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=195578

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[b]Edizione 160 del 26-07-2007

L’intervento

I musulmani moderati con Magdi Allam

di Shaykh Abdul Hadi Palazzi
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I l giornalista Magdi Allam, ha recentemente pubblicato un libro dall’eloquente titolo “Viva Israele. Dall'ideologia della morte alla civiltà della vita: la mia storia”. In esso Allam esprime una tesi di fondo in cui i musulmani moderati d’Italia non possono non riconoscersi appieno: quella secondo cui chi per un musulmano realmente moderato non può fare a meno di stare dalla parte d’Israele, senza se e senza ma, perché la lotta quotidiana d’Israele contro il terrorismo integralista è la nostra stessa lotta, perché chi milita contro Israele allo stesso tempo milita per l’imbarbarimento e la chiusura degli spazi di democrazia nel mondo islamico e perché chi vuole far scomparire Israele dalle carte geografiche intende allo stesso tempo cancellare l’esistenza dei musulmani liberali e consapevoli che hanno il coraggio di resistere all’avanzata dell’integralismo wahhabita. Che l’opzione filo-israeliana rappresenti una imprescindibile cartina di tornasole per distinguere i musulmani autenticamente moderati da quelli che si fingono tali è una tesi che l’Istituto culturale della comunità islamica italiana proclama in Italia e all’estero da oltre dieci anni, e non possiamo che rallegrarci del fatto che – dopo l’11 settembre – Allam l’abbia accolta senza riserve e diffusa fra molti nostri correligionari.

Se una vasta parte dell’opinione pubblica ha accolto con favore il libro di Allam, era da attendersi che esso destasse le ire delle organizzazioni estremiste ideologicamente fiancheggiatrici del terrorismo (Ucoii), degli antisemiti dichiarati d’estrema destra e d’estrema sinistra, nonché di tutti coloro che nei confronti d’Israele nutrono i pregiudizi più beceri. Nel libro però, Allam non si limita soltanto a denunciare il pericolo rappresentato dalla filiale italiana dell’organizzazione filo-terroristica dei “fratelli musulmani”, ma pone criticamente in risalto il ruolo deleterio svolto da quegli orientalisti di medio e piccolo calibro che perorano la causa dei “fratelli musulmani”, ed anzi sostengono che essi (pur senza rinunciare al terrorismo) si starebbero in qualche modo “aprendo alla democrazia”, e quindi andrebbero addirittura aiutati a radicarsi in seno alla società italiana col complice sostegno delle Istituzioni. Fra i fautori di questa tesi alquanto singolare, Allam ne cita in particolare due, cioè Paolo Branca e Massimo Campanini.
Circa quest’ultimo scrive: “Il caso del professor Campanini non è l’unico. L’Università italiana pullula di professori cresciuti all’ombra delle moschee dell’Ucoii, simpatizzanti coi Fratelli Musulmani, inconsapevolmente o irresponsabilmente collusi con la loro ideologia di morte". Se Campanini ha annunciato la sua intenzione di querelare Allam… per aver fornito una sintesi calzante ed accurata delle sue posizioni, Branca ha fatto di peggio.

Invece di controbattere le accuse, ha firmato una incredibile petizione contro il libro di Allam, cui ha aderito un centinaio di coloro che – paradossalmente – ritengono che dire “Viva Israele” rappresenti “un preoccupante imbarbarimento dell’informazione”.
Invece di criticare le tesi espresse da Allam nel libro, i firmatari sono ricorsi ad una sorta di “fatwa laica”, ad una scomunica collettiva mirante a fare “terra bruciata” attorno all’autore. La petizione non contiene infatti repliche o confutazioni ragionate, ma solo un attacco mirato alla persona dell’Autore. A ragione Pierluigi Battista parla in proposito di un atteggiamento “che ha il sapore dell’intimazione al silenzio, o comunque di un trattamento speciale che genera allarme sociale attorno a un libro e un effetto di intimidazione su un autore e sul suo editore chiamati, per così dire, a una maggiore prudenza nel futuro.”

Non stupisce pertanto, di trovare – nell’elenco dei firmatari del documento-anatema – le firme di esponenti dell’integralismo cattolico filo-comunista e pregiudizievolmente anti-israeliano, a fianco di quelle del leader della sezione giovanile dell’Ucoii, Khaled Chaouki, del ceramista italo-afgano Gabriele Mandel, noto per le sue dissacranti parodie del Sufismo e anche lui aderente all’Ucoii, o del vetero-comunista Angelo D'Orsi, che oltre al libro di Allam vorrebbe mandare “al rogo” anche quelli di Giampaolo Pansa.
Di fronte a simile triviale tentativo di “messa al bando” di un giornalista e di uno scrittore, i musulmani moderati non possono che ribadire la loro solidarietà con Magdi Allam, e dirgli “Siamo ancora una volta con te, al tuo fianco nel denunciare le organizzazioni integraliste, e al tuo fianco nel dire – per l’ennesima volta – Viva Israele!, e per dirlo proprio a coloro che non vogliono sentirlo.”
[b]*Segretario, Assemblea Musulmana d’Italia
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